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Le 1884 poesie in esclusiva dell'argomento "Satira"
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Gira la ruota prilla il calendario
un altro giorno chiude i suoi battenti
ma tutti quanti i vati e i contendenti
sapranno offrire al vecchio tenutario
estremità raccolte nel bestiario
con tanti diavoletti rispondenti
capaci di mostrare a turno i
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Tu dillo al cielo
oppure al tuo avvocato
che il seme della vita è in comodato
e che si usa solo a primavera
col tordo che ti canta la sua sera.
Tu dillo al vento
oppure al tuo dottore
che il sale non dà senso a un grande amore
e che sia sciapo
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E il mio Natale crede ancora al cielo
alle promesse scritte in copertina
alla cometa sulla pettorina
alle parole alate del vangelo.
E il mio Natale crede ancora al verbo
al sacro giorno e all’anima divina
a tre re Magi a Erode e alla rovina
dei
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La guerra è un gioco onesto a quanto pare
di quelli che ti appunta le medaglie
condite dalle insipide battaglie
portate avanti e indietro... un bell’affare.
La guerra in ogni modo è la comare
che naviga nei cuori e tra le maglie
per falcidiare in
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Nello specchio non c’è niente che non possa già vedere
tanti volti assieme al mio mesti allegri e incelebrati
cento vite dolci e amare con i giorni ormai datati
dove il tempo passa in fretta non volendosi piacere.
Nello specchio bella mia ci stai tu
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 | Er primo giorno l’homo creò ‘a donna...
poi er serpente
che pe’ indurla a dalla
era morto convincente...
Sto’ serpente appena nato
se pappò er frutto proibito!
A la sera l’homo che già
ciaveva ‘n friccicore ar core
e pure ‘e corna prese ‘a
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Sembra una reggia grande quanto il mondo
con mura nude e mille e più veroni
con sottostanti enormi gonfaloni
grigi di ghiaccio e neri sullo sfondo.
Sede maestosa ma una cosa strana
è così vuota che di stanza in stanza
tu riconosci l’eco in
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Nemmeno un compromesso
la serpe ha da strisciare
cosciente del processo
concluso in fondo al mare
dove la Muffinetta
da tempo condannata
portata in tutta fretta
nell’utero è piantata.
Nemmeno un’occasione
di quelle prestampate
e senza una
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Estinto, esaurito, o solo stanco,
non so capir, ma pur non mi rassegno
e in disperato, solitario affanno
di suscitar imploro il suo ritorno.
E non esequie, ma funzion laicale
vorrei a far che vivo e vispo torni...
vorrei una veglia gaia in notte
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Gorgheggio come un triste passerotto
sul ramo dell’amore e della vita
la pena che mi avvolge ed è infinita
reclusa nel mio cuor di Lancillotto
amante di Ginevra e ormai stracotto
dalla bufera in petto incustodita
signora di promesse senza
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Fata Buriana strega per procura
scribacchia canta gioca e si diverte
il nero in bianco ghiaccio ti converte
e più ne sei invasato e più perdura
in quanto lei non ama la struttura
del verso che veleggia a braccia aperte
nei cieli delle anime
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Mi piaciarria infiocchettare il Cecco
scontrandomi col mesto fiorentino
coi verbi e col mio estro che casino
nel fare controcanto a quel suo stecco
capace di saggiare penna e becco
in un agone d’anime latino
col prence Marziale fattorino
che
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Settantacinque casi di follia
uno alla volta stesi ad asciugare
con l’ali aperte in fondo a questo mare
in cerca della sua dietrologia.
Settantacinque volte sulla via
in mezzo a tanti fino a scapitare
con tutta la passione a terminare
dove il
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Leggero come il canto di un sospiro
il cuore si diverte a ninnolare
coi tanti se e coi ma da presentare
alla fiera dell’ozio e del raggiro.
