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Le 6630 poesie in esclusiva dell'argomento "Donne"
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| Via, dalla tua fredda stanza
dove l’amore più non esiste
dove regna solo l’apparenza
ed uno sciame d’angosce insiste
che più non accetti.
Ed allora cosa aspetti
adesso vai anche se non hai risorse
senza sé, né ma, né forse.
Non piangere sul
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| Rimane una sola corsia
nei lavori sull’autostrada
rallenti del vento la sua scia
Così come passi accanto
il tuo prorompente profumo
descrive magico incanto
Di un viso indifferente
ove c’è cuore che palpita
bisogna far finta di niente
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Dimmi se sei sola
e se le notti
sembrano un lungo ponte
verso un’alba vuota
dove il sole
non ha più colore
e i sogni svaniscono
nella nebbia del mattino.
Dimmi se sei triste
con i tuoi pensieri
e se il ricordo dei giorni
è un dolore
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Donna del novecento
che hai tracciato una strada
per poi viverla tutta
con le tue forze soppresse
da una storia troppo lunga:
cieca, ostile e bugiarda.
Ora hai fatto tuoi tutti
i duri sentieri dell’umano vivere.
Io mi sento vestito
di una gioia
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Sei ancora la stessa
anche se i capelli
raccontano mille storie
e l’aria intorno
non ha più il profumo
degli anni migliori
che scorrevano veloci
come un dolore.
Sei ancora distratta
e le palpebre chiudono
le ciglia in una morsa
che il
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Certi giorni di febbraio sono velati d’azzurro
-un velo rosa sulla pelle invece
e i primi fiori che sbocciano di primavera.
Sorprenderò, come donna, le prime
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t’ inchioda la poltrona di sangue rappreso di saliva essiccata
sa di fame il tuo urlo di bimba cresciuta troppo in fretta
tu che vuoi il mare ma non sai nuotare
tu che vuoi il cielo ma non sai volare
senti il furioso purissimo destino di un anima
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Chiuso serrato è l’uscio che è or la casa
da più di cinque giorni solitaria e vuota
fu la cara nonnina del quartiere tutto amica
ghermita dal letal morbo che da tempo infuria
e se ne è volata solitaria lassù in cielo pur vuoto
è oggi quel nido lì
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Donna
violata, violentata, annientata
nel corpo, nell’anima.
Un triste destino la vita ti rubò.
Improvvise nel ciel rosee pennellate
i tuoi sogni si espandono nell’aria
come bolle di sapone si dissolvono
al luccichio vibrante di lama
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Quante ferite in quelle mute parole
affiancano mani violente
che lasciano lividi e sangue
su giovani corpi e arenati sogni
mai più ripresi.
È un triste colore dal sapore acre,
quelle lacrime non viste restano inermi,
urla solitarie dove non
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| Mille anni,
e ancora dici:
Taci!
Con il dito sopra il rigo,
per mantenere il segno.
Mille anni, certo di più,
e ancora ti ostini
a voler mutare il suo disegno.
Colpevole una mela
e la leggenda di una costola di meno.
Mille anni, un lavorio
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Lacerate vesti, ignuda
segregata alla vita quotidiana
offesa nell’intimo
all’osservare incredula
una verità cruda.
Luce negata
di quell’orizzonte sempre oscuro
ignobile tortura perseguita
la voce reclusa, occultata.
Vita di stenti e
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Sventrata dentro... lacerata fuori
sono una donna nata per amare...
non sono una parete da imbrattare
né come dici tu “Na rubacuori”.
Fornita di eleganza e di accessori
non mi interessa affatto ciondolare
ma sono sangue e pelle tale e quale
e
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io non capisco l’anelito di possedere una donna con gli schiaffi
nel silenzio malato dei padroni urla la dignità delle donne
tu Giulia e tuoi ventidue anni baciati dalla speranza
volevi chiudere in dignità una relazione ormai spenta
corpo ferito
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| Ognuno ha i suoi confini
invalicabili.
Annidati dentro un NO!
Non devi farmi male.
