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Le #parole nelle poesie
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Pubblicare poesie

Trovati 1032 commenti di Antonio Terracciano

Commento n° 942
«E’ tutto vero ciò che sostiene la poetessa: le poesie sono fatte di emozioni, di pensieri, d’amore, di passioni, di sentimenti, di delusioni, di dolori, di gioie, in poche parole di tutto ciò che si agita nell’essere umano. Ma l’autrice mi permetterà di integrare il suo pensiero precisando che tutte quelle caratteristiche sono presenti, talvolta almeno, in tutti, anche in coloro lontani anni luce dalla poesia: il dono del poeta è la sua capacità di saperle tramutare in versi mediante un procedimento che non è patrimonio universale, attraverso l’uso di una forma linguistica particolare (dalla più classica alla più innovativa), con la quale forse si nasce, e che col tempo si riesce al massimo soltanto a perfezionare.»
Inserito il 26/04/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Le poesie" di Ela Gentile  

Commento n° 941
«E’ una poesia formata da due ottime quartine di endecasillabi in rima alternata, con tutti gli accenti al posto giusto e, quello che forse conta di più, questa poesia è un breve riassunto di tutte le nostre vite, colte nella loro essenzialità: le scelte personali continuamente in bilico tra la moralità e l’immoralità, la precarietà dell’esistenza e la costante presenza, pur se occulta, della morte, sempre incombente.»
Inserito il 20/04/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "In vita" di Vito Rizzuto  

Commento n° 940
«Queste tre quartine lievemente ironiche esprimono in realtà un’eventualità tutt’altro che impossibile. Abbiamo subito tante dominazioni (creando il famoso detto "Francia o Spagna, basta che se magna! ") , ed attualmente siamo forse nella coda di quella a stelle e strisce. Per me sarebbe interessante che almeno il XXI secolo fosse caratterizzato dal dominio cinese sul mondo, tanto più che quell’antico e saggio popolo sembra pensare essenzialmente ad un’espansione economica, e non militare. Per tornare alla simpatica poesia, sono quasi certo che i Cinesi rifarebbero bene e in poco tempo le nostre strade, e non solo quelle di Roma...»
Inserito il 04/04/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Via della Seta" di Eugenio Zoppis  

Commento n° 939
«Si dice che i veri poeti amino in particolar modo i gatti e la luna. Ed ecco che il Casarini, dopo numerose poesie dedicate a quei garbati e misteriosi animali, si rivolge alla luna, per ricordarsi, attraverso il nostro satellite, delle sue vicende amorose del passato. Siccome pare che la luna non sia altro che un pezzo del nostro pianeta staccatosi in epoche remotissime, non è forse tanto peregrina l’idea che essa conservi anche i vecchi tormenti e le vecchie delizie dell’amore, che si separarono (solo apparentemente) da noi nella notte dei tempi della nostra breve esistenza.»
Inserito il 04/04/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Quel sospirar del vecchio" di giuseppe gianpaolo casarini  

Commento n° 938
«Chissà, forse le bambine ed i bambini autistici sono gli esseri più vicini alla divinità: come, secondo varie tradizioni, un qualche Dio (annoiato?) si divertì a creare il mondo, così gli ammalati di autismo vivono in un mondo tutto personale, e lo fabbricano pure. (Molti anni fa, alla scuola media, una dolcissima e bellissima ragazzina affetta da tale disturbo gettò dei pezzetti di carta dalla finestra: io la rimproverai per il gesto scorretto, ma lei mi ricambiò con un sorriso disarmante, e la compagna di banco mi disse che aveva litigato col fidanzato, che lei stessa aveva disegnato, l’aveva fatto a pezzettini e l’aveva buttato giù...)»
Inserito il 02/04/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Tu sei troppo vero" di Antonio Biancolillo  