Con tutta la sua ardenza lo rigiro
per fargli qualche lato maturare
e non sapendo se meravigliare
combatto
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E canterò per te dall’a alla zeta
attento a non colpirti di traverso
bastardo col mio mondo ad ogni verso
col sole a far da palinsesto e meta
dolente maniacale e ribollito
e come è naturale è un frutto avaro
fa niente se il tuo caso è alquanto
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Son lacrime di marmo e di cartone
confezionate ad arte ogni mattina
col gatto che si perita leone
e scende alquanto brillo giù in cantina
togliendo al rosso d’uovo l’albumina
col suo rimuginare il verbo lesso
nel piatto della strofa concubina
che
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Dicevano di me di te di loro
le tristi panzanate dell’eccesso
così come si addice all’avvenire
secchiato dalla voglia di arrivare
nel posto maledetto dell’affare
con la certezza vana di stupire
il ladro di anatemi a me di presso
mossiere
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Caro lettor coglione che credentoti Croce
Nel giudicare i versi e la forma di scrittura
Loro vatti a riveder di Giosuè il Vate
Sommo de Il Bove e di Presso una certosa
La Stesura che del giudizio tuo di coglione
Sommo su come detto e scrivo non mi
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Poi scopri che il leone il suo ruggito
lo spara solamente per paura
e che combatte il mondo inviperito
dalla voluminosa incazzatura
convinto che la nuova blindatura
sia il male meno accorto del momento
e che per fare luce si procura
un piccolo e
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Divini oppure eretici noi siamo l’afflizione
del cuore e della mente che miseri e ispirati
agiscono e scavallano nel cerchio dei malnati
per dare un senso autentico all’algida ragione
e questo andare oltre non oltre l’occasione
col verbo e le
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E ci sarà qualcuno a ricordare
a rammentare il nostro mal vissuto
il mostro che si lacera le carni
il niente con il poco posseduto.
E ci sarà una mano a ripulire
offrendo un volto nuovo al vecchio mondo
a questa disgraziata tua maniera
di aver
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La Luna, che impicciona è per natura,
e degli amanti è complice curiosa
e i passi loro guida in notte oscura,
al Sol con risatina dispettosa:
- Tu che sei grande oltre ogni misura
e luce spargi intorno assai copiosa,
permesso non t’accordan per
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Io ardo tutto intero amore mio
comme a cerino comme a micciariello
e brucio dentro e fuori ed è un flagello
incendio che si muta in scintillio
con tutta la valenza affastellio
ca pare ‘a quint’essenza ‘e nu varriello
amante intemerato di un
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 | E quanno sarà tempo
de salì ‘n Paradiso
ce verrò volentieri,
co stampato ‘nsorriso,
ve rincontrerò dentro
a quer
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 | D’in su ‘a tetta de la torre antica,
passera solitaria, ne ’a campagna
rimorchianno vai finché nun more er giorno
ed erra ‘a passione né ‘a tua valle.
’A tua cima de Venere d’intorno
brilla pe’ l’aria e pe’ li campi esurta,
sì ch’a mirarla
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Illuso deluso confuso
mi trovo a sbraitare nel cielo
copiando di netto il vangelo
con tono imperante in disuso
ben certo che il dubbio vaneggia
e queste mie membra saccheggia.
Frustrato scontento infelice
collego il mio cuore alla mente
col fare
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 | Quant’è bella giovinezza
sospirava ‘a mi’ zia...
Ah, tornasse quella via!
‘a farei co’ allegrezza.
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Nun so più ‘a stessa donna
ciò tre peli e quattro denti,
ringobbita de ‘na spanna
campo co’ pillole e lamenti,
che rimpianto li anni venti
co’
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Mille emozioni tutte a te donate
momenti di un percorso assai imperfetto
col legno dell’essenza del tuo letto
tra l’essere di pietra e le folate
di queste ore amare strampalate
selvaggiamente offerte al mio diletto
col seme ben celato dentro il
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Perfetta liscia limpida armoniosa
con le parole in luce in copertina
con la tua vena in parte dispettosa
a fare da gualdrappa la mattina
e dopo con pazienza acquitrinosa
controlli il verbo scritto e la sua rima
completamente viva e bellicosa
ti
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Sei la mia Circe l’avida regina
che ingordamente s’agita nel petto
amante impura neghittosa specie
che ti divora dentro e mi trasforma
nell’essere soggetto e predicato
a questo premarcato intendimento
che vomita sconcezze all’infinito
distese
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 | Dei tornado lì in America han distrutto
in ogni tempo e devastato,
certe volte pur con lutti...
e mi dispiace.
Di una casa turbinata, è risaputo
sollevata e riadagiata,
dal ciclon sol strapazzata,
però illesi gli inquilini fortunati!
E
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1884 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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