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Quelli che bevono bevande colorate
fuori dai bar,
non guardano chi passa per la strada
e fanno crocchio e sorridono fra loro.
Quelle che erano ragazze
e si guardano in giro eccitate dalla folla
con l'occhio- radar imparato in discoteca,
si riempiono lo stomaco
di musica
e aspettano ancora di diventare grandi. (Amara)
Quelli che vanno per musei
ed hanno passi lenti
e l’aria un poco assorta e sguardi assenti.
Quelli che sono qui per sbaglio
e galleggiano persi nella folla
e vanno alla deriva.
Quelli che hanno l’aria di aver fretta
e attraversano la ressa contromano
con il blutut infilato nell’orecchio,
parlano con gesti concitati e a voce alta
ma parlano da soli,
ti fissano negli occhi
ma non ti stan guardando.
Quelli che di solito incontri nei parcheggi
dei supermarket di periferia
a spingere carrelli quasi vuoti.
Quelli che si vestono da sera
solo per visitare il ridotto del teatro.
Quelli che vanno ai margini del fiume
e raramente incrociano gli sguardi
(gli stessi che vedi al cinema da soli
e leggono in attesa che sia buio
oppure si studiano le dita).
Quelli che non sanno dove andare
con l’indolenza che marchia il loro passo.
Quelli che chiedono permesso
e vogliono passare in prima fila
al concerto che si tiene nella piazza.
Quelli che hanno l’aria afflitta
come di chi ha le scarpe troppo strette
e sogna le pantofole e il divano.
Quelli che guardano le code
e chiedono che cosa c’è di bello.
Quelli che sono qui per esser qui
e quelli che sono qui, ma sono altrove. |  | 
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«Poesia incompiuta.
Accetto, fra i commenti, i contributi dei lettori. E delle lettrici, ovviamente (mi piacerebbe alternare a "Quelli che" una bella sfilza di "Quelle che...").» |
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