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♦ Annamaria Gennaioli | |
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Le 37798 poesie pubblicate in licenza Creative Commons
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La terra
mi dona il miracolo,
la mente mia
lo coglie e lo scruta,
la storia mi fa grande
se uomo, voglio essere,
e mentre Dio mi cerca
mi vesto di bellezza,
un miracolo, sono pure io,
l’alba, è lì che mi aspetta,
il tramonto una festa
mi ha
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Là nel campo del frumento
si alza lo stello
si affaccia la spiga
la luce le dona il grano
il sole fa esplodere
la bianca farina
la festa si avvicina
il buon pane già profuma
il miracolo si prepara
l’uomo è pronto
la festa si fa grande
e Dio
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Alla Tua finestra
si affaccia la mia montagna,
già all’alba, sono lì,
per ascoltare, interrogare,
per sentirmi uomo, vivo.
Non nuvole, né vento
solo una lieve brezza,
ascolta, fa sue
le nostre parole,
le nostre ardite speranze.
La storia laggiù
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Nella notte
che si alza il fieno,
ammiro io le stelle,
i miei occhi cercano
i confini dell’infinito,
ma trovano a fiumi
le parole del Creatore.
Mi lascio andare
fra i letti che tengono
strette quelle onde
luminose e straripanti.
Dio
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| Politica non più vecchio grigiore
ben venga parità di quote alterne,
più donne e ragionar sarà più bello,
ben venga onesta e chiara pure iin quella
più partecipazione.
Più giovani carine e più coscienti
vorrei dopo erezioni agli alti
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| Fiocchi gialli
oggi l’alba mi ha dato
e sorrisi di donna
ho subito incontrato,
la bellezza del giorno
la voglio vivere tutta,
passeggio con mia madre
e mi sento grande,
con la mia donna,
mi par d’essere un leone,
poi, con la figlia,
sento la
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- . -
Il tempo passa
e pian piano,
quanto ci leghi
al diuturno vivere,
sbiadisce e scompare.
Ma non ci si deve
preoccupare,
perché il senso vero
di tutto quello
che siamo
e che facciamo
è soprattutto nel capire
che la Vita non è
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Luci. Ombre. Pioggia.
Il cielo si era spalancato un solo istante,
come il singolo volo di un merlo
che si posa leggero
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Vecchio calesse
tu mi parli di lei,
dei miei anni esplosivi
così li chiamavo
mentre lei e solo lei
io amavo e nei sogni
è ancora presente.
Quante lune ho guardato
e le stelle che ho contato
e i baci che non t’ho dato
figlia dei fiori, così ti
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Nell’aria il respiro si sente
l’anima gode l’attesa festa
il colle e la valle gonfi di verde
vivono la gioia che porto in cuore
è risorto il Redentore e la sua luce
a tutti dal cielo si dona
il dolore, appena vissuto, si fa leggero
ed il mio passo,
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Nel buio nero e duro della roccia
il freddo della sconfitta
la voce calda e piena
della verità detta e scritta
muore con l’Uomo che l’ha data
anima mia che l’avevi gustata
aggrappati ad ogni Sua parola
capirai quanto è bello il sole
e l’alba, il
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| Tu soltanto, se vuoi puoi disperder
quel ribaldo ch’è sempre tra i piedi,
ora basta ti prego, procedi.
Ripugnanza convinta mi desta
quando appare e repente lo schivo,
e se pur mi si presti gentile
io per nulla gli mostro riguardi
Or che a te
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| Dal legno insanguinato
alla dura pietra
dal profumo del vivere
a l’odore della morte
il panno morbido e bianco
l’ultimo atto d’amore
ora il nero lo copre
ed il buio cade pure in me
enorme un peso mi pesa
la festa del vivere
ha perso la sua
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| Consumato il corpo, ha sete
non acqua, ma aceto
non una mano, ma una spada
e uomini armati, violenti
la bellezza della primavera
si fa terrore, buio da notte fonda
nella mia paura sento un germoglio
sì lo voglio far fiorire, dare frutti
ho atteso
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| Martello chiodi sguardi cattivi
il legno duro è lì che aspetta
il Maestro della verità, della vita
senza più forze si adagia
non un cenno di pietà
sole e nuvole si preparano al pianto
sento il mio cuore che si spacca
mi trovo nullo e povero
una
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| La veste che onorava la Tua bellezza
strappata dalla Tua pelle insanguinata
quale oltraggio può essere più offensivo
ma Tu non puoi opporti gridare
sei in mano a loro e loro
tirano a sorte, umiliano pure Tua madre
io guardo altrove, la bellezza
che
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Quando sarò grande
non sarò più un bersaglio
da colpire
anche il giorno di Natale.
