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♦ rita damonte | |
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Agosto 2025 |
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Le 37620 poesie pubblicate in licenza Creative Commons 
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Era l’ora del vespro
finiti i canti, che
salivano al cielo,
sulla piazza
si battevano le mani
per due sposi novelli,
che tutti salutavano,
io bimbetto che ero
fui abbracciato
dalla bellissima sposa
mentre tutti gli dicevano:
"Auguri e figli
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Il buio era nero
duro come pietra,
la nebbia ti entrava
nel cuore e lì si fondeva
in lagrime,
che non uscivano,
era morta la mamma
nessuno di noi suoi
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Hai mai scoperchiato
il vaso delle falene?
Nido di luci notturne,
di bianche ali perdute,
è dove lì dormono,
è dove lì si nascondono,
privando la felicità
di un candore rubato.
Lasciano lì le loro ali
amputate...
E tu lo scoprirai...
Alzerai
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La luce dell’alba
si fondeva nel sole,
mia madre
chiuse il suo messale
mi chiese -
vediamo dall’alto
la nostra città,
quando ti generavo
la bombardavano,
a fine giorno
ho una visita -
sul far della sera
venne il dottore
ma solo
per
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Scendevo dal colle
con un fascio d’erba
suonava la campana
si colorava il tramonto,
la mia pace era grande
la corte sempre piena
di mamme e di figli
la polenta sul fuoco
il profumo di cipolle
ben rosolate mi cercava,
una gioia sempre
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 | Eclisse dei tuoi occhi
crisalidi nel vento
linfatici rintocchi
d’armonie in incanto.
Chissà se lì mi hai perso
oltre la porta dell’anima
nei risvolti d’un verso
che or più non lumina?
Forse capace non sarò
di scriverne poesia
mentre eterno
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A volte c’è una lentezza
d’oro custodita tra le dita del tempo,
in un pugno chiuso lontano dagli occhi.
Ci sono mosche e api d’argento
che ronzano attorno
come fosse zucchero o miele.
A volte c’è una lentezza
che anche l’occhio invidia al mare
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Come descrivere il tormento?
Ti ho persa!
Mille colpe, mille rimpianti;
vago, perduto tra mille anime
tra cui non conosco
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I le ciamava ‘l Dante
’l ghéa le nebie nel servel
lu ‘l parlàa con i fiori
’l se lavaà a la fontana
ne l’àrbio de le bestie,
’l so vestilto
l’era senpre coel,
mèso rosso e mèso bianco,
’l ghea ‘l naso ‘n po’ refato
e la parlantìna
da ‘n brao
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 | Viola gli occhi della notte
abbracciano ancora la luna
sposa del vento,
velo di nebbia
tra le damigelle luminose.
E c’è un’auto ferma,
ha la radio accesa,
ha il rapido sguardo di chi attende
l’alba, di chi sa cosa significa
essere figli del
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| Ma che pensiero!?
La notte mi dà,
mi rigiro e affondo
nel bianco letto,
mi diffendo
e da solo salgo
nella storia dell’uomo:
un profeta, un poeta
ed il Creatore
che ci vuol comprare,
la sua storia futura
non può essere
senza quei due.
Un
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| Seguo l’onda
del cuore
nel tramonto
che colori non ha,
e rivedo
i pascoli perduti
e un fanciullo,
che io ero,
nella paura di vivere
senza l’amico sole
e nascevano
mostri neri
figli della valle
che spariva
lentamente,
solo, il suono
della
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| Come l’ombra
che si cosuma
nella luce
sempre nuova,
così io all’alba
mi anniento
in una luce
che mi cambia,
ma mi è sempre
nuova più nuova.
E, rivivo
parole eterne:
"Cantate
un canto nuovo."
E le meraviglie
avrò nel profondo
del mio, sì
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| Vati dimenticati
figli di una luna
che solo lei
va a cercarli,
nipoti delle stelle,
piangono nelle notti
senza luci, nere
allora cercano quel Dio
quasi dimenticato
dai nostri giovani
che hanno tutto
tranne le certezze,
mentre loro
mai
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La strada ha gli occhi dei bambini,
la bellezza senza congetture adulte.