Commento n° 937
«Ci sono, a volte, delle poesie che si caratterizzano per il loro primo verso: il tempo cancella dalla memoria del lettore quasi tutto il resto, ma quell’incipit rimane impresso. E’ il caso di questo lavoro della poetessa, sulla spontaneità, sulla naturalezza che dovrebbe guidare la vita umana vedendo nascere un nuovo giorno: "Avvolta e disinvolta la mattina" (che quasi paragonerei al famosissimo "Le vierge, le vivace et le bel aujourd’hui" di Mallarmé) è un perfetto endecasillabo che in pochissime parole ci restituisce il mistero di quella parte della giornata. Nei versi successivi, piuttosto irregolari, forse la tensione poetica si allenta un po‘, ma ciò, come ho prima accennato, succede spesso anche ai grandi poeti.»
Inserito il 23/03/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Avvolta e Disinvolta!" di Adele Vincenti  

Commento n° 936
«Buona parte delle poesie d’amore è costituita proprio dal materiale impiegato dal poeta: una storia appena nata e poi, per i più svariati motivi, finita per sempre; quella storia acquista più valore con il passare del tempo, perché permette di immaginare la perfezione di un rapporto che, proprio per la sua fine precoce, ha mantenuto intatte, per l’eternità, le sue promesse (che forse, alla prova dei fatti, si sarebbero poi rivelate irrealizzabili) . Questa poesia, fin dal titolo, mi ha fatto ricordare (con una certa nostalgia) una delle canzoni (le conosco tutte) di Luigi Tenco, "Io sì", in cui ogni strofa, riferita a una storia d’amore in cui la bella ha preferito prendere un’altra strada, si conclude con uno struggente "ma ormai... "»
Inserito il 18/03/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "" ma ormai"" di vinfra47  

Commento n° 935
«Il sensibile poeta Casarini, con i suoi caratteristici versi, sempre concatenati l’uno all’altro, che accelerano la lettura e sembrano non lasciar respiro al lettore, affinché egli giunga il più presto possibile alla sempre interessante conclusione, in questa poesia si occupa di quelle persone conosciute in passato, che ora non ci sono più, o delle quali si sono perse le tracce: vorremmo ricordarcele nel miglior modo possibile, ma sembrano dissolversi appena le risuscitiamo nella nostra memoria. Come nel mito di Orfeo e Euridice, forse il segreto è quello di non guardare mai troppo in faccia coloro che vogliamo riportare alla (nostra) vita, ma attendere pazientemente che siano essi, attraverso i ricordi involontari, a venirci a trovare...»
Inserito il 15/03/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Tra le nebbie del passato" di giuseppe gianpaolo casarini  

Commento n° 934
«Queste bellissime quartine del Garbellini potranno forse sembrare poco più di una bizzarria alla maggior parte dei lettori, occidentali ed immersi in un mondo giudaico- cristiano che ha sempre dato importanza (nel bene e nel male) all’uomo, mostrando interesse scarso per gli animali e praticamente nullo per le cose. Invece io sono convinto che, se siamo tutti formati da atomi e molecole, allora l’anima (intesa come sede dell’interiorità) è posseduta anche dalle cose (come sostiene più o meno, mi pare, lo scintoismo giapponese) . (La mia utilitaria sta per compiere ventiquattro anni e, se è vissuta così a lungo, è anche perché io l’ho sempre rispettata, cercando di guidarla nel modo più delicato possibile...)»
Inserito il 11/03/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Pure un foglio bianco ha i suoi diritti" di sergio garbellini  

Commento n° 933
«L’argomento trattato in questa bella poesia, e chiarito nella considerazione dell’autrice, ha dei solidi punti di contatto con il mio pensiero. Lago ghiacciato o altro, i ricordi di piacevoli vicende passate, soprattutto se esse non si sono più ripetute, le bloccano, le mettono in un freezer dove si conserveranno per decenni, e addirittura si purificheranno e si abbelliranno ulteriormente; quando andremo a recuperarle, ci appariranno come gli avvenimenti essenziali della nostra vita, ci permetteranno di costruirci la nostra, sia pur piccola e modesta, "recherche" proustiana.»
Inserito il 10/03/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Guardo" di Silvana Poccioni  

