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♦ Michelangelo La Rocca | |
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Ottobre 2024 |
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Le 37229 poesie in esclusiva dell'argomento "Riflessioni"
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| L’ho spuntata la morte
ligia compagna d’un viaggio inagrito
da code di dolore.
Ho camminato i margini di mondi
con il nido nel petto
l’ho fatta mia la vita e al filo d’erba
lo sguardo ho teso e al rumore e al difetto.
Ora mi è tutto chiaro
si sono
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| Scrivere a volte è facile
ma altre non lo è.
Nella caligine dei pensieri
incontra la penna del poeta
il suo foglio bianco
dove suole annotare
le vibranti sue emozioni.
Nella mente s’affollano
quei versi da posare
sul libro del sé
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| Nuova alba
incendia la notte
e un nuovo giorno
si posa sui tetti
delle nostre vite.
Osservo
cavalli dorati galoppare
sorvolando evanescenti barriere.
Ed io, mi penso diversa
ogni nuovo giorno.
Lascio andare i sogni
dai palmi offerti
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| Voglio vedere
come andrà a finire,
con le distanze
e le separazioni,
in quelle scuole
che dovranno impartire
con mascherine
le mille elezioni?!
E se uno sta male
si svuota la scuola?
E si metterà la classe
in quarantena?
E se qualcuno
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| Sulla metamorfosi nuda della roccia
Brilla il passaggio inanimato dei moralisti
Addetti alla virtù delle nostre paure:
ma nell’ipotesi di un filo d’erba libero
un deserto di ostentate ipocrisie
non cambia Il suo colore di pervinca;
alibi condivisi a
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| Quanto timore per nulla
solo un’ora è passata e tutto è stato definito
lezione di vita da non dimenticare
da tirare su dal pozzo quando
il futuro prenderà piede
basta poco
solo avere i nervi ben saldi
onde non perdere le staffe
.
segnalarlo
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D’argento vivo sfuma la foschia,
leggiadre ombre e pensier di ieri a volar repentini...
Volteggio a calco di memoria sulla mongolfiera,
fin rallegrar l’atmosfera.
Palme verdeggianti al vento dell’estate
su isole azzurro mare.
A respiri d’emozioni
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Sei andata via lasciandomi l’amaro in bocca
estate sciocca
senza una goccia di vita,
tristezza infinita.
Avrei voluto trattenerti
dirti: Non andare via,
sei fuggita.
Ricordi non ho di spiagge bianche lambite dal mare
ove respirare l’energia
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Corde di ferro
tirate sull’acqua
sbarrano i sogni.
Teso e tagliente
il filo spinato
buca i gommoni,
affonda
corpi e speranze.
Ma voi altri
equilibristi acrobati
infilzati nel filo
resistete.
Aspettate ancora.
E noi altri?
A tavola
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Muore chi non vive, chi si accontenta.
Chi non oltrepassa il limite, la paura.
Muore chi non sogna, chi non sa più sognare.
Muore chi non ci prova, chi si arrende troppo presto
chi vegeta fin dall’aurora, muore chi giudica
chi non ha mai sognato di
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Tendimi, cava, la mano
che raccolga gli umori
in un retaggio di saperi,
come i teneri covoni del grano
serbar sanno la sete in corpo
così, di vicoli di aria cibarsi
e dei cicalii del vento fidarsi
onde fugge, a voce, un corvo...
Premimi,
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Non c’è più pace
nè in casa e né fuori
da quando un virus
ha svuotato il cervello
e in ogni dove
volano rumori
del crollo dei sogni
e di ogni vascello.
Si son fermati
abbracci e sorrisi
e ogni gioiosa
stretta di mano
che allietavano
cuori,
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Cagliari con il cielo
riveste il cuore,
lo rende prigioniero,
grande come l’oceano
ma il tempo è ancor più vasto.
Pensi a ciò
che non hai
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Coriaceo Gioir Vanesio,
di ritto profilo puntuto,
poco, dinanzi, di serio,
più lasco, di busto così, paffuto...
Non ti gioisce la bocca,
eppur di lavanda risciacquata
non ti ignora la mosca,
proprio lì, sul mento posata...
Se poi ti rallegra
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Due ne sono passate stamani
non potrai neanche prenderle per la coda
inutile scervellarsi sono volate via
come nuvole la direzione del vento hanno seguito
mai e poi mai planeranno di nuovo qui
ove ogni interesse sembra estraneo
si sguinzagliano
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Non ti ho mai portata
sulle rive del perdono
dove le parole
non hanno valore
Gli antichi ricordi
hanno perso il colore
dei cieli al tramonto
e il rosso dei sogni accesi
Non ti ho mai accarezzata
con il mio cuore morto
di troppe
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Caro amico mio.
