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♦ Michelangelo Cervellera | |
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| Libertà, libertà.
Sai cosa vuol dire
Essere liberi?
Soffocare ogni egoismo,
non pretendere
nulla in cambio.
E dirlo dolcemente
Tra la musica che scorre,
scriverlo delicatamente
in una poesia che ti soccorre.
E quella natura lontana,
andiamo, voglio vederla vicina,
vieni con me, amica
d'un tempo lontano,
vieni con me
dopo che l'abbiamo sognato
questo volo spontaneo.
Liberiamoci dall'interesse,
diveniamo più leggeri,
getto spontaneo
questo volo naturale
che ci libera dalle catene,
estate dopo la neve.
È un attimo liberatorio,
nella sua finitezza
scopriamo la vita, la sua ebbrezza,
leggeri nella brezza.
Bambini che torniamo,
senza costrizioni
che ci incatenano,
senza prevenzioni
che ci limitano.
Ma ecco, ricompare il giorno...
Passeggiando piano,
parlando sotto voce,
guardando altrove,
ascoltando la natura
prima di una fine.
E tu che fai? Che pensi?
Il tuo istinto non lo senti
In un mare di sensi
Che ci riportano indietro?
Quante domande senza risposta
Nella fede dalla tradizione imposta,
voler fuggire,
la vita è in sogno,
per non morire
prima che venga il giorno.
E pregare, implorare
Nelle notti scure,
dove simboli antichi
hanno ancora un significato.
Ma tra mani insicure,
in occhi piangenti,
cosa vuoi trovare,
ancora qualcosa d'amare?
È ancora solo in sogno
Che ricomincia la vita,
che nel quotidiano
pareva ormai smarrita.
È ancora nelle notti solitarie
Che rivivi emozioni sopite,
senza nessuno
che possa farle svanire.
L'immensità,
quei bruschi paesaggi
come al cielo appesi,
come tra le nuvole sospesi,
e noi qua
che non rinunciamo
alla vita
per poterli toccare,
anche solo sfiorare,
un giorno, una notte,
un attimo,
scemando dalle emozioni
ormai morte.
E a volo d'uccello
Torniamo indietro nel tempo,
senza sapere
il perché delle cose,
il perché dover morire
un giorno lontani,
un giorno insieme.
E voler credere
A questo tempo, amore,
il bello della vita
in un tramonto marino,
quel tuo viso così vicino...
dove vuoi andare?
Dove vuoi guardare?
Essere liberi
Donandoci al vento,
il mio pianto infantile
che sa di quel vivere
che molti hanno perso.
Il moto delle onde
Del mare che tante volte
Ho scritto,
che tante volte ho sognato
di superare
in un lungo viaggio,
oltre l'orizzonte
dei miei desideri.
È la che c'è
Quella libertà assoluta,
quel tempo che
non ha il coraggio
di lasciarci indietro,
in mezzo a ricordi
e rimpianti.
E noi che ci svegliamo
Con il sole d'un'alba
Che viene dal passato,
che ci meravigliamo
ancora del volo di angeli
nei nostri sogni,
dove anche noi mettiamo
quelle ali cercate invano
nei nostri giorni,
diventando solo immagini
senza condizioni che
le imprigionano,
eliminando lo spazio- tempo;
una leggerezza che ora sento,
abolendo la distanza
tra le anime...
"La sua voce era come lo scroscio
Di acque abbondanti,
il suo aspetto uguagliava il fulgore del sole
in pieno meriggio".
E un volo sicuro fino al mare
Che fa vivere in un sogno
La speranza d'amore
Che ho nel mio cuore.
E il suono della tua voce
Scioglieva il silenzio
Di me immerso nei ricordi...
Allora tornò a risplendere il sole. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«L'uomo oscilla in una insicurezza che non è paura, timore, terrore, ma spaesamento, che innalza l'essere umano a creatura non indissolubilmente ancorata alla terra. Nello scrivere queste poesie sono stato ispirato molto dalla lettura delle opere di Nietzsche.» |
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