Nel vizio delle palpebre
c'è l'ansia del giorno battuto
fra nebbie perenni
che penetrano sotto le lenzuola
come una succulenta lingua
cercando forme voluttuose.

Poi cessa il mormorio
all'infrangere di marmi
troppo pesanti e freddi
silenzio dall'alto
eco fra le nubi corrotte
e l'impronta si fa ardua
scivolando in fanghi indegni
di orfane carezze serali.

Ed il senno logoro ed abusato
torna dal lungo vagabondare
fra fauci di antiche miserie
e solo esitanti parvenze
ne decretano l'aspra vittoria!

Come vedi, dolce amica
peregrinare fra le irte siepi
di un lucido delirio notturno
è luce soave ed insonne
che accomuna le nostre anime.