Nuda ormai è la terra
divenuta superficie impoverita
non v'è germoglio
più che ancor vi sboccia
E' crosta in cui non mi riconosco più
tutto è come specchio appannato
che non riflette traccia
di una logica coscienza
Di guardar questo mondo alla deriva
sono stanchi gli occhi
e più non vorrei sentire l'urlo del vento
che scomposto urta le case
Non vorrei trovare lacrime di pioggia
aggrappate ai bordi d'un torrente in piena
vorrei solo strappare queste pagine
al tempo e alla memoria
e di primavere odorose e d'innocenti sorrisi
cibarmi
restituendo l'incanto sereno di un sole al tramonto
nell'arco di un respiro
Tra le scorie d'un passato
riprendo gl'antichi colori
ritrovando le genti e le case
piene di stenti ma felici e contenti
del nulla che stringevan tra le mani
Ed è perpetuo assordante
il battito
che pulsa dentro al petto
e inseguendo un futuro da rinnovare
mi chiedo
a che servano frammenti di cristallo
se troppi occhi
restano chiusi sul mondo
A che servano le tasche piene
e l'oro colato alle pareti
se poi le mani non si riempion più di gioia da donare
Troppo l'indifferenza ha impregnato i cuori
e non v'è genere umano che veda oltre
l'orma dei propri passi sulla sabbia
Troppa è la baldanza d'accorrere alla spiaggia
per salvare il naufrago nel mare in tempesta
ma poi in realtà nessuno più
si chiede perché
l'onda faccia rumore
infrangendosi sull'appuntite rocce...