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♦ Giorgio Lavino | |
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Le 37667 poesie pubblicate in licenza Creative Commons 
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Questa notte la luna
ha due grossi baffi, la faccia tonda
a lei manca solo il cappello,
poi, a guardala bene
sembra un bel giovanotto.
Tu la guardi e mi stringi forte,
ti vedo accesa, stralunata,
ti senti da due uomini amata.
Io vivo questo
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Nella quiete
al tuo pensiero
c’è il preludio del rumore.
In un attimo
fuggito al giorno
il cielo lega agli occhi
veli di foschia
l’albatro sfiora il mare
e così -tu piano-
in punta di pensiero
le mie dita.
Scioglimi i capelli
e posa le
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Dieci cuori pulsanti appesi a rametti
di basilico. Sotto, onde d’oceano
e surfisti maltesi. Pinne di squali.
Dieci cuori trasparenti. Né bianchi,
né neri. Sopra, nuvole d’amianto
e alianti da guerra. Schegge di ghisa.
Senza battiti, galleggiano
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un solco, un sasso lanciato
un cerchio di tanta sabbia
qui
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Si fermò,
presso le rive
del suo Mare.
Pensò.
Io ho dato,
ma nessuno m’ha voluto ascoltare.
I miei versi
andran perduti,
senza i Poeti ad ascoltare,
ed altri
coglieran
rose più fresche
di me...
Non importa.
Ascolterò
il canto delle
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fu il caso o il destino
a farli incontrare
all’uscita del discount sotto l’ombrello
lei la sua verve
lui il suo magnetismo
prima che se ne avvedessero
erano finiti a letto
quanto durò la storia se storia fu?
dalla sera alla mattina - un
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All’anima
tregua
non concede
né adeguato conforto
dona...
solo inquietare
l’esistenza
preferisce!
Rintocchi
di
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Biondo era il frumento,
bello il canto delle mietitrici,
dolce il vino a sera
e le ombre mi davano
la pace del corpo,
mentre il cuore, attento
non voleva riposare
cercava lei, solo lei
sapeva cosa lui voleva,
mentre silenziose
apparivano le
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no non ha senso questo tempo
frantumato fra le dita
-c’inseguono le lancette di kronos
i bambini giocano all’ikea
e non nei prati
i genitori hanno tempo solo per loro
cosa pensa -se pensa- quel pesce che agonizza
soffocato dalla plastica? che
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Rintonano
tra sacre mura
accorate preghiere
inascoltate...
fumo d’incenso
paiono pie parole
proferite in cantilene
mai
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Penso
a un lido lontano,
alla voce
d’un richiamo inascoltato.
Ho spiato un’inutile sentire,
un viaggio a metà
tra le
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 | Come sarai domani
e il mese che verrà
come sarà il tuo sorriso
quel viso e le mani
nel giorno che se ne va...
Restano i tuoi sguardi
rimane il colore degli occhi
un attimo ancora
o forse per sempre.
Mi sfiora la tua mano
sulla vita
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Provai in tutti i modi a dire,
con silenzi di parole da capire,
che dai suoi occhi d’avventura
non sarei più potuto uscire.
E come avrei potuto mai
se nella sua iride sprofondai
idillicamente, ricca d’essenze
che mi inebriano la mente?
Notti
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Gosséte de luse
se ferma sul prà
de matina bonora
e le ‘npìssa ‘l dì.
Paroni del cel
sènto unèi i se proa
a far da gran signori
a le belesse che se svéia.
Sù là alto no’ se sènte
canpane che sona,
no’ le sèrve, parché,
’l Creator no’ l’è
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e costruire un nuovo mondo,
un mondo con tutti i colori
per disegnare il miglior grafito
tra i riflessi scanditi dal tempo
Fermare le lancette
d’un orologio che incessantemente corre
che apostrofa tavole imbandite
di gocce di sudore
tra le
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Bella signora accanto ar mi ombrellone,
grazie perché quarcosa lei ha cambiato;
mi venga pure un grosso coccolone
davanti ar su ber seno esagerato!
Sento, infatti, aomentare la pressione,
boccheggio perché sono senza fiato
e nun c’incastra
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Il sole calò
dietro l’eucalipto
che si staglia alto
come un grattacielo
risuona di mille foglie
dal vento sfrusciate
in esse risuona
il canto dell’upupa.
Lente salgono le stelle
disegnando l’universo
sotto i nostri occhi.
Il tubo catodico
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Decifrare infiniti segni
della misteriosa vita
con la sola ragione
all’uomo facile diviene.
Vorticosi
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Nuova solitudine
veste la realtà dell’oggi...
un attraversamento
d’anime deserte
percorrenti aride strade
di speranzosi
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Gioca la bimba lungo la strada,
s’ode forte il tuono da lontano
tu mi stringi con forza la mano
giace a terra la borsa
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Da solo il sole
mi stanca braccia e gambe,
mi prepara la sera
con la mente mia debole
ed io cerco un giaciglio
per i riposi
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Attraversando
le campagne
della terra
del mio esilio,
mi sovviene
l’aspro odore
del fumo
delle sterpaglie
bruciate
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lascio che esca dalle stanze della mente
la materia dei sogni -
un me stesso a librarsi sotto
il soffitto
per la conquista di nuovi
spazi - icaro
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Sotto un cielo cupo e orfano di stelle
vola il mio pensiero del mar sull’onde;
vi son barconi, come caravelle,
di terre alla scoperta più feconde.
D’esseri umani son gremite quelle
che il turbolento e infido mare asconde
nel letto suo di morte, e
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Gelido manto
il giardino assonnato
accanto alla casa
ricopre...
Aleggia sui vetri
nascosto nido
ove tiepido
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credi non sarà così per sempre
non come qui a guardare
per speculum in aenigmate
quel non riuscire a focalizzare
il profilo di lei
come quando la vedevi sbucare
da dietro la curva
della strada al ritorno dal footing
tra le altre
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La fontana parlava la sua lingua,
l’olmo sussurrava al cielo
la sua gioia di vivere,
nascoste le cicale cantavano
ed io componevo i versi
che l’amore cercava
tu eri lì seduta sulla pietra rosa
e ti confondevi fra i fiori azzurri
che la siepe di
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amarti
è ben poco
ove più giusto
è forse adorarti
come postula
l’Amor vero
che in me
ora è
energia
autentica
vivificante
cuore e sensi
in
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Così succinta una parvenza d’ali
brilla insolente un mormorio d’estate
l’ultimo piano
porta a un vuoto di rondini
si
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Migliore
degli altri
si reputa...
rinchiusa
nell’inespugnabile torre
sovrasta lo scenario...
quesiti
a
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37667 poesie pubblicate in Creative Commons. In questa pagina dal n° 4921 al n° 4950.
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