Quando sarò grande
pregherò il mio Dio
affinché si ricordi
delle bombe
che ci buttano addosso.
Quando sarò grande
farò il soldato
per sconfiggere il
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Tre volte nella polvere
le mani rotte, il viso ferito
gli occhi sulla terra
il sasso duro sotto le ginocchia
una mistica ferita, passa
anche ne mio essere
il mio spirito si unisce al Tuo
trascino le mie cadute, spariranno
nella Tua amata
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Madri e figlie dell’uomo
grande e pesante il vostro nome
figlie del dolore e maestre del vivere
voi siete la preghiera che il Padre
fa germogliare dal male più profondo
amate, amate sempre l’uomo
e la vostra preghiera si fa strada
i vostri figli
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Troppo il peso dell’offesa
di chi ti ama e si allontana
ed il peso si fa impossibile
ma Ti rialzi e lo ami ancora
nell’azzurro del cielo vedo
la grandezza del Tuo sacrificio
e lo spazio infinito dell’amore
che l’uomo, Tuo redento
andrà a farlo
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Ti ho accarezzato
per l’ultima volta
prima che tu attraversassi
il ponte dell’arcobaleno.
Ricorderò per sempre
i tuoi teneri miagolii
le tue fusa silenziose
il tuo passo felpato
e i tuoi morsi repentini.
Ricorderò soprattutto
i tuoi
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La polvere sul sudore
trema la luce negli occhi
sogno un’angelo che pulisca
una mano delicata
sul volto infangato
e tu cuore, batti
si allarga la mia visione
ho temporali nella mente
e diluvi dentro il petto
ecco un volto che si accende
avanza
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In quel Cireneo attento
c’era pure il mio spirito
questo è il mio desiderio
mentre scruto e vivo il peso
della Tua sofferenza o Gesù
lasciami un po’ di strada
ad un passo da te e sarò
l’uomo che la Tua morte prepara
quale mistico tonfo
e lasciare
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Madre e Figlio, sguardi d sangue
sotto l’azzurro cielo, vestito oggi
dell’immenso dolore, assente
nei carnefici, vestiti di giustizia
sotto le urla trema la terra
calpestato l’amore, l’infinito amore
e quello per la madre, trafigge il cuore
il
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Sulla strada del Calvario
lo sguardo del soldato
è sulle pie donne
mentre quello dei sapienti
è sulle spade sulle lance
nulle le risposte
alle grida di pietà
da lontano vedono tutto
i saggi i regnanti i sapienti
ma i bambini? Non ci sono
il
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Il fiore più bello
che la creazione ha generato
è caricato da un duro legno
sarà schiacciato, lapidato
che sia di Lui morto
anche il ricordo più caro
il male vincitore ne gode
l’uomo che protegge l’uomo
si lava le mani, lavoro ben fatto
nemmeno
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Si stringe il ventre,
l’anima tossisce, si
contorce nel silenzio
di uno sforzo...
Non chiudo gli occhi
e li riapro...
Immagino pesci
nuotare sinuosi
in un acquario che non ho...
Squame rosse e dorate
sul fondale,
verso la gora...
Verso dove
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Grida e urla sulla piazza
sia morte siamo assettati di sangue
il Cristo la guerra non vuol fare
senza la morte nulla si vince
ed il Figlio buono dell’Altissimo
che insegna amore e pace fra gli uomini
a Lui la croce i chiodi la frusta la lancia
ed
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Consumato il corpo, ha sete
non acqua ma aceto
non una mano, ma una spada
e uomini armati e violenti
la bellezza della primavera
si fa terrore, buio di notte fonda
nella mia paura sento un germoglio
sì, lo voglio far fiorire, darà frutti
ho atteso
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La domenica mi veste il pensiero
quello veritiero che riempie
la mia vita, sempre in attesa.
Salgo luminoso il sentiero
che porta dove la campana
festosa, come sempre, chiama
ed io vivo e rivivo ancora
i passi della storia umana
che mi esaltano e
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37798 poesie pubblicate in Creative Commons. In questa pagina dal n° 211 al n° 240.
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