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Le 1931 poesie in esclusiva dell'argomento "Satira"
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Divini oppure eretici noi siamo l’afflizione
del cuore e della mente che miseri e ispirati
agiscono e scavallano nel cerchio dei malnati
per dare un senso autentico all’algida ragione
e questo andare oltre non oltre l’occasione
col verbo e le
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E ci sarà qualcuno a ricordare
a rammentare il nostro mal vissuto
il mostro che si lacera le carni
il niente con il poco posseduto.
E ci sarà una mano a ripulire
offrendo un volto nuovo al vecchio mondo
a questa disgraziata tua maniera
di aver
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La Luna, che impicciona è per natura,
e degli amanti è complice curiosa
e i passi loro guida in notte oscura,
al Sol con risatina dispettosa:
- Tu che sei grande oltre ogni misura
e luce spargi intorno assai copiosa,
permesso non t’accordan per
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Io ardo tutto intero amore mio
comme a cerino comme a micciariello
e brucio dentro e fuori ed è un flagello
incendio che si muta in scintillio
con tutta la valenza affastellio
ca pare ‘a quint’essenza ‘e nu varriello
amante intemerato di un
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 | E quanno sarà tempo
de salì ‘n Paradiso
ce verrò volentieri,
co stampato ‘nsorriso,
ve rincontrerò dentro
a quer
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 | D’in su ‘a tetta de la torre antica,
passera solitaria, ne ’a campagna
rimorchianno vai finché nun more er giorno
ed erra ‘a passione né ‘a tua valle.
’A tua cima de Venere d’intorno
brilla pe’ l’aria e pe’ li campi esurta,
sì ch’a mirarla
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Illuso deluso confuso
mi trovo a sbraitare nel cielo
copiando di netto il vangelo
con tono imperante in disuso
ben certo che il dubbio vaneggia
e queste mie membra saccheggia.
Frustrato scontento infelice
collego il mio cuore alla mente
col fare
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 | Quant’è bella giovinezza
sospirava ‘a mi’ zia...
Ah, tornasse quella via!
‘a farei co’ allegrezza.
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Nun so più ‘a stessa donna
ciò tre peli e quattro denti,
ringobbita de ‘na spanna
campo co’ pillole e lamenti,
che rimpianto li anni venti
co’
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Mille emozioni tutte a te donate
momenti di un percorso assai imperfetto
col legno dell’essenza del tuo letto
tra l’essere di pietra e le folate
di queste ore amare strampalate
selvaggiamente offerte al mio diletto
col seme ben celato dentro il
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Perfetta liscia limpida armoniosa
con le parole in luce in copertina
con la tua vena in parte dispettosa
a fare da gualdrappa la mattina
e dopo con pazienza acquitrinosa
controlli il verbo scritto e la sua rima
completamente viva e bellicosa
ti
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Sei la mia Circe l’avida regina
che ingordamente s’agita nel petto
amante impura neghittosa specie
che ti divora dentro e mi trasforma
nell’essere soggetto e predicato
a questo premarcato intendimento
che vomita sconcezze all’infinito
distese
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 | Dei tornado lì in America han distrutto
in ogni tempo e devastato,
certe volte pur con lutti...
e mi dispiace.
Di una casa turbinata, è risaputo
sollevata e riadagiata,
dal ciclon sol strapazzata,
però illesi gli inquilini fortunati!
E
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Nel mezzo del cammin del verso sfatto
io ti incontrai l’albero pennuto
col ramo torto angusto e insoddisfatto.
A dir qual era è un dubbio mai scaduto
esto tormento labile e condito
nel fiore della vita contenuto
e dato che la rima ha
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Ferite io ne avrò a cento a mille
cucite a una a una dal destino
col tre per due sopra il baldacchino
dei sette re di Roma e le pupille
si aprono e si chiudono scintille
per questa vita a pezzi in bianco lino
coi quattro gatti ai piedi del
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E certa gente non sa stare in pace
con il veleno appeso alla gonnella
con la sua bocca d’avida porcella
del niente messo in mostra sulla brace.
E certa gente ciarla e non si tace
col nero in abbondanza che martella
esperta della buona non
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Vorrei essere diavolo e cornuto
con quella faccia tosta mia infernale
col verso che starnazza Giovenale
e ficca un elefante in un imbuto.
