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Le 37668 poesie pubblicate in licenza Creative Commons 
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Si snodano i nodi del vento
e nasce sui fiori la brezza,
il prato si muove e cammina,
mi contagia, mi invita
a piedi nudi sulle onde colorate.
Prendo due ali dall’azzurro
e rasento petali e boccioli,
come figlio di uccelli io sono,
impazzisco di
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Ieri all’alba
come tutte le mattine
il padre guardiano
ha aperto il portone
del convento francescano.
Stava per rientrare
quando si è ricordato
la tradizione di pasquetta
che comporta
effettuare un giro fuori porta.
E allora in tutta
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Spunta il sogno
dal desio...
nella realtà
si infrange
creando sprazzi
di scoramento:
muta prepotenza
cerca di
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Sinergie positive nell’impastare grano
la palla è liscia da sembrare pelle riposata
le mani si perdono, assorbite dal
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Quel cielo
dalle fosche tinte
stanotte è meno cupo
incastonato
di luminose stelle.
Sul molo
immobile
immagino di
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Mi ricordo una Pasqua da ragazzo
passata nel Mugello un dì lontano,
non s’era ancora in questo mondo pazzo
che vuol dovizia... e un pasto luculliano.
La Messa ci attendeva la mattina
in un giorno radioso senza resa,
l’uova assodate, fresche di
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 | Tra le braccia scintillanti
d‘un ineluttabile creato
catturai il suo sguardo
e il mio respiro
si sciolse in un istante
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S’allietano gli animi
e tutta l’atmosfera...
ogni casa si riempie
di purezza e gioia vera.
Il cielo partecipa
alla festa della terra...
ridestatasi dalla morte
che la vita non riafferra.
Il tocco del Risorto
s’avverte in ogni dove...
occhi
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Ti amo così tanto
da provare la sensazione
di annegare nell’immensità
dei tuoi occhi autunnali.
Soffro segretamente
della sindrome di Stendhal.
Sei un capolavoro di bellezza.
L’emozione che provo
ammirando il tuo splendore
mi paralizza
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Al ricordo
del luogo natio
si mescolano
fervido amore
e odio leggero
per non aver
raccolto
le speranze
di chi costretto
è a partire
senza indietro
potersi voltare.
L’imprevedibile
vento dell’umana
esistenza
spinge lo straniero
in mezzo
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 | Mostra la malinconia del cuore
questo tramonto pallido
che tra l’estate e l’autunno
pare imbrigliato
Alberi alla
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| Parole come sassi,
gli angoli del cervello
nascosti sanguinano,
l’anima sorregge
l’ultima mia volontà,
ancora un passo,
di nuovo una caduta,
un grido soffocato
nell’arida gola.
Fra me e Lui
la povertà del mio:
essere o non essere uomo,
ma se
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| ricordi
ventenne o giù di lì:
pane amaro i primi timidi
tentativi
ti vedi chino
su fogli e fogli fitti
i pindarici voli
le
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Ho cercato con la Luna
ciò che è perduto.
Sulla via della seta
al suono di un’arpa,
sulla strada di zucchero filato
dove suonano i tamburi,
sul sentiero delle spezie
con musiche di violini,
su mulattiere gnostiche
nel suono degli organi.
E
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Non suoni,
ma rumori
furono le sue parole,
fatte di lettere
che si staccano,
si mescolano
e si perdono nel vuoto.
E con loro
quell’uomo
perse se stesso,
tutto ciò che era stato
e che aveva donato.
Salì su quel treno
e non fece più
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Rispecchiandomi
nell’offuscato vetro,
scrivo di ricorrenti sogni,
consapevole di superbia
rimasta ai pochi
e disillusi credenti
del romantico amore.
Nel tormentato percorso
al decantato giardino incantato,
curiosamente m’interrogo
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Donne: dove correte
così guardinghe
ancor prima che l’alba
i passi vostri rischiari?
Gli aromi che con voi portate
sono per quel corpo
allo stremo ridotto,
prima dal flagello,
poi dalle spine,
dal sonno, dai chiodi
ed infine
dall’inutile colpo
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Il vento mi ha portato una canzone
semplice, chiara, agile all’orecchio
ed io che l’ho ascoltata con passione
ringiovanisco, no, non sono vecchio.
Sento ch’essa mi dà consolazione
e allora dico buonanotte al secchio
e trovo anch’io la nuova
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il suo sguardo benevolo che
abbozza un sorriso lieve
dalla vetrata della cattedrale
illuminata lassù
mi ricorda l’angelo
sulla volta del soffitto
quando da bambino ero
cagionevole e a letto
oggi
mi sorprende un moto
di commozione
nel
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Brindo alla vita per ogni attimo vissuto,
per l’immenso cuore che mi ha donato
e per ogni esperienza di cui ne sono grato.
Bevo alla salute con moderata speranza,
succhio il midollo della Santa Sapienza
nel calice d’oro di una forte ebbrezza.
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Pargoli morti
lacrime incessanti
di madri disperate...
indesiderate guerre.
Un eterno conflitto
lentamente si spegne...
cerino consumato
nell’incendiare terre.
Nuovi territori
privi d’umanità...
immane tragedia
ovunque mostrata.
Padri
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Col ritorno de l’olièla
giràa nel’aria la Pascoa
e coesto voléa dir:
ùdor de brassadèla.
La passion de le mame
de farla assè bona,
faséa sì, che le so face
le se ‘npienéa de luce,
l’éra come ‘l mistero
de la ressuression del Cristo!
No’ gh’éra
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Forse sarà ancora estate
col suo profumo di basilico,
col sole raggiante, le risate
di gioventù che sta in bilico
tra l’innocenza e la malizia.
Ma no, cosa spero oramai
che possa tornar propizia
l’età che da tempo lasciai?
Adesso è l’ora dei
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Gira per casa quella donna
con le sue insicurezze
ha dimenticato i capricci
dentro le tasche
di quel cappottino
dal tempo usurato.
Sbucherà prima o poi
quella bambina
di capricci si ubriacherà.
Tra una pagina e l’altra scriverà
di
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C’è già chi cinguetta,
chi tuba e chi fischia
prima che all’alba
si "accenda" la mischia.
S’azzuffan i maschi,
a volte con danno,
mentre le femmine
da parte s’en stanno.
Son tortore e merli
che si danno da fare
per scegliere il posto
dove
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 | Se non si ha il tempo
per vivere
che senso ha tornare
in quel passato che fa morire.
Nella lontana memoria
inusuale di
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Sento quella voce
cammina nei pensieri
di un passato sbiadito
sotto i piedi sassi di fuoco.
Ormai indifferente è la salita
di una domanda
nel caos della ragione
mi perdo per non sentire risposte
che graffiano il cuore
Quella voce
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Resta acceso
il fuoco vitale...
foglie marcite
bruciano il male.
Cumuli di menzogne
la fanno da padrone...
vigili si
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"Tabàca to nona,"
’l me diséa ‘l pòro Pianèla,
e po’ l’éra véra che la tabacàa.
De sondon la se ‘nfilàa
a- drìo a na galina sul puinar,
la diséa che la vol sentir
se la ga l’ovo da far,
ma, ‘nvésse l’éra che là sconta
la podéa darghe na bela
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Te vogljo tantu bene
je penzo sulo a tté
Chesto m’ha ditto Rosa
chesto me dice Carmè
e tutte chesti ffemmene
te fanno sentì rré
Nun l’aggio vuluto je
si songo fortunato
si a quacche piccerella
nun garba chi ha spusato
E veneno
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