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«Questa poesia è anche ironica, mi preme sottolinearlo. Come "ironica" è anche l'immagine (anche se molto cruda) in relazione al titolo della poesia: è una fotografia scattata dal fotografo indiano Raghu Rai dopo il disastro di Bhopal nel 1984 dove circa 15000 persone morirono a causa di una nube tossica. A chi mi dice che potrebbe urtare la sensibilità di qualche bambino che la vedesse, beh... questa è la vita, e, cari bambini, non ne dovete avere paura perché sarete voi i primi, una volta cresciuti, a generare violenza e morte, semplicemente perché farete parte di un sistema sbagliato.» |
Inserita il 15/01/2011 |
| Ho scritto lettere per ogni
bambino che nasce in questo
mondo violento firmate col
sangue dei nostri bisnonni
che ora forse riposano in pace
sotto lastre fredde di marmo
pesante come una vita nuova
che sboccia come un fiore
nel caldo deserto i suoi petali
seccati lentamente dal sole;
non abbiate paura bambini
la vita è bella e incantevole
come la vostra mamma che
piange di gioia appena sul
suo grembo posate le vostre
docili mani innocenti non
ancora sporcate da niente
e nessuno vi impedisca
di amare la vita che esplode
una bomba la guerra l'odio
di gente che spara e non pensa,
ma non abbiate paura bambini
perché sarete proprio voi
a sparare per primi senza pensare
perché al mondo pensare
è proibito lo dice la televisione
accesa in salotto con il papà disteso
sul freddo divano in pantofole
lo ucciderete in silenzio con
i vostri sorrisi glaciali ma
non abbiate paura bambini
ho scritto lettere anche per
ogni vecchio che muore. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Mi rendo conto che l'immagine che ho scelto è davvero cruda. Come anche la poesia dopotutto. E' una provocazione, una sottile ironia. Come anche il titolo. In questo mondo oramai, non ci resta che l'ironia per sdrammatizzare.» |
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