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♦ Marcella Usai | |
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Le 4992 poesie in esclusiva dell'argomento "Morte"
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Ho lasciato il portone aperto
dietro le mie spalle
ho lasciato che le litanie si esaurissero
e che le parole s'affievolissero.
Ora guardo i vostri nomi
uno accanto all'altro
verdi come il tempo che vi ha corroso.
L'erbaccia ha invaso le
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La cosa più strana
era il cielo
che sembrava non mutare
la luce delle albe
Gli uccelli in cerca di riparo
e qualche piccolo segno
inciso sul muro
l’aria era rimasta ferma
Quando sei andata via
tutto era normale
anche il mio
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La morte vivere farà
chi nella vita è morto già.
Liberare la mente dal pensiero,
ritornare all’ Io più vero.
Con occhi diversi il mondo vedere,
più non c’è la luce del sole.
Vedersi allo specchio,
non
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Trecento fette di me,
una lama pura
e il sottoscritto è diviso da ciò che era;
tremila gocce d'acqua al secondo su metro quadro,
una lama viva,
e il buio del giorno è diviso da quello notturno.
Trentamila lamenti,
una lama
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È macabro
il gesto che spegne
chi hai amato,
l'assenza
è arido solco
che amalgama il fango.
E' macabra
l'ombra che la mano
non può sfiorare,
ha la tristezza di chi smemorato
ha scordato il suo nome;
Blu è
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La sera lenta decresce
pallida la bruma
denso il nero cerchio
dei ricordi svaniti
Non trema più il vento
dopo che sei andata
via con le nuvole
dell’ultimo giorno ingrato
Le stelle esitano l’istante
i messaggeri alati
han deposto le
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Tiepido sole
di primavera,
un tenue sorriso si innalza
fra cielo e terra
un arcobaleno
che ci congiunge di
nuovo nel ricordo ormai
lontano.
Anni son passati
l’immagine e’ stinta
una luce tenue
l’emozione riporta
indietro nel tempo
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I demoni notturni
si cibavano di silenzio
non ci lasciavano mai
piangere nel vuoto
Tornavano di sera
quando il sole moribondo
cedeva alle ombre
il suo canto ormai malato
I mostri del mio cielo
tremavano nel buio
tre gocce di
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L'ultimo abbraccio
avrà il profumo delle rose
lieve nel tramonto
rubato alle sere ignote
Sarà come svanire
nel lento sogno dell'inverno
per poi fuggire via
con il dolore delle stelle
L'ultimo bacio
avrà il sapore delle
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Incenso si sente
nel dipanare
nei bordi spigolosi di un respiro
pungente nel costato
ancor sento la potenza
della sfilettata lama
sottile valicare il mio cuor
lento inabissarsi
lento soffrire
era l'inganno
tutto era finto, di
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Sulle strade la polvere e lo smog
auto che fanno la guerra
mentre la donna bionda
sotterra la primavera di Praga.
Due testate nucleari non fanno la differenza
i crimini di guerra sono per chi perde
il resto è solo la bonifica
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Parafrasando segni intellegibili,
le carte dissolte del tempo
si materializzano.
A dissuadermi
calibrati movimenti nel tocco leggero
che mi sfiora.
Invisibile strato d'aria
impenetrabile,
aura di luce che svanisce
in sparpagliato
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La notte del lupo
era arrivata in silenzio
con il vento fra le nuvole
ed un segreto fra le foglie
La sera della luna
attendeva una promessa
l’argento maledetto
delle luci senza favola
Il grigio attorno al cielo
ululava il mio ricordo
il
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Pensavo di poterti ancora parlare
un istante
solo nella mia mente
il silenzio invade il pensiero
dove è tutto buio
tutto color nero.
Non ci sei
non ti rivedrò mai
forse ti rincontrerò
ma chissà sotto quale
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Quando un mostro spaventoso prevarrà
sulla ormai nostra ita vita,
si chiuderanno i pori della salute
e gli occhi nostri si serreranno come
ante magiche di finestre infernali.
