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Le 1884 poesie in esclusiva dell'argomento "Satira"
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Col sonetto mi diverto ed è papale
dentro l’aia dei pensieri inseminati
dove il tempo fa a cazzotti con i dadi
ben deciso sopra il desco a rinnovare
la bellezza del potere universale
che coltivo caro amico coi conati
della voglia che mi innesca
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Questo amore messo in mostra in copertina
che si attacca mane e sera alla vetrina
sa di ferro arrugginito e varechina...
Questo amore più bugiardo di una iena
ride piange e ti diventa un’altalena
che sobbalza ad ogni istante e la regia
non mi
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Rosa d’uva mentafredda osso bruco
nasce e muore cambia e accende e non si arrende
ti nasconde cuore e mondo dentro un buco
col suo naso in basso a destra si distende
e di certo di intromettersi pretende
come il verme che se striscia va a
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Il tempo sa contare e cominciare
la notte se ne esce assieme al giorno
l’estate con l’inverno gira intorno
la vita se ne va a bighellonare.
Il sole si nasconde per giocare
la luna ha quattro stelle per contorno
l’andata gioca a carte col
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Nel gran bel paese dei furbetti
regnava un principe, calvo, nano e brutto
che parlava il linguaggio forbito dei versetti
e salutava gli ambasciatori con un rutto.
Amava circondarsi di giullari, faccendieri e puttane:
era convinto che in quel regno
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Io cerco dentro l’anima
gli afflati accidentati
in ogni mia parola
e non con freddi e miseri
lessemi infiocchettati
dai tuoi filosofemi
capricci da mercati.
Io cerco sai di accendere
più luci che lumini
volendo sventolare
con tono e voce
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Cadaveri in affanno sopra il banco
la mente in dentro flessa e un cuore stanco.
In mostra in bella mostra grande fiera
con sulla fronte l’arida maniera
del cuore rabberciato un casinista
e dato che si recita a soggetto
viene proposta orbata
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Pianti lacrime e lamenti
grida affanni nostalgie
sono tutte e solo mie
e son certo che le senti
sulla terra e in faccia al cielo
questo è in tutto il mio vangelo.
Lacrimucce e pianti a sbafo
te li sbatto in faccia al muso
li conservo e poi li
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Sapessi quante volte ho chiesto al mio domani
di cogliere la fine del dopo in parallelo
col tempo inventariato dai sogni più lontani
in questo gioco a due coperto dal tuo velo.
Sapessi come andare incontro al fantolino
col fuoco appena acceso nel
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Ti scrivo solamente poche cose
così come succede al buon mercato
con i prodotti in vista in bello stato
dove chi acquista cerca usate rose.
Parole senza dubbio decorose
appena pronunciate in un sol fiato
con tutto l’occorrente preparato
un
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Questa la scrivo con la penna a scatto
non sulla carta ma sul muro in bagno
mentre controllo il tempo dell’uscita
tra un piccolo singulto e il senso inverso
che vaga in un anfratto molto scuro
col peso degli affanni alquanto duro.
È solo un mero
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Fata Morgana strega per procura
scribacchia canta gioca e si diverte
il nero in bianco ghiaccio ti converte
e più ne sei invasato e più perdura
in quanto lei non ama la struttura
del verso che veleggia a braccia aperte
nei cieli delle anime più
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Meschino come un verme
col pannolino ancora sul culetto
per conservare tutto l’apparato
dal seme al suo pandoro al cioccolato
adatto a far da scudo al buon diletto.
Meschino come un verme
con questa bocca amara di saggina
così salata ricca ed
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L’ho visto l’ho veduto l’ho incontrato
il tuo pensiero povero orfanello
dipinto con l’inchiostro ormai scontato
dal verbo declinato col martello
dove che cresce e splende l’alberello
con le sue foglie rosse del tormento
capace di passare quel
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Era un poeta
di quelli con la carta carbonella
e decantava il cielo e qualche stella
il mare mamma nonna e la muffina
i quattro lati i sette re di Roma
la pietra nel frattempo entrata in coma
sopra la rocca antica del Parnaso
mettendo in piena luce
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Gracidula la gazza nel pollaio
il gufo si traveste da civetta
il gallo vende uova al lombricaio
il cane con l’agnello fa toletta.