Commento n° 932
«Credo, come si può intuire da questa bella e sincera poesia, che il buio esteriore sia inversamente proporzionale alla luce interiore. Penso che le persone particolarmente introspettive amino il buio fin dalla più tenera età (mentre i bambini estroversi spesso ne hanno paura) . Immagino che questa peculiarità possa portare un vantaggio anche quando l’ultima ora si avvicinerà (perché temere l’eterno buio della morte, se già piaceva tanto in vita?)»
Inserito il 02/03/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Nel buio" di Patrizia Iannetta  

Commento n° 931
«Una struttura poetica prevalentemente endecasillaba, con assenza di spazi bianchi e ricca di rime e di assonanze, è con decisione al servizio della buona creanza linguistica, quella che si è persa, come giustamente sostiene il poeta, in bocca a personaggi ben noti, dello sport, della canzone, del giornalismo e soprattutto della politica, secondo me (fu un famoso ex mediocre comico a dare l’avvio a tale disgustoso andazzo...) Le parolacce, un tempo non remoto prerogative esclusive dell’infimo ceto, si sono spostate più in alto, molto più in alto! Se questo non è un regresso linguistico e sociale, che cosa è?»
Inserito il 28/02/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Violenza verbale" di Giovanni Ghione  

Commento n° 930
«Ci sono sedicenti poeti come me che trattano un po’ tutti gli argomenti, rischiando talvolta di prendere lucciole per lanterne, e poi ci sono quelli più genuini come Gesuino, spesso piuttosto monocordi (si dice che il grande scrittore scriva in realtà sempre lo stesso libro) . Non leggo sovente il Curreli, ma ogni volta che lo faccio vi trovo, come anche in questo caso, un rimpianto forte ma rassegnato del passato e di ciò che esso non potrà più restituire (i suoi versi sarebbero non poco adatti anche a testi di fado portoghesi) . Questi sentimenti sono forse espressi più suggestivamente quando il poeta usa la "limba sarda", ma l’italiano permette naturalmente di comprenderli meglio.»
Inserito il 23/02/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Senza titolo" di Gesuino Curreli  

Commento n° 929
«In queste sue, come sempre, eccellenti quartine il Garbellini pone l’accento sul dono della memoria, sempre più raro al giorno d’oggi (del resto, anch’io, a scuola, non fui mai capace di imparare un’intera poesia a memoria!) Ma anche nel passato quella qualità era non comunissima, e talvolta vista con un certo sospetto (nella condanna di Giordano Bruno, forse, non fu del tutto assente anche il motivo di quella sua sovrumana capacità), e Borges, in un suo racconto, ci metteva in guardia dai rischi che si potevano correre se si ricordava tutto, proprio tutto... E poi (cfr. un’inquietante inchiesta di "Rai Tre") pare che i nostri quozienti intellettivi stiano ultimamente diminuendo a causa delle troppe sostanze chimiche nocive onnipresenti!»
Inserito il 17/02/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Quel ragazzo con una super memoria" di sergio garbellini  

Commento n° 928
«Secondo me il poeta evidenzia una cosa condivisibile: non si possono scrivere poesie d’amore nei momenti in cui si ama (a meno che non si voglia correre il rischio di scrivere qualcosa di "ridicolo", come le famose lettere d’amore di Pessoa), perché in quei momenti la sede del sentimento è nel cuore, e non nella mente. Le poesie d’amore valide, sempre secondo me (e, immagino, anche secondo l’autore), sono quelle che si scrivono quando esso è finito (da poco, ma forse ancor meglio da un non breve periodo), perché occorre tempo per far sedimentare nel cervello, e quindi per potere esprimere lucidamente, quelle emozioni e quei sentimenti così densi, ma così confusi, che nascono durante gli amori intensi.»
Inserito il 14/02/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Non chiedermi poesie d’amore" di Demetrio Amaddeo  