Quando un oscuro e tetro presagio
invaderà il nostro corpo
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Arriverà il Regno Nero
sulle nuvole del tempo nuovo
non ci sarà luce
per chi non crede nel buio
Sorgerà l’alba fra le gocce
di un veleno antico
la pioggia che sfiorerà la terra
con la guerra nel suo seme
Si
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Quando verrai
non metterai nei miei occhi nulla
che io non abbia già visto
morte, io ti conosco già
mi hai lasciato dentro
un buio antico ed ostinato
la percezione delle tue mani
che mi sfiorano il cuore
è ancora sulla mia
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Sabyr |
10/04/2017 16:45| 669 |
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Gogne, ghigliottine, forche macabre e morbose di boia
insistenti oltrepassano i flussi del tempo
oramai andato ed agli ultimi, sanguinari sgoccioli.
Artigli di gatti randagi e cani feroci infondono
codesti artigli nella ormai rinsecchita
epidermide
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I corvi
non si erano mai spinti
così lontano dal fiume
e macchiavano l'erba
di nero
Non c’erano rondini
a segnare la primavera
e la terra profumava
di fango reso putrido
dalla pioggia
Le ali
coprivano il cielo
e quando
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Sarà lo stile indefinito
della sera con le nuvole
oppure il silenzio sporco
di questo metallo antico
Sarà il mio livido strano
sul fianco dove batte il cuore
o l’acido svanito dei frutti
colti al mattino e già marci
Ma non
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| Oggi ho contemplato il mio cadavere
ed ho parlato con la Morte
che rivendicava il suo frutto.
Esso è là, disteso, immobile,
rigido come il sepolcro marmoreo
che lo accoglierà.
Ecco...
La Morte mi invita
a considerare
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Aprimi la porta
prima che sia notte
fuori sento freddo
l’amore che ho perduto
I ricordi fanno male
hanno spazio qui nel petto
e la pelle trema ancora
dei graffi che ho sentito
Spegnimi la luce
avvolgimi all’oscuro
e in questo silenzio
mi
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Giaci riversa
gli occhi immensi
spenti di colore,
peloso il capo
leggere l’ali
irriverente, fastidiosa,
incredibile mosca.
Volavi
instancabile
rumorosa creatura,
osservavi il giorno
nascere e perire
dall’alto di un armadio,
da una finestra
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Se rubavi il cuore
era per una volta sola
e non potevi tornare
indietro con il sole
Oltre tempo c’era
solo il tuo tramonto
luci che ingannavano
tradendo frutti morti
Qualche fiore sbocciava
alla fine di marzo
ma aveva il profumo
delle spine
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Due piccoli cipressi lì presso
il monumento stanno a fare
compagnia al tuo sonno eterno
tu che or riposi dagli affanni
sciolta in quel remoto cimitero
di campagna dove nei fossi
lì vicini in questa stagion, inizio
è di
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| Misteriosi arcani di storie mai narrate
s’intrecciano i ricordi tra sterili afflati,
mentre quel pianto s’insinua tra le grate
destando bui dolori mai scordati.
Vaga il fanciullo nel torbido oblio
cercando invano la voce amica,
scempio dell’uomo
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| Oggi guardo oltre le nuvole
e trepidante aspetto il buio
che l’anima bella d’un amica
è volata in cielo sì si è spenta
una
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Invidio le tombe
di qualche secolo fa
le pietre sporche
e qualche fiore morto
Le lapidi mi parlano
di un ricordo spento
dalle parole eleganti
vissute nel cielo
Noi siamo in rovina
e l’erba cattiva
cresce sui bordi
di una strada
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Resta
il senso di disagio
delle cose morte
la polvere che soffoca
Tutto
oltre l’orizzonte
dell’ombra già sbocciata
e della luce appena spenta
Trema
il passaggio di levante
ma è il tramonto
che configura il ricordo
Il
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(Si confonde nel cielo un richiamo d’amore.
Nelle spire il silenzio si ingarbuglia nei sensi.)
Lasciasti la terra senza volgerti indietro
tra le mura sfumate. I nodi del glicine al profumo di pane.
La medesima scena. Quel tuo clima
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Da bambino
avevo paura del buio
ma non sapevo
che sarebbe stata la luce
a ferirmi la pelle
Nel tramonto
trovavo il silenzio
le nuvole del sogno
non volevano il mio corpo
né fragili parole
Da ragazzo
amavo la luna piena
l’argento
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4992 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 1261 al n° 1290.
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