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Trovati 1032 commenti di Antonio Terracciano

Commento n° 312
«I poeti e le creature poetiche si attraggono, ma i loro amori poetici durano forse soltanto quanto una poesia.»
Inserito il 24/09/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "La ragazza del treno" di Hariseldom  

Commento n° 311
«Fa bene il Tarabella a non fornirci alcuna indicazione, per fare aguzzare il nostro ingegno. Dopo una breve ricerca, ho trovato l'originale di Prévert "oltraggiato" da Tarabella: è "Le temps perdu", un po' più breve nell'originale, e meno ambiguo (un operaio si arresta davanti alla porta dell'officina e, evidentemente comunista, cerca un alleato nel "compagno" sole, chiamandolo a solidarizzare con lui sul peccato di regalare una così bella giornata al datore di lavoro) . Se non erro, trovo la chiusa del Tarabella più inquietante, più misteriosa, più esoterica, quasi kafkiana (chi è il presidente dell'ente del sole?)»
Inserito il 19/09/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Oltraggio a Prevert n. 3" di Luciano Tarabella  

Commento n° 310
«Luciano Tarabella ci ha preso gusto e, dopo Pavese, stavolta "oltraggia" Eugenio Montale, quello che a me piace di più, quello di "Satura", quello di "Xenia" . Il commosso ricordo della moglie morta si muta qui in qualcosa di paradossale, di irriverente, di divertente. Il Tarabella mantiene praticamente immutata la metrica originale (spezzando però i primi quattro versi di Montale, che qui diventano otto), ed ottiene risultati esilaranti cambiando qualche lettera alle varie parole. Direi che Tarabella ha trovato una strada davvero originale e, volendo, alquanto fruttifera!»
Inserito il 15/09/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Oltraggio a Montale" di Luciano Tarabella  

Commento n° 309
«E anche il borsello poetico di Sergio Garbellini è sempre colmo di simpatici e accattivanti "trucchetti", come, in questo caso, gli agili ottonari che riescono a farci gustare, come se la si ascoltasse per la prima volta, questa collaudata storiella del cliente che s'industria a non pagare il conto... Ma, si sa, non tutte le ciambelle riescono col buco!»
Inserito il 15/09/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "A lungo andare ... si finisce male!" di sergio garbellini  

Commento n° 308
«E' un ottimo esercizio di stile, in cui traspare l'amore del Tarabella per Pavese e per la sua poesia (talvolta il troppo amore può portare a ridicolizzare bonariamente l'opera altrui) . Lasciando immutati soltanto due versi (l'ottavo e l'undicesimo) e rispettando sostanzialmente la metrica di tutti gli altri, con pochi sapienti cambi di vocali e di consonanti il Tarabella stravolge completamente il senso della famosissima poesia pavesiana, invitandoci davvero (come ho fatto subito io) a rileggerla, e a gustarla ancora di più.»
Inserito il 11/09/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Oltraggio a Pavese" di Luciano Tarabella  

Commento n° 307
«E' interessante il contenuto di questa composizione, e soprattutto quello dell'ultima strofa. Ottenuto un certo successo, in effetti risulta più arduo scrivere ciò che uno pensa davvero, e si corre il rischio, per continuare a piacere, di assecondare il gusto della maggioranza della gente. "Poeti di corte" ce ne sono sempre stati, ma un tempo essi facevano contenti i loro signorotti per poter mangiare, mentre adesso lo si fa forse soltanto per vedere aumentare il numero delle proprie letture...»
Inserito il 08/09/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "I Simpatici" di Michaelsanther S  

Commento n° 306
«Mi sembra che la commentatrice che mi ha preceduto sia andata fuori strada nel commentare questa musicale poesia, dandole un connotato ottimistico che essa non possiede. Dov'è l'allegria? Dov'è la spontaneità? Le immagini che il poeta ci fornisce sono tutte negative, di cose cui manca sempre qualcosa per essere complete. Così è Napoli, piena di energie, ma spesso inespresse o male indirizzate.»
Inserito il 06/09/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Simmo tutte figlie ‘e Napule (Siamo tutti figli di Napoli)" di Peppe Cassese  

Commento n° 305
«Penso che l'autore si riferisca a quelli che, in una mia poesia, ho chiamato "amori gialli", cioè a quegli amori che si manifestano (come il colpevole in un romanzo giallo) troppo tardi alla nostra mente ed al nostro cuore, quando ormai il romanzo è stato letto quasi del tutto (quando troppo tempo è passato) . Fa bene l'autore a chiarire che questi amori ci giungono distorti, abbelliti dagli anni trascorsi ed irrimediabilmente malinconici, perché non li possiamo più recuperare (e, se potessimo, non sarebbero comunque più gli stessi) .»
Inserito il 06/09/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Amori sospesi" di Francesco Falconetti  