Vorrei poterti dare un servo aiuto
con tutta quella forza esistenziale
che vibra tra le mani e a niuno
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La tieni pronta all’uso nel taschino
a friggere e a frignare puntualmente
ad ogni curva gonfia del suo niente
batrace come il fondo di un brodino.
E lo governi ad arte il bugiardino
coi suoi trascorsi astati artatamente
mentre che il cuore vuoto e
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 | Dolce lieve ultimo sonno,
quando ai campanelli intoni
alle sette al mattino
cominciando il cupo giro.
Già se tardo nel reagire,
tu più insisti...
Scendo presto, o va a distesa...
S’industria ogni tre mesi il messo attivo
a soddisfar
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Hai libertà di credere che il topo è un elefante
che l’acqua sale in alto tra i campi malaticci
che in questa vita misera stranita e sfavillante
il sole sbianca e sciopera tra i tuoi capelli ricci.
Hai libertà di credere che il verbo non ha
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Nascondo i miei colori
mi vesto di rose e fiori,
entro nelle case, rubo pensieri,
mi lustro...
Io sono stella lucente,
mi distinguo tra la gente.
Furfantello,
sono insofferente,
son geloso ma son galante,
ho un debole
sono
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Colesterolo alto la gastrite
trigliceridi a spasso nelle vene
col rosso scoppiettante d’etilene
e tanto per cambiare dermatite.
Una puntina d’ernia vulcanite
globuli rossi ricchi d’ogni bene
la pressione che intanto non si tiene
e giusto tra le
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Tutti aggrappati a un filo
ma non sappiamo dove
stupidi e frastornati burattini
che il vento si diverte ad agitare
coscienti ed incoscienti del domani
con il passato appeso all’inibire
e tu mi vuoi piatire
coi tanti passi persi ad ogni
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Io so che se sappiamo che Giuda è un compromesso
Pilato con le mani si attiva con due giga
per mettere sul rogo la fine di un processo
che lega capre e cavoli al netto della briga
e appena lo trasporta con sé sulla lettiga
lo spirito ribalta il
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Non pare tanto facile coprirsi col cappello
se pur semplicemente la storia poco dura
in questo gioco a due col bardo e il menestrello
costretti dalla sorte a un’altra fregatura.
Così come ti appare lo spirito tenace
si attacca a peli e pelle
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Ebbra la primavera
avanza barcollando in mezzo ai prati
col tono di chi un verso ha derubato
immersa in questo amplesso naturale
a far da guida al vento e al sole nuovo
che guarda attentamente da lassù
se il mondo è in tuta rossa oppure
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E c’è una stella nuova in questo cielo
rotta di pianto e atleta di bufere
amica e poi nemica del vangelo
amante delle solite chimere
con cenere e bestemmie come velo
con le sue labbra rosse ereditiere
di un tempo assai felice e risplendente
che
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Hai una bocca tanto vasta
che il Rio Grande è un fiumicello
e lì dentro che macello
trovi il meglio della casta
e il profumo la sovrasta
dolce aroma da sfracello
dove è certo che il cervello
coi neuroni non ti basta
e racconti fesserie
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Il Carnevale è pur tornato;
con tante maschere è arrivato.
Da una parte c’è Arlecchino
che col vestito birichino
dona gioia a ogni bambino.
Balanzone bolognese
gran dottore assai cortese
dispensa sue ricette
con sorrisi e piroette.
Il
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E la vecchiezza bussa intartarita
a questa porta e all’algida finestra
negli occhi stanchi tumida passione
con la saggezza di un inverno a spasso
convinto di volersi addormentare
tacitamente come meglio pare.
E il tempo andato passa in tutta
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L’amore è uno spettacolo
sudato e sudaticcio
per cui io non mi impiccio
in questo tabernacolo
in tutto consacrato
dal gusto del peccato
col sangue e con il vino
di un bacio carnicino.
L’amore entra in scena
col capro e col capriccio
alquanto
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 | Parlanno ‘ngiorno ‘nboccio ar pene,
je disse:
nun t’aricordi quanno
tutto ciannava bene?
Certo ch’assieme caro er mi’ fratello
’navemio fatte tante ner bordello,
ciavemio tanto d’ariccontacce
ma solo der passato,
ché tu, brutto mascarzone
da mò
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1931 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 181 al n° 210.
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