Commento n° 927
«Noi esseri umani, inferiori a tante altre specie animali per molti aspetti (soprattutto per i sensi meno sviluppati), abbiamo per fortuna conquistato la parola, capace, se bene usata, di darci tanti vantaggi. Il poeta sembra qui fare una concisa panoramica sui doni della parola, dal suo aspetto fonetico a quello semantico, a quello grafico. Le gocce d’acqua ordinatamente distribuite, pare suggerirci l’autore, sono in grado di bagnarci e di rinfrescarci piacevolmente ed utilmente, e così le parole, sapientemente scelte e ordinate, possono riuscire a nettare la nostra anima e a rigenerare la nostra mente.»
Inserito il 11/02/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "La grazia" di santo aiello  

Commento n° 926
«La fantasia e l’ispirazione sono indubbiamente tra le maggiori doti dei poeti, ma in alcuni esse sono presenti in continuazione e in abbondanza, mentre ad altri si affacciano soltanto, per poi ritirarsi precipitosamente. Il Garbellini appartiene senz’altro alla prima categoria, quella, ad esempio, del Belli, mentre Baudelaire, sempre ad esempio, faceva parte della seconda, quella in cui si impiegano giorni e giorni, a volte anche mesi, per completare una neppur tanto lunga poesia (io oscillo tra le due categorie) . Alla fantasia e all’ispirazione mi permetterei di aggiungere, poi, un’altra dote, una certa originalità, soprattutto di contenuto, senza la quale la nostra arte rischia di ripetere all’infinito consolidati luoghi comuni.»
Inserito il 03/02/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Senza di loro non riuscirei a scrivere" di sergio garbellini  

Commento n° 925
«Questa poesia ha il merito di farci ricordare la tragica fine di Pavese che, sembra suggerirci la poetessa, forse non sarebbe avvenuta se egli non fosse stato il pioniere, in Italia, della letteratura e della cultura americana, portatrice anche delle cupe e mortali atmosfere del blues. Per giunta, egli s’invaghì della bellissima e forse per lui irraggiungibile Constance Dawling, cui è senz’altro dedicata quell’ultima poesia alla quale accenna la poetessa, "Last blues, to be read some day", che sono andato a rileggere dopo quasi cinquant’anni, e i cui pochi versi, scritti l’11 aprile 1950, sono molto indicativi del suo insano proposito (l’ultima quartina è: "Some one has died / long time ago / some one who tried / but didn’t know") .»
Inserito il 02/02/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Risuona un blues (a Cesare Pavese)" di Rita Stanzione  

Commento n° 924
«Quando il poeta era un bambino, e anche quando, una decina di anni dopo, lo ero io, i padri dimostravano chiaramente di appartenere a un’altra generazione: non giocavano con noi, non ci accarezzavano, considerando ciò una scelta inadeguata, se non addirittura deleteria; inconsapevolmente, ma inevitabilmente, ci hanno condizionato. Invece, come sostiene lo psicoanalista Massimo Recalcati, un padre ottimale non deve considerarsi il rappresentante di una legge fredda e ostile, ma deve saperla interpretare, proporre ai suoi figli non tanto obblighi e divieti, bensì guidarli, attraverso gli utili consigli che quella "legge del padre" è in grado di fornire (la vera e buona legge interdisce sì, ma allo stesso tempo sa promuovere il desiderio) .»
Inserito il 30/01/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "E oggi che mi ritrovi uomo fatto" di Felice Serino  

Commento n° 923
«Questa delicata poesia, dedicata a una mongolfiera che vola verso alti strati del cielo per poi tornare sulla terra, lasciandoci intuire ciò che lassù essa ha potuto vedere, si può intendere anche, secondo me (si sa che le poesie più significative si prestano volentieri e spesso a varie interpretazioni), come una metafora dell’arte della quale ci dilettiamo (e sono certo che l’autore mi perdonerà questa azzardata interpretazione): la poesia, guidata dal poeta, sale verso cieli di conoscenza poco frequentati e, quando ridiscende giù (quando viene pubblicata), invoglia i lettori a dotarsi di pensieri magari fino ad allora mai avuti.»
Inserito il 28/01/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Mongolfiera" di Antonio Guarracino  

