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Le 7859 poesie in esclusiva dell'argomento "Sociale"
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| Quando cala la notte
e le stelle entrano in gioco,
luci vicine e lontane
trapuntano il blu notturno
d’argentati pensieri.
Colori accendono trìpode di pace
e telamone in cammino,
mentre, l’aere sventola al mondo
sguardi di popoli solcati
da
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Siamo migranti, anime che brulicano
sotto lo stesso cielo, spinti dal vento
sradicati da una vita emozionale
quando si semina dolore.
Popoli dalle albe incerte
convulsi, dentro una vita
che non ci appartiene
siamo spiriti che non disdegnano
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La musica delle foglie gialle
non fa rumore quando piove
non accarezza il suolo, cade.
Cade senza tonfi, nel fango
nel tanfo di un letto senza piume
sulla terra melmosa
dove i tacchi affondano,
sul tetto esiguo di un ombrello,
le gocce appese
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Colonne di solitudini che viaggiano nelle scarpe rotte di fatica
storie di volti tormentati del pianto di un dolore antico
numeri e numeri di perduta umanità che affondano nella sabbia assolata della tragedia
sudario quotidiano di parole salate dal
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ho un rospo- invettiva
mi sta lì
lo raccolgo in un foglio
intanto lascio gridino le pietre
per la bellezza deturpata e
il suo esse- o-esse
per i figli del progresso dio- boomerang
dai chiusi orizzonti e una vita
di passi perduti
per l’uomo e
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Sono pezzi di cristallo questi pensieri
frammentati ricordi di un tempo passato
dove uomini decisero che per anime diverse
era il momento di soffrire e morire...
Distrussero vetrine e luoghi di culto
così, senza nessun sussulto del cuore
il tutto
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Tre volte salve a te o novo nero!
Quidquid delira re son novi rei
nella suburramega
L’incendio riverbevole di già rutilanti mappe, pergamene combuste sgorgono nei planimetrati
Ordunque sia gran persecutorio, ordunque sue passioni edittoriali:
E’
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segni indecifrabili
lasciano lungo il percorso
come orme sulla sabbia
è stato un miraggio
la terra promessa
negli occhi pezzi di cielo
a dire
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Esprimono un trattenuto dolore
quei rassegnati volti,
quei loro occhi ancora non spenti
che perforano la notte.
Uomini
forse inconsapevolmente caduti
cui non viene concesso di rialzarsi.
Nel rientro di due mura,
accanto a queste colonne che,
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Ite ite ite a Rafael, l’angelo con l’ali di zucchero filato celeste e bianco,
d’oro rilucente (cui è magnanimitade sperata dalle torme vincenti:
si riversa e sgombrella in dendi e dendi festinaiuoli d’esotiche libaggioni
e divi e divi e terre: l’ala
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| Sfiduciata esplorazione
declina cittadinanza umana,
l’accoglienza pendula
all’apparenza scaltra.
Panneggiano esistenze
in involucro sistematico.
Tutto o niente
nel viaggio disperato.
Compassione per pudore
appanna la timida vista
ma del
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| Pianto di dolore s’innalza dal mare,
onda di pensieri affoga nel turbinio
di vento e tempesta,
si dilegua nel silenzio l’azzurro infinito,
mentre acque lambiscono
caduche ombre.
Barche d’anime fanno anse,
inarcate attraversano il tranquillo
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| stato d’ incantesimo
inventarsi un cielo
delirio che
sanguina luce
l’ anima travestita
a farsi
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Sussurra ancora il soffio mattutino
una carezza di brina su un fiore dell’ultimo prato
l’odor di naftalina nei cassetti insieme ai fiori secchi
fotografia in bianco e nero.
Valica al galoppo più veloce della luce la tecnologia
cemento armato e
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Veneremus veneremus veneremus quadrica capa d’asino
Scatolone compendio e principe di mali novelli
Un himnus alla terza un himnus alla sesta uno alla nona
Può un povero cristiano essere chiromante pecuniario?
