Sono quel soldato
dal volto indefinibile
partito ormai
da troppo tempo
fra abbracci d'amore
inni patriottici
e distillati di morale.

Sono quel soldato
che saluta dalla nave

che divora giorni
in mari sconosciuti

che scrive lettere
in terre violentate
dal fuoco dei cannoni.

Sono quel soldato
che spara nella notte
senza poter vedere
il volto di un altro uomo
con la stessa paura

che raccoglie brandelli
di carne di un amico
che ancora prega

che piange nel buio
per i volti sciolti
dei bambini che bruciano
nel fuoco ed il nero fumo
di una bomba

che non dorme più
scoprendo che i missili
non sono poi
così intelligenti

scoprendo che gli innocenti
hanno pagato con la vita
il suo denaro di guerra

che l'odore del sangue
non passa con il vento
ma resta per sempre

e che è lui a portare il peso
delle sorridenti
strette di mano.

Sono quel soldato
senza volto
dagli occhi grigi

che ha visto
l'indescrivibile
assaggiando il dolore

lasciato sciamare
l'umanità dal cuore
per uccidere
senza dover pensare

che giace sotto il cielo
di truci dubbi
ed un solo comando

che cammina senza meta
in un grande cimitero
di tombe senza nome

che urla nel silenzio
domande inascoltate
consumandosi lentamente.

Sono quell'uomo
tornato in una casa

fra bare imbandierate
e parole senza senso
vestite a festa
da lacrime d'ipocrisia
senza più innocenza.

Un uomo
a cui cui manca l'aria
dagli occhi invecchiati
nella stanza buia

che fissa quella mani
armate ed insanguinate

dall'avidità

dall'indifferenza

dal potere

dalla follia

dalla morte.