Loro che sanno rincorrersi senza spingersi...
E noi, gli adulti, sapremo mai
di nuovo rincorrerci
giocando agli eroi,
tra le spighe e i miagolii,
piccoli felini sogni da
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Già stese le nuvole
mi coprono il sole,
bianca e solitaria
una manciata di luce
passa le persiane
lenta si stende
sul mio cuscino,
gioco con lei,
mi abbraccia e volo
là dove il pensiero
non ha mai volato
e vedo, sì vedo
i piedi
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La luna va in cerca
dei vati distratti
che non hanno
la pace che chiede
il loro vivere,
perché non trovano
un chiaro domani,
natto per loro
e scendono nell’abisso
e salgono
nella nuova luce
e cantano ad un passibile
forte vento
che tenga
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Senza lacrime
piangevo
la morte della nonna
si teneva
le lacrime il cuore
vivevo
un mare di ricordi
leggero
simile ad un
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L’albero abbraccia
la notte con i suoi rami
mentre la luna sorniona assiste
al miracolo della
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Lascio
i pensieri pesanti
attacati
ad un ramo di rose
rosse
come le mie mani
scottate
da un ricco sole
che povero
vuole lui farmi
seguo
un
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La festa mi veste
delle mie speranze
ed io rincorro
una pazza gioia
che è nata nel niente,
nella povertà
di una guerra
appena finita,
ora, ad ogni
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Non inciampano le parole
se la storia ti cerca
se la mano ti guida
se la luce non ti manca,
e scendono
fiumi di perché,
cascate di domande
valli piene di risposte
ed il domani
ti aspetta e ancora
nascono
strade mai percorse
nuovi
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Attento Ti cerco
nei verdi prati
di una nuova primavera,
felice ti parlo
dove nasce l’acqua
limpida e fresca
della sorgente,
uniamo le mani
diamo voce piena
al nostro pensiero,
sarò io sarai Tu
a solevarsi un po’
dai dubbi sempre
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Morire
è come oltrepassare il buio
che oscura la notte.
Morire
è come varcare
i colori dell’arcobaleno
dopo un temporale estivo.
Morire
è come piangere qualcuno
senza versare
nemmeno una lacrima.
Morire
è come attraversare il deserto
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Si trascina il cuore
nella notte che tramonta,
appena vede la luce
come un falco
alto vola
sui colli e in valle,
lontano sente
suoni di campane
e
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Dietro la siepe
bolle il vino
il suo odore
abbraccia
i filari vuoti
dei dolci grappoli,
adagio cammino
mi sento spoglio
ma ancora voglio
consolare le viti,
fischio e godo
l’opera del brindisi,
grazie viti, per l’attimo
che divido
con voi
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Sentieri assolati
venti cacciati
la stella tutta
si è abbassata,
nel sielenzio di Dio
cammino io,
me Lo figuro
al mio fianco
una bella ombra
ci
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Odora la vedemmia
sui colli e in valle
carichi di grappoli
passano i carri
non venti volano
ma profumi di vini
la lingua già gusta
l’atteso novello
la festa è pronta
fuori le tavole
in alto i cuori
sotto la fronte
luminosi gli occhi
sui visi
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Lascio il buon vino
a bollir nel tino
sorseggio la rugiada
di buon mattino
solo mi sento
nella valle dei miti
miti lavoratori
delle dure terre
figli di una luna
che li chiamava
alle semine
e ai raccolti.
Terra, madre mia
la tua mano
ancora
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 | Ci siamo stretti le gambe per ore ed ore
ma ora pare mancare l’appoggio caldo
ora che mille medaglie vinte alla fiera della gioventù
al confine d’una povera vanità
brillano di rosso sul petto.
Noi ormai silenziosi nemmeno ci guardiamo.
La mia
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37620 poesie pubblicate in Creative Commons. In questa pagina dal n° 211 al n° 240.
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