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Ho riconosciuto subito la vita
mia, quando portava a passeggio il cane
suo. Questa piscina sta tra le dita:
divien quel mare chiuso.
Ho riconosciuto all'istante sane
ansie assalirmi e prendermi intorno:
coll'aria nel sangue le menti piane
s'annebbian nel confuso.
L'ape insistente sbatte contro il giorno
aperto, ma il vetro tien viva la doglia
di lacrime lente dell'esser adorno
dietro il sale schiuso.
Né terra tremante lascia parlar foglia
cadente: ma fiato ansimante cela
lo sforzo stirato, scuotente la voglia
soffocata ch'accuso.
E il cuore stretto vide oltre la siepe:
"Sei l'unica calma che mi fa paura".
Non direste mai che in un presepe
v'è vita fuor dall'uso.
Fiutati stupori e mal fioritura:
piena è la stele di polveri d'oro:
di dolci carezze cariche le mura:
la pioggia e il sole escluso.
Fantastico sogno, nevrotico dolo,
molteplici canti e colpe in eterno:
pagate, tornate, stipate in volo:
ormai è diga in disuso!
Fratello amato in grembo paterno,
non morirò mai per gli altri freddi!
Determinato, ora diventa re il perno
di mancanze illuso.
Ma su te tremendo, cedendo, non caddi;
e presto ancora: mai fino alla fine:
respirar a valle niun può più dei matti...
E vendone amor sfuso! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Questa poesia non ha titolo. Generalmente la indico col numero nove, in successione con altre. Credo sia la poesia a cui più tengo. Completa trasformazione, uscita dall'infanzia, immagini di idoli e di figure simboliche. Libera interpretazione.
METRICA: Nove strofe che chiamo "scrigni", cioè unione di tre versi doppi senari con chiusura in settenario. Il settenario è sempre in rima con gli altri. I doppi senari sono in rima A B A. Il doppio senario centrale diventa consonante, assonante o in rima con i doppi senari dello scrigno successivo.» |
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