Commento n° 922
«E’ una composizione che, con molta chiarezza, profonda onestà e non poca amarezza, analizza l’ingresso in quell’età in cui la vita è senz’altro più vicina al suo termine che al suo inizio. A una certa età, come sosteneva Léo Ferré, "non si ama più", se non, quando li si ha, i propri cari, di un amore naturalmente molto diverso da ciò che intendevamo un tempo con questa parola. Tutto sembra più lontano, più estraneo, ma allo stesso tempo più pacato ("tutto va bene", diceva sempre Ferré) , perché si sa che non c’è più ormai granché da perdere. Forse solo i grandi artisti, i grandi scienziati sono in grado di vivere intensamente fino all’ultimo giorno, cercando di produrre un’opera, o una ricerca, superiore alle precedenti...»
Inserito il 26/01/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Non Ho Più Sogni" di Rosy Marchettini  

Commento n° 921
«Mi fa davvero piacere vedere, poco dopo la mia ultima poesia, la pubblicazione, da parte di un ottimo poeta come il Cassese, di un lavoro sullo stesso argomento (l’adulazione), ma in una veste molto più accattivante e "digeribile" della mia, nella veste di una favola degna di Esopo, Fedro o La Fontaine (non sto affatto adulando!) L’adulazione è molto pericolosa, soprattutto per le persone affette da un certo narcisismo: esse vanno sempre a caccia di riscontri della loro presunta bellezza (o bravura), non facendo altro, così, che diventare sempre più ciechi nei loro confronti. Chi è abituato, invece, fin da piccolo, a ricevere critiche (costruttive), certamente saprà prendersi gioco degli eventuali adulatori, ridendo alle loro spalle...»
Inserito il 23/01/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Il leone e l’asino (favola)" di Peppe Cassese  

Commento n° 920
«Forse la Kabbalah aveva ragione: il mondo è basato sui numeri e sulle parole, e ci soddisfa solo quando tutto è misurabile e tutto è dicibile. Le scienze si servono con efficacia dei numeri e le letterature delle parole. I sentimenti esistono, certo, ma rischiano di restare soltanto un’impenetrabile nebulosa fin quando non riescono a trovare, dopo tanti sforzi, la loro forma adeguata all’interno di una poesia (cosa sarebbe, del resto, un lavoro, ad esempio, se non venisse quantificato dai numeri dello stipendio di fine mese?) Queste sono le riflessioni che ho fatto leggendo l’interessante lavoro della poetessa.»
Inserito il 18/01/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Le Figlie del Cuore!" di Adele Vincenti  

Commento n° 919
«E’ originale il contenuto di questa poesia che, se ho compreso bene, considera il gioco degli scacchi un ottimo rimedio per alleviare le pene dell’amore. Indubbiamente giocare a scacchi (sia che si vinca sia che si perda) arreca una tranquillità ed un sollievo all’anima come poche altre cose. Ma forse la poetessa vuole dire di più: giocare a scacchi (cercando di fare le mosse giuste) o scrivere una poesia (magari contando le sillabe e trovando le rime) sono attività affini a quelle dell’amore (non è forse anch’esso costituito da mosse adeguate e da intese simili ad assonanze e a consonanze?)»
Inserito il 16/01/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Scacchi" di Elisa Mascia  

Commento n° 918
«Penso che Carla Vercelli abbia usato le interlinee tra tutti i versi di questo suo lavoro anche per fare "respirare" meglio le parole (l’idea è originale, ma credo che esse respirino comunque quando sono lette da un lettore attento) . La poetessa poi pone giustamente l’accento sul fatto che una poesia è sempre una (possibilmente lieve, direi) innovazione, ma che non dovrebbe mai ignorare gli insegnamenti dei grandi maestri del passato. E’ chiaro poi che in una poesia non può mancare il sentimento, anche se, secondo me, talvolta esso è così ben camuffato, così bene sublimato da correre il rischio di non vederlo (quando a leggerla è un lettore disattento) .»
Inserito il 15/01/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Le parole devono respirare" di carla vercelli  

