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Quando l’animo invaso da timori
e dubbi spezzommi quale fuscello
il corpo in due non odi, non rancori,
nulla tenevo e nessuno fardello
poiché la volontà s’era dissolta
e latitante, qual fuggiasco ai boschi,
iva veloce in cupa nebbia avvolta
pensieri abbandonando buoni e loschi.
Ruotano torno i conosciuti affetti,
d’ognuno vidi profonda amarezza
impressa a volto qual medaglia ai petti
per repente paterna debolezza.
Mi scossi allora e superai l’umana
incertezza rizzando corpo, anima
svegliando, con piglio fermo e buona
rinata lena, mi fui qual ero prima.
Di ciascuno cogliendo ogni bisogno
di giorno in giorno mi fui molto attento
tanto che a me quel fare parve sogno
giacché lo pensier mio non fu più spento.
Quanto saliente fosse star me bene
capii ch’altrui sminuivano le pene
e la tristezza che copriva i volti
sciolta fu sumendo lieti risvolti. | 
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