Commento n° 304
«Con poche parole essenziali la poetessa riesce a rappresentarci quello che è forse l'aspetto principale della morte: il dialogo, già così difficile tra due persone vive, diventa impossibile tra un vivo e un morto.»
Inserito il 02/09/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Dopo la morte" di adriana sini  

Commento n° 303
«Questa simpatica poesia mi ha fatto ricordare ciò che una volta scrisse sui bugiardini Umberto Eco, in una "bustina di Minerva" dell'"Espresso": leggendoli attentamente si deduce che possono sopravvenire tantissime conseguenze spiacevoli, meno una (per ora), e cioè che un uomo resti "incinto"!»
Inserito il 31/08/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Er bugiardino sincero" di India  

Commento n° 302
«"Sonno lontano vieni qui, / rimani vicino a me, / fammi volare tra le montagne, / sopra le dune senza guardare, / senza pensare più, senza capire più, / sonno gigante, sonno elefante / distenditi quassù ", canta Paolo Conte in una delle sue più belle e meno conosciute canzoni, "Sonno elefante" . E talvolta questo tipo di sonno diventa foriero di sogni che concernono, come si augura il poeta in questa delicata poesia, la persona amata che non c'è più, la persona che dorme anche lei profondamente, ma che, purtroppo, non ha più la possibilità di sognare.»
Inserito il 22/08/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Sognando il deserto" di Claudio Toccafondi  

Commento n° 301
«Sono totalmente d'accordo con le parole messe dal poeta in bocca a questa immaginaria rappresentante della razza nera. Chissà perché, ma mi sembra sentirle pronunciare da una nostra attuale ministra, oggetto, un giorno sì e l'altro pure, di indegne offese da parte di una parte della nazione. Questa fazione si crede evoluta ma in realtà è, essa sì, degna dell'Africa primitiva. Per fortuna, la ministra riesce sempre a prevalere, usando l'arma più innocua ma più potente, l'ironia!»
Inserito il 10/08/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Sono ... una donna di colore" di sergio garbellini  

Commento n° 300
«A volte le donne non si rendono facilmente conto che una leggera imperfezione aumenta la loro bellezza (se non erro, Venere, la dea della bellezza, era rappresentata come leggermente strabica) . E gli uomini che davvero amano vedono il loro amore rafforzarsi alla vista dell'insorgere di qualche lieve imperfezione (come ci cantava l'immortale Georges Brassens nella sua "Saturne": i primi capelli bianchi della sua amata valevano ben di più delle grazie acerbe di una ragazzina che tentava di sedurlo!) Come al solito, abilissimo ed efficace il poeta con i suoi versi.»
Inserito il 06/08/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Una donna davanti allo specchio" di sergio garbellini  

Commento n° 299
«Interessante questo esperimento bilingue di Lia, per ricordare un soggiorno estivo nella (sempre) magica Parigi del 1976. Questa volta l'ermetismo che caratterizza la poetessa mi appare meno denso, e il messaggio che mi giunge è (posso sbagliare) questo: i ricordi di ciò che è passato da (parecchio) tempo sono confusi, evanescenti, ma, finché si è vivi, c'è sempre la possibilità di riorganizzarli, di sistemarli, affinché essi illuminino ancora il nostro travagliato presente dal loro scintillante passato.»
Inserito il 05/08/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Moi vivante" di Lia  

Commento n° 298
«E' un ricordo amoroso di grande spessore quello che ci presenta il poeta, una potente esperienza che coincide con almeno un paio di quelle che sono anche le mie convinzioni: lo struggimento che si prova anche dopo tantissimi anni per una persona può essere inversamente proporzionale al tempo trascorso con lei, e la compagna ideale dell'uomo italiano (per motivi che qui sarebbe lungo analizzare) è spesso una donna del nord (tedesca, olandese, danese...)»
Inserito il 04/08/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Jenny del passato" di Mauro  

Commento n° 297
«In questa poesia la poetessa cerca di sintetizzare, con successo, gli aspetti più caratteristici di Urbino, città dalla quale sono sempre stato colpito, fin da quando la vidi per la prima volta, da bambino, forse perché c'è una sproporzione fra il bellissimo, grande, maestoso e un tantino inquietante, kafkiano Palazzo Ducale e il resto dell'abitato, di modeste dimensioni. Urbino forse ci impressiona soprattutto perché le misure del suo Palazzo avrebbero presupposto un ben altro sviluppo della città, così come molte volte nel nostro cuore albergano ancora delle grandi ambizioni, che hanno partorito, in realtà, soltanto il classico topolino.»
Inserito il 27/07/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Ammirabile Urbino" di rita iacobone  