Commento n° 917
«Dopo numerosi anni ormai di frequentazione, sia pure alquanto dilettantistica, di questa arte, sono giunto alla conclusione che la bellezza di una poesia è spesso direttamente proporzionale al suo periodo di gestazione. E’ ciò, mi pare, che in modo molto garbato e "celato" vuole dirci il bravo poeta Ghione (quanto mi piacerebbe possedere una soave grazia come la sua!) : i momenti per scegliere il soggetto di una poesia, e poi quelli per elaborarla, e quelli ancora per trovare le parole più appropriate devono essere numerosi se vogliamo che i nostri sia pur miseri tentativi possano avere la speranza di non essere letti semplicemente nel giorno della loro pubblicazione. (Poi ognuno, ci mancherebbe, farà come meglio crede...)»
Inserito il 10/01/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Celata composizione" di Giovanni Ghione  

Commento n° 916
«Da modestissimo francesista, alle due dotte e già esaurienti citazioni poste dal poeta in nota mi verrebbe da aggiungere: "Passent les jours et passent les semaines / Ni temps passé / Ni les amours reviennent / Sous le pont Mirabeau coule la Seine" (Apollinaire: anche lui era nato a Roma, quantomeno) . Indistruttibile potenza della poesia! Quando essa è così ben pensata, strutturata e scritta come questa dello Zoppis, riesce a rendere più tollerabile anche l’ostico argomento che tratta, il perfido passare del tempo che modifica e distrugge ogni cosa!»
Inserito il 07/01/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Er Tempo" di Eugenio Zoppis  

Commento n° 915
«Quando tutto e tutti sembrano esserci ostili, quando viene la voglia di spegnere il nostro cervello nell’inoperosa quiete di un eremo, o nei fumi dell’oppio, resta sempre una cosa che ci sconsiglia di farlo: l’arte. E, per chi l’arte la pratica con le parole, resta la poesia. Ma la poesia (come più volte ribadito da Freud) è sublimazione, nel senso che per esserci vantaggiosa deve andare al di là del nostro stato di inquietudine, attraverso la creazione di nuove immagini, solo apparentemente lontane da ciò che è motivo della nostra insoddisfazione (se Dante, ad esempio, avesse scritto "odio i miei concittadini, / tutti figli di puttana", e variazioni sul tema, molto probabilmente non sarebbe stato un poeta...)»
Inserito il 07/01/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Il tempo stringe" di Giacomo Scimonelli  

Commento n° 914
«C’è un verso, in questa bella poesia in metrica e in rima, che mi ha colpito particolarmente: "costretto a farne la versione in prosa" . E’ un verso che dà ragione al mio pensiero sulla poesia: non sono tanto i contenuti che contano (possono essere fantastici, come nel caso della "Commedia", o comunque soggetti alle impressioni del momento, e pertanto facilmente modificabili anche soltanto poco tempo dopo), ma a dare valore alla poesia è la sua forma (classica o moderna poco importa) che, quando è ben studiata e curata, dà piacere a leggerla, a recitarla, così com’è (in altre parole, la poesia è intraducibile, non solo in altre lingue, ma anche in una qualunque prosa) .»
Inserito il 06/01/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Crescere" di Rosario Salvatore Di Modica  

Commento n° 913
«Il particolare stile di scrittura del Casarini (versi attaccati l’uno all’altro, senza spazi bianchi, senza respiro direi), usato dal poeta in tutte le sue opere, questa volta sembra rappresentare un panettone mal riuscito, per niente lievitato. I panettoni sono certo buoni pure oggi (anche se una volta erano rari quasi come l’oro, e al Sud arrivavano solo i "Motta" e gli "Alemagna": io preferivo il primo), ma quello che manca è appunto il lievito, non del panettone, ma dei rapporti umani, cui allude il poeta: i gesti che si compiono per affettarlo (e per mangiarlo) sono ormai automatici e inflazionati, e non hanno quasi più alcun rapporto con l’evento particolare (il Natale) che (anche) il panettone dovrebbe simboleggiare.»
Inserito il 26/12/2018 da Antonio Terracciano alla poesia "Quel profumo... quel sapore" di giuseppe gianpaolo casarini  

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