Il corvo muffineggia nel pulciaio
convinto che la capra donzelletta
vuol mettere l’accento sul rosaio
col porco che
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 | Erano li capelli d’oro a l’aura sparsi
er giorno che ar fiume discenneva
e sì leggiadra oltre ‘a piana annava
dentro ar canneto a piedi scarzi.
Je vado retro, pur co’ passi scarsi
come fossi ‘n sogno, vedo che sciojeva
sverta li lacci a la veste e
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La donna è in tutto femmina
e ti stravolge l’attimo insolente
che ti diventa in un istante niente
quando coi nodi il seme scioglie e germina.
È femmina col verbo al femminile
e ti colora il tempo con la voce
di chi trasforma il mallo in una
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Lo sai? O non lo sai?
Cos’è che comunichi rumore
bistratti nell’orecchio blaterando ipotesi irrisolte,
lo sai, o non sai, non so niente.
Forse dovrei sapere e cosa dovrei sapere? Lo sai? O non lo sai?
Segnali di un orecchio che bisbiglia e
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Poeti come quelli che la sera
non sanno se la notte sa inventare
il canto e le lusinghe della musa
che scende dal suo monte e sale a tratti
con passi anacoluti
fin dentro un verso magico indecente
lubrico scioperante e assai lascivo
in questo porco
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E sono gli occhi a rivelarsi muti
in questo assurdo gioco di maniera
con l’acqua che si ferma alla barriera
e manda ai convitati i suoi saluti.
E gli occhi spenti vedono caduti
a tocchi i sogni nell’acquasantiera
dove il peccato muterà bandiera
e
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Versi d’amore a intavolare il niente
con arte e forza degne di un titano
per dare al mondo intero l’occorrente
che succhia goccia a goccia il transumano.
Versi d’ardore frutti di un profano
con semi ad ufo adatti a rinnovare
io te lo dico ed è
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Il gallo non sapeva strombazzare
giurando d’essere bravo sopra il melo
la volpe furbacchiava all’infinito
lungo il sentiero verde dell’imbroglio
il lupo col cappuccio in testa rosso
cotoneggiava il vento sul confine
all’orizzonte tinto di
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I giorni della merla vanno in giro
oppure sono chiusi dentro casa
a palpitare peggio di un vampiro
che il sangue in vena sbianca e lo travasa
nella tempesta in cielo ormai inevasa
tra il dire e il fare di un solerte inverno
credendo che la mente
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Accendi un fuoco un altro e un altro ancora
sopra l’altare della intumescenza
e a quanto pare non puoi farne senza
bruciando la tua fiamma come allora
non dentro il petto ma su un foglio bianco
con un lamento unico mai stanco.
Ti guardi intorno ma
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Me vojo immagginà la dipartita
quanno che tutti strilleranno tristi
“Che disgrazia! E pure questa se n’è ita!”
Un groppo fermo drento ar gargarozzo
ce sarà er fracasso, la confusione,
la gente trista appresso ar carozzone.
Drento a la chiesa ce
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E tento di coinvolgere il destino
ornato di accessori e pedigree
ma non riesco a ridere meschino
e me ne resto al chiuso tutto il dì
in questa stanza insieme all’abbiccì
e tanto per finire e cominciare
mi attendo con la mente sul così
per non
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 | Quando Eros ci dà sotto con gli strali
e coglie in fronte un Vate, non c’è niente
che gli schiarisce la mente, e una sorgente
sgorga da lui di cantici immortali.
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Sua moglie Lesbia, ispira tali
versi e appare a volte un’innocente
ragazza dal
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Meschino come un verme
col pannolino ancora sul culetto
per conservare tutto l’apparato
dal seme al suo pandoro al cioccolato
adatto a far da scudo al buon diletto.
Meschino come un verme
con questa bocca amara di saggina
così salata ricca ed
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 | ‘Na mattina pe ‘na via
der centro ‘n giovinotto
incrocia ‘n gobbo
e je va a toccà a gobba.
Ner mentre passa ‘na sorca da paura
cor vestitino trasparente,
tutt’ancheggiante...
Er giovinotto vista stà gnocca
lassa a gobba
e je tocca er
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Gira la ruota prilla il calendario
un altro giorno chiude i suoi battenti
ma tutti quanti i vati e i contendenti
sapranno offrire al vecchio tenutario
estremità raccolte nel bestiario
con tanti diavoletti rispondenti
capaci di mostrare a turno i
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1884 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
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