Commento n° 296
«In questo testo l'autore fa una critica (che mi trova d'accordo) al mondo del giornalismo, alla sua regola aurea ("Fa notizia l'uomo che morde il cane, non il cane che morde l'uomo") . Farebbe bene al nostro spirito e al nostro umore comprare dei giornali che si occupassero più delle buone notizie che delle cattive (e ogni tanto capita, come quella volta, una ventina di anni fa, che acquistai per caso un giornale locale a Toulouse, in Francia, e vi lessi con piacere molte notizie rassicuranti, a cominciare dalla più classica, quella dell'uomo che trova per terra un portafoglio smarrito e fa di tutto per restituirlo al legittimo proprietario) .»
Inserito il 23/07/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Notizie" di Francesco Paolo Catanzaro  

Commento n° 295
«Pur amando la solita chiarezza delle poesie di India, non sono molto d'accordo sul contenuto che, se non erro, tende a dipingere i contadini come esseri quasi angelici. "Contadino, cervello fino" dice un vecchio proverbio, e penso che anche loro non siano insensibili ai facili guadagni, quando se ne presenta l'occasione: uno degli ultimi esempi è, dalle mie parti, fornito dai contadini di Caivano che, pare, dietro un abbastanza lauto compenso accettavano di seppellire nei loro terreni rifiuti molto tossici, continuando poi a coltivare la terra e a vendere al mercato i loro prodotti, come se niente fosse stato, pur sapendo di avvelenare, in tal modo, gli ignari acquirenti.»
Inserito il 22/07/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "L'uomo contro l'uomo" di India  

Commento n° 294
«In questa bella poesia il poeta ci dà un'altra delle sue lezioni di vita: non bisogna mai giudicare, neppure i figli possono giudicare le madri. Questa poesia mi riporta alla mente una delle canzoni del mio amato cantautore francese Georges Brassens (tutte le sue canzoni erano lezioni di vita): "La complainte des filles de joie", i cui ultimi versi dicono "Il s'en fallait de peu mon cher / Que cette putain ne fut ta mère" ("E' solo per un caso, giovanotto, che al posto di quella puttana non ci sia tua madre! ") .»
Inserito il 21/07/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Quella "puttana" di mia madre!" di sergio garbellini  

Commento n° 293
«La poesia mi trova d'accordo per un duplice motivo, linguistico e contenutistico. Finalmente (diciamo che ciò avviene nel dieci per cento dei casi) ci troviamo davanti ad una poesia ben scritta, che rispetta le regole del lessico e dell'ortografia del dialetto napoletano. E il secondo motivo è forse ancora più importante: ci troviamo di fronte ad una poesia che finalmente si scaglia contro gli stereotipi dei più sorpassati e ridicoli cliché di una tradizione napoletana malamente intesa, contro un mondo musicale che vivacchia con cantanti scadenti e canzoni melense, senza occuparsi dei problemi gravi ed attuali che affliggono la città.»
Inserito il 14/07/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Me schiaffe Napule (Mi metti Napoli nelle canzoni)" di Peppe Cassese  

Commento n° 292
«Questa delicata poesia è caratterizzata, a mio avviso, soprattutto dagli ultimi versi, quelli che instaurano un paragone tra la bellezza della poesia e quella della vita. Ebbene, forse soprattutto quando quest'ultima latita, la bella poesia sa artificialmente (com'è nella natura degli uomini) provvedere a supplire, a trasformare in un fiore raro anche un fiore vile.»
Inserito il 13/07/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Perché amo la Poesia" di valentinatortora  

Commento n° 291
«Splendido sonetto, davvero stellato, con due sole rime, tipiche dello stile di questo grande poeta dialettale siciliano. E' davvero un inno d'amore alle stelle, viste non astronomicamente, ma in modo squisitamente poetico, simili a tante belle fanciulle lontane e irraggiungibili che fanno disperare gli innamorati più eterogenei quando si nascondono.»
Inserito il 09/07/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Stidduzzi arcani" di Santo Grasso  

