Perdonami

per ogni volta che mi sono negato
perché nelle sabbie della mente
l'inestinguibile vuoto
ha tagliato senza pietà
i fiori del nostro giardino.

Non è stato il tremore
e neppure scontata pigrizia

ma solo paura, di un folle amore

della ragnatela di emozioni
dell'insidiosa armonia
che non ti ho mai concesso.

L'ho sempre tenuta in serbo
discosta alla luce del sole
che maligno, ne faceva vanto
alla scintilla di vita
e ho camminato a sguardo basso
nell'oscurità del dubbio
maschere di un gioco crudele
visi senza espressione
dall'immobile bellezza
dall'impossibile sorriso.

Quante parole inutili
gelidi assensi
come torrenti invernali
ci hanno separato.

Poi la vita è esplosa
ci siamo ridestati fissando
quel defunto ricordo
dal silenzioso lamento
intessuto d'eterno
nelle notti di passione
scivolate via, come nebbia
disperse dal vento come felicità.

Nel cuore la solitudine
nelle mani, inquieti rimorsi.