Un coltello dentro le
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| La tua pelle morbida
come campo di fiori
in un’aria tiepida
s’espandono colori
È solo mio pensiero
che ascolta il passo
come perquote il sasso
è musica davvero
L’olfatto nella mente
richiamo sì suadente
è onda che cammina
profumi sei
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Madri di guerra
madri della vita
madri che il destino infetto afferra
madri condannate al sofferire
al giorno che non possono gestire.
Madri di brutto
madri dolce frutto
madri prima e dopo e dopo ancora
raccolta da una storia maledetta
che
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Nouer des rêves invisibles,
Ouvrir les portes du chant,
Noyer ces fenêtres de prison,
Courir vers le champ des possibles
En songeant au son du bonheur;
Tierce
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Un respiro... un incubo
il risveglio d’un tempo non pù suo,
si è perduta al limite dell’orizzonte.
Narrava del suo grande amore
del suo dolore
di un Dio che non capiva.
Fuori il cielo era stellato
lei girava nello spazio cosmico
di un vuoto
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Lei ricorda
solo le ombre
i pomeriggi trascorsi
a pregare nel buio
e qualche carezza
discesa dal cielo
a confondere la pelle
ormai screpolata.
Lei rimane
a guardare per ore
la luce fra le foglie
e non sa
se piangere il tempo
o lo
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Vengo con secchio dondolante
ove si espande la mente
mi specchio nell’acqua tua fonte
nel tuo volto
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Sopra un tappeto di pensieri morti
restano impronte di sangue e dolore.
È violenza che distrugge la vita
ma esiste quella che non fa rumore.
Resta un sopruso che schiaccia la mente
dentro di lei s’insinua la paura
una lacrima scende dal suo
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| Lampeggia crudele
nell’’empio delirio
e di nuovo affonda brutale
nell’attonito cuore
la lama d’acciaio,
nel muto dolore
del tradito amore.
Ancora lampi di gelida luce
disseminano strazio
e l’anima brucia
per la barbarie atroce.
Ah, l’amore,
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| E salendo le scale
la tua chioma spariva
come un eco speciale
un vibrare m’arriva.
È un costante frinire
un suono d’amore
accompagna il soffrire
delle prossime ore.
È d’estate un richiamo
per chi sa ascoltare
un suono un ricamo
per te,
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Che vuoi che sia il mio amore antico mare
dove Afrodite giacque con lo sposo
col vento tra le labbra sue invadente
a trafugare baci
e tu che inavvertita al petto piaci
mi cerchi in ogni modo e in ogni luogo
col santo desiderio degli
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Lo specchio parla.
Si lagna degli occhi stanchi
e dei capelli bianchi.
In fondo in un angolo,
nell’ultimo riflesso della sera,
c’é una ragazzina magretta.
Sorrido al ricordo.
12 anni.
Due gocce di sangue e le dissero che era diventata donna.
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Stella di Lesbo venere gemella
verso armonioso rosa spina e cuore
regina dell’Egeo fausta procella
tantrico ardore.
Donna e chimera vanto del dolore
splendissima Afrodite dolce sposa
freccia che vibra e lotta nel tremore
e mai si
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Aveva del lino
trasparente e bianco,
sembrava un velo da sposa,
sui neri capelli.
E al sussurro del vento
ebbe un sussulto,
e si scoprì,
con il collo livido e bianco,
e ghirigori di corvine ciocche
come boccioli carnosi
di scuri ellebori, e
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L’ultimo libro
che ha letto mia madre,
non lo posso dimenticare,
il titolo era: "QUO VADIS."
Poi, noi, suoi undici figli
gli abbiamo rubato
la gioia di leggere.
Adesso, dopo settant’anni,
quel libro ho fra le mani
e qualche ricordo
mi affiora
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Anima di dicembre
che amava respirare
il dolore dei morti
e dopo sbocciava
di nuove primavere
quando l’inverno
ormai esalava fiati
estinti nei tramonti.
Sorriso di novembre
che mentre ogni cosa
intorno svaniva
nelle ceneri
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Dimmi che lo sapevi
e che sei morta
per un amore già finito
fra le onde del mare
uccisa lentamente
dal sole di primavera
per un errore del vento
distratto dal tuo cuore.
Dimmi che lui
era assente per l’amore
di un’altra stella
già presente
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6630 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 31 al n° 60.
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