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Questa è una poesia erotica: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerla.
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Avevi un corpo a nido d'anima,
un alveare di raccolta;
industriavano i pensieri un miele denso
sul giglio alto della coscia,
aperto al golfo delle labbra,
al sapore di talune bucce
amare. Il succo novello di quell'uva
portava il sigillo delle tue ginocchia
allo scoperto stame del mio fiore.
Quindi ti visitai
col passo delle processioni. Interno alla navata dei tuoi seni
il cuore stava cupo: nemmeno un cenno di respiro,
quasi un traguardo l'iride
- come in ogni sguardo basso - si presenta al dolore:
così ti nacque la partenza.
Non chiederei, ora, del tuo sesso un chi
perché poi si potrebbe della fiamma un come,
all'ombra vaga della sera
- quest'annottare sobrio
in cui m'attardo al canto -
e un dove e un quando,
ma quasi in lei, mi cedo sparso al davanzale:
come un firmamento mal raccolto in ogni vetro
o quell'incauto sciame di risposte. | 
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