Mi dicevi che la vita
è l’immensa follia del tempo,
la menzogna dello spazio,
l’illusione dell’attesa.
Ma la vita è anche
l’affanno del mare sul molo,
l’ala di un gabbiano nel sole,
le immobili vele sul
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Chi riesce, riconosce
il bel lustro di Sirena,
tra grilli e trilli, varie ambasce
e croccola la schiena,
con ai piedi le calosce,
si tiene, stretti, i venti di bolina...
Di per giù la china,
dell’onda di maestrale,
ammicca cristallina,
di
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Mi affaccio
a quest’assurda finestra
del virtuale
Sorrido con voi
Altro non potrei,
amareggiata
annego nella vacuità
di tutta quella marea
Di falsi
sorrisi e disdegno
sempre forzatamente
esasperati
dall’umanità
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Meno male che esiste la scrittura
quel rifugio che non tradisce
poter stendere un velo su ogni problema
è quanto più desideriamo
non è un voler dare un calcio
ma cercare di trovare conforto quando
non riusciamo a far comprendere
piccolezze
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Intorno vedo i tetti delle case,
lontano c’è la vetta del Velino,
un monte con tre cime sempre invase
da neve, un panorama sibillino.
Il sole spesso resta rintanato,
le strade del paese son deserte,
un silenzio di tomba, il vicinato
non mostra
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Profumava di fiori la mia terra,
e, sui monti, il candore delle nevi
illuminava il cielo, coi colori
d’arcobaleno affascinante e puro.
Ed ora, tetra è l’aria fino al cielo,
il garrir di rondini più non s’ode,
e di bimbi non c’è più il gran
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Lo senti, scalpitio furioso,
prosciugarsi galloni di parole,
il richiamo all’oblio borioso
di un primitivo animale...
Udir di cantilene, animarsi
i precordi ai brevi tamburi,
il cuor, appreso, di pene agitarsi
addentro dapprima e poi da
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Nel grande cielo appare
una fulgida stella
che ci farà arrivare
sull’isola più bella.
Osservando la luna
la mia mente dipinge
la storia più opportuna
che adesso non respinge.
Il tempo del ricordo
appare in un momento
il suono d’un
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Son finite le vacanze
e tutto vola
e ogni spiaggia
si va spopolando
lasciando l’onda
a sbattere da sola
senza nessuno
che gli gioca accanto.
E al rientro ognuno
sveglia i ricordi
di un ferragosto
freddo e mascherato,
dai mille balneari
muti
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| Ci sono sguardi negli sguardi
che nessuno sa cogliere
c’è una luce nella luce
una mano nella mano
c’è un segreto scritto
non lontano, non altrove
ci sono delle parole nelle parole
che nessuno sa sussurrare
sotto la pelle un fiume scorre
che si
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| E ora cosa fai continui o vai a fare delle belle girate
il tempo ancora lo permette
acquista quel famoso biglietto e sfruttalo al massimo
si vive una volta sola
quante volte lo hai sentito ripetere
non sono bugie
forza non
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| E poi ritorni
come una estate del passato
brezza, a scatenare estasi
ghiaccio rotto da un bacio mai dato
enigma affidato agli esagrammi de I Ching
e invece, come sempre, risposte senza rime
recitando, anche disinvolto, la parte del lollone,
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Bandiera a mezz’asta,
una mezza tunica nera,
di un grido, soffocato appena,
trema la umida terra,
e un silenzio morboso
trattiene a lungo il fiato
per sugellare, rispettoso, un addio:
Alzate l’architrave, Carpentieri!
Per questa porta di cielo
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Incredibile il viaggiare:
ora insieme, poi distanti.
Domani più ricchi
del nostro vivere.
Ora vi cerco
nelle stanze vuote,
nei letti rifatti.
L’ordine nasconde
quell’interiore disordine,
nutrimento del sentimento.
Linfa al nostro crescere,
ma
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Una giornata angosciante come tante
ultimamente...
il buio e l’oblio erano ormai
i tuoi amici...
la tua famiglia non ti bastava più
Il tuo piccolo era il tuo mondo
la tua ancora di salvezza...
Giornate lunghe e vuote
prive di senso e di
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37229 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 2041 al n° 2070.
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