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Poesia sul tema Solitudine di un lago
Solo in fondo al lago e tutt’intorno siede
la geografia del forse, si nutre ma non sente
il cambio di stagione e neanche un affluente
Sull’acque limacciose gorgheggiano tranquille
poiane e gallinelle, con le loro squille
ancheggian disinvolte scivolando sulle onde
Il lago è circoscritto, come un uovo fritto,
ma non v’è ragione al mondo d’esplorarne il fondo
a volte si consuma, poi pioggia cade a scroscio
Chi vive nei suoi pressi, conosce le sue rive
ma lungi dalle sponde non vede mai il fondo
inquieto lo attraversa, ché un brivido sottile
Talvolta lo attanaglia, ma il lago lo conosce
e par che se la rida, sornione come un orso, e muto
manda i segni, dal profondo, dei suoi silenzi e de’ misteri |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Il lago, perlopiù rotondo, di cui non si vede il fondo, è una metafora dell’incognito, di ciò che è sconosciuto e per questo ci fa paura e al tempo stesso ci incuriosisce, ma è anche una metafora del nostro inconscio, che vorremmo svelare, vorremmo "attraversare" per capire meglio noi stessi, ma solo una parte arriva alla superficie, a livello del conscio. Infine il lago simboleggia il grembo materno, anch’esso oscuro e sconosciuto, ma accogliente, questa volta, che ci protegge da tutti i pericoli esterni. La poesia tenta di indagare il rapporto, il lago, tra l’uomo e l’inconscio.» |
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