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C'era una volta un Re
un po' furbo
e un po' cretino,
aveva mille anni
ma in fondo era un bambino,
aveva tante terre,
castelli, casolari,
aveva cieli e monti
e monti e cieli e mari.
Aveva cento donne
ed una donna in sposa
con tanti tacchi a spillo
ed un vestito rosa,
aveva tanti sudditi,
l'esercito valente,
aveva proprio tutto
ma non aveva niente.
Lui non aveva un figlio
perciò era tanto triste
perché se non hai un figlio
il mondo non esiste.
Così il Re invecchiava,
gli si rugava il viso
in quel mondo d'incanto
ma senza mai un sorriso.
Così salì una sera
sulla Torre Antica
e a un certo punto disse:
"Madonna che fatica?...
dopo che nella vita
le cose vanno storte,
diventa complicato
anche darsi la morte".
Così ruppe in un pianto
di pena e di dolore,
si rotolò per terra,
gridò per ore ed ore.
Il Popolo di sotto,
preso dai propri guai,
pregava: "Maestà,
e qui 'n se dorme mai...
prendetevi un calmante,
fatevi un giretto,
ma per favore, sire,
fatece 'na' a letto!"
Il Re si fermò un attimo,
sentendo 'sti lamenti,
così si domandò:
"E questi so' scontenti?...
Se non hanno a cuore
la mia disperazione
può darsi c'hanno torto,
ma io, ce l'ho ragione!...
Ascolta bene popolo,
perché non provi pena
per quanto soffre il Re
che tanto s'avvelena!..."
"Maestà, il dolore
il Popolo lo scorda
perché ne verrà un altro
che poi je lo ricorda.
Tu hai presente le onde
che muovono dal mare
e il vento le frantuma
come e quando je pare!...
Noi semo come rivoli
sbattuti addosso ar molo:
e chi cjà mai sperato
in un dolore solo?..."
C'era una volta un Re
ch'avvolto nel suo manto
piangeva esattamente
come chi ha sempre pianto.
Il freddo ch'avanzava
gli piagava il cuore,
quando si è troppo soli,
dentro un po' si muore.
Ma dal silenzio amaro
che la notte produce,
come per incanto
si sollevò una luce
e la più bella Stella
che stava nel creato
si posò sul capo
del Re addolorato.
Disse: "Ti darò un figlio
ma in cambio voglio un pegno,
tu sarai mio suddito
ed io avrò il tuo regno".
Il Re accettò il patto,
lasciò scettro e corona
e da quel giorno fu
soltanto una persona.
Capì che il pane è caro
che costa assai fatica,
c'ha sette croste dure
e il peggio è la mollica.
Per amor del figlio
spesso chinò la testa
ma raramente il caso
premia le grandi gesta.
Il figlio lamentava:
"Guarda che padre indegno,
perché m'hai messo al mondo
se manco mi dai un regno!..."
Un Stellina opaca,
visto il figlio scontento,
gli diede un calcio al culo
e lo mandò nel vento. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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bella, divertente mi è piaciuta... da una lezione (emiliapoesie39)
di vita... (emiliapoesie39)
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