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Poesia pubblicata nello speciale 'Festa delle Donne 2011'
Oggi che dell'8
me rimembra il core
mi sovvien d'istinto
parlar dell'essere
diverso e femminino,
non pari a genitali alla
di mia persona.
Vorrei foss'oggi festa
per ricordare i dati e
fondamento, perch'ella
"Donna"
possa a dismisura
venir chiamata:
fonte, e
che leva arsura,
mio pasto,
nutrimento,
linfa mia vitale, che
senza di quella
sarà l'uomo smarrito
perso in quelle plaghe
stagne e buie, a
stentar la vita, e
condurn'essa, a
giusto compimento a soglia.
M'oggi son triste
non posso festeggiar
come una volta,
non più con delicato
verbo mio, com'era d' uso.
S'affonda essa e
sparge a macchia d'olio
sua figura
come fosse bene a consumare,
come fosse sempre pronta all'uso
a regalar favori a chicchessia, e
a dir quanto d'illecito fa lecito
perché tutti lo fanno e con profitto
e basta di poi un po'
d'acqua calda e netta
per metter tutto a ripostar
nella decenza retta.
Per questo vien in
moto mia tristezza,
non più considerarla
"Donna"
a suon di fior e baci e
accondiscender all'amore suo,
ma l'invito
d' esser io stesso complice al moderno,
far fronte a lei e
a quelle sue bisogna.
La sua modernità mi fa già vecchio.
Ma non m'arrendo
spero ancor in lei
"Donna"
spero sì in nuovi cambiamenti
che possa diventar
ancor più "Donna"
che possa ancora darmi
delicati baci
simili a quelli
d'una compagna amante, o
di mia mamma:
che porti sempre me
stretto al suo cuore,
ch'ebbro me faccia
quand'io la guardo
come guardassi
e la luna e il sole. |
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