Commento n° 290
«Forse è proprio vero che non si possono scrivere belle poesie tutti i giorni. Questo eccelso poeta siciliano ci fa aspettare anche mesi prima di donarci una sua nuova composizione, ma quando decide di farlo possiamo essere certi che si tratta di una delizia. Vedo il contenuto di questo perfetto sonetto un po' come quello del "S'i' fossi foco" di Cecco Angiolieri, ma al contrario: non c'è astio né ribellione, ma soltanto l'espressione di un grande amore, con una donna talmente fascinosa da fare invaghire di sé perfino un albero!»
Inserito il 28/06/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Focu ardenti" di Santo Grasso  

Commento n° 289
«Leggo talvolta questa autrice sentimentale, che vuole rimanere nel solco della più collaudata tradizione della poesia napoletana classica (anche se i miei gusti sono un po' diversi) . Proprio per questo (e nell'unico intento di esserle utile) le consiglierei di stare maggiormente attenta all'uso di accenti, apostrofi, consonanti semplici o doppie, ecc. Porto qualche esmpio: nel titolo "a" e non " 'a", al 5° verso "se fa" e non "sé ffà", al 13° "addò te" e non "ddà ttè", al 14° " 'e ttoje" e non " 'e toje", all'ultimo " 'e te" e non " 'e tte' " .»
Inserito il 27/06/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "'A bassa voce" di Rosita Bottigliero  

Commento n° 288
«Leggo dopo molto tempo dalla pubblicazione questa poesia che ben descrive i tormenti e le inquietudini che arreca un amore perduto. Questo desiderio - ahinoi vano - di rinnovare qualcosa che si è ormai nascosto per sempre nei meandri di un tempo passato ha, secondo me, qualcosa di divino. E' quasi come la pretesa di volere afferrare un Dio per sua natura sfuggente ed inavvicinabile, eppure, come ci viene insegnato, presente "in cielo, in terra e in ogni luogo" . E' questo forse il destino dell'imperfetto genere umano: perdere l'Eden, e passare il resto della vita a rincorrerlo vanamente, abbellendolo ulteriormente!»
Inserito il 22/06/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Smemorata" di Alma Gjini  

Commento n° 287
«Immaginiamo una lampada appesa al soffitto: il bene è la luce che da essa si sprigiona e che si diffonde in una zona della stanza; il male è tutto lo spazio che resta all'ombra. Ma la vita, come un continuo terremoto, scuote quella lampada vigorosamente, col risultato che molte parti della stanza che erano alla luce saranno invase dall'ombra, e viceversa... (Devo questa metafora al ricordo della visione di un vecchio film poliziesco francese.)»
Inserito il 18/06/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Il bene e il male" di Giuseppe Vita  

Commento n° 286
«Catania, Napoli... Forse le città nate ai piedi di un vulcano sono destinate ad assumere le sue caratteristiche, e forse la furia distruttrice di quell'elemento della natura si trasmette agli abitanti, che sentono il bisogno di perpetuarne l'opera malvagia, quando esso non è attivo... Forse le città non dovrebbero mai nascere nei pressi di un vulcano!»
Inserito il 04/06/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "" di   

Commento n° 285
«E' rasserenante la positiva fantasia che ha dettato all'autore questa gradevole poesia. Nel momento del trapasso vorremmo rimediare a tutti gli errori commessi in vita, ma siamo al contempo contenti di averla vissuta. Sono plausibili i due codici linguistici scelti dal poeta (l'italiano per il Padreterno, il Signore, e il dialetto per un imperfetto rappresentante della razza umana e terrena) .»
Inserito il 01/06/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "'o paraviso 'nterra" di luigi abbro  

Commento n° 284
«Ho apprezzato questa lunga poesia che, con parole semplici e chiare, indaga il mistero che si cela in particolare dietro la voce e lo sguardo (di un uomo, in questo caso, ma naturalmente vale anche il contrario) . E' da quelle parole (che vorrebbero dire molto di più), da quegli sguardi (che vorrebbero vedere molto di più) che nasce il più raffinato erotismo, che fa sognare, vagheggiare, elevare un'anima (e non è tanto importante se poi a tutto ciò non c'è un seguito, perché a volte è con l'immaginazione che si raggiungono le stelle più lontane e splendenti) .»
Inserito il 01/06/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "L'Intesa" di Eleonora Strazzante  

Commento n° 283
«16 lustri, 82 anni, 1000 mesi, 30000 giorni, 720000 ore, 43000000 di minuti, 2600000000 di secondi... Come cambia la cognizione del tempo, a seconda delle parole che usiamo per suddividerlo! La nostra vita è lunga, o breve? Dico soltanto che non mi basterebbe, volendo dedicare a ognuno di loro un giorno, per conoscere tutti gli abitanti della mia cittadina (40000) ...»
Inserito il 28/05/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Trentamila ad ognuno di noi" di sergio garbellini  

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