Può un povero cristiano essere
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non è che fumo
il tuo riflettere se
al tuo (d) io t’ inchini
l’interpellarti cade nel vuoto
come un assordare di
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Barcone vacilla ubriaco d’amore
quel sentire che ognuno
vorrebbe trovare in ogni dove
non esistono compromessi
ma solo verità
lasciate in balìa dell’onda
calici di spumante si alternano
edificando scie di speranza
sino là dove l’occhio
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Lasci lacrime
sul suolo che ti ha visto nascere
parti con gli occhi verso il cielo
a scrutare l’infinito che non conosci
con la paura ed il coraggio di affrontare il viaggio.
Benvenuto nell’Italia dei poeti dei Santi e dei navigatori!
tra
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anse d’ ombre
notte bevuta sudata notte
un grumo di sangue la parola
nel bailamme l’anima dissolta
sogno
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Viva viva viva bisplusbuonevole magnofrata!
Tu potenzevole verevole paxevole totamente infra umanati!
O sluce insorgato babominevolmente!
O archepensevole spanciasentire sforlaniato!
O summevole ocolinghevole velocitevole nerobianco!
Donni e uomi
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Con mani sporche, la miseria in volto
compongo divino orizzonte
miraggio incandescente
ultimo baluardo di salvezza.
Eppure sfiorando nella memoria
di un’inquietudine profonda,
un dubbio m’acceca ...
no, migrar nell’oltre non
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Un cespuglio
sulla più alta vetta del monte
qualunque cosa voi siate
scendete giù velocemente
vincente o perdente
sulla spoglia di un uomo
vi fermerete a riflettere
scoprirete un disegno
su una traccia già predestinata
la chiamerete
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Disgregata e lacerata la chiave all’architrave degli alfabeti cosmo radianti stracciò scombinandole pesò permutando in desertiche leggi d’assenza i tratti bianchi della colpa trasmutante nel tempo dei corpi neri di cooperazioni sepolcrali di dieci
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| Chiamò le sue due parti e furono tre contrazioni per un solo budello
Comunicò restando sempre fermo il suo potere nascosto nello scindersi del guscio dei vermi nostrani
Nella coerenza ondulatoria dei fotoni satanici sprisse marchi ad involucri grassosi
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| Duro è il mio viaggio e ciò che sto vivendo
migrante entro i confini di questa apocalisse.
Scruto i miei occhi in un resto di specchio
e me stesso piango.
Vedo mia madre
mi guarda con gli occhi dell’amore
ed io contraccambio la stessa
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| dov’è l’altro?
l’altro è scomparso
scomparso o morto
e solo l’Io campeggia
da padrone del mondo
ma l’entità assoluta
non fa relazioni
non si lega all’altro
ma si oppone e contrappone
solo a se stesso
in eterna solitudine
(pertanto la
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| eur eca eur eca!
L’abbiamo trovata. Uot is?
Ma la mer mellata
La schiacciata di noci mixiata di galli e zigomi idiomi cerulei e bianchi taurocaudati
E stoppaticci cariati dandy at venendy atque lùk vittoriaque
Cantando o sole vai grato col muso,
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La vita per la vita non si arrende
seguita dalle ombre del passato
giocando a guardie e ladri col già dato
a questo vento amaro che non rende.
La terra con la terra si difende
decisa ad affidarsi al tempo amato
lottando contro un sole
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Stendo le braccia nell’ultimo gioco...
L’ultimo gioco è stato quello dei “grandi”
sulla mia breve carne
sulla mia piccola vita
io non sarò mai grande
Non sentirò mai più
le risa di babbo inseguendo aquiloni,
e la mano di mia madre
pettinarmi
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nei cieli di Torino
promette pioggia livida luce
uno sguardo di sottecchi
al vicino di panchina
mentre leggo Kavafis
-le dà fastidio il fumo?-
al mio cenno spegne
garbato come ne trovi pochi
la metro e sei al centro
Porta Nuova la
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E’ stato già deciso che in futuro
le macchine saranno solamente
elettriche! Le fabbriche mondiali
si sono già adattate al cambiamento.
Sappiamo tutti, ormai, che la benzina
produce un velenoso inquinamento
che rende l’aria putrida, nociva
da
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7859 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 721 al n° 750.
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