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Trovati 1032 commenti di Antonio Terracciano

Commento n° 342
«Sperimentare il bilinguismo in poesia è, secondo me, una strada che dovrebbe essere percorsa più spesso. L'uso di un'altra lingua (in questo caso il dialetto napoletano), per ribadire ed ampliare concetti già espressi nella prima, li rafforza e li approfondisce, siccome ogni idioma ha delle peculiarità, delle sfumature che rendono praticamente intraducibile un'espressione da una lingua all'altra conservandone l'identico valore. Usando in modo cristallino gli ottonari e le due lingue, il poeta è riuscito benissimo in questa operazione (forse più di avanguardia di tante altre ostinatamente sbandierate come tali) .»
Inserito il 15/04/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Sei (Sì)" di Peppe Cassese  

Commento n° 341
«Il linguaggio non verbale (quello dei gesti, quello degli occhi...) , qui brevemente ed efficacemente analizzato dalla poetessa, è davvero spesso più vero di quello verbale, ma ha lo svantaggio, credo, della più difficile interpretazione (di solito, però, una donna è molto più abile di un uomo in questa operazione) .»
Inserito il 10/04/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Il gesto" di carla vercelli  

Commento n° 340
«Il poeta, in questa poesia, mostra di avere tutti gli ingredienti che formano il vero scrittore, o almeno due: la necessità di scrivere per recuperare il passato, perché ciò, oltre a farlo stare meglio, serve anche a tramandare agli altri momenti di vita che rischierebbero di andare forse per sempre perduti, e la consapevolezza della sconfitta, senza la quale non mi risulta che possa nascere una qualche opera letteraria di vero pregio (gli dei, può darsi, pentiti per la sconfitta che gli hanno fatto subire, ricompensano lo scrittore con le gioie sopraffine che il dono della scrittura sa fargli provare) .»
Inserito il 04/04/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Mi chiedo perché continuo a scrivere poesie" di Duilio Martino  

Commento n° 339
«Al di là dell'indubbia bellezza di questi suggestivi endecasillabi, bene ha fatto il poeta a ricordarci il pregio delle vecchie (e rare) foto in bianco e nero. Nel mondo attuale si fotografa di tutto (anche l'inutile), ed a colori. Il bianco e nero, invece, aveva (ed ha ancora, per i fotografi più intelligenti) un maggiore fascino, forse perché il nostro stato d'animo, cangiante, può colorare in modo diverso, con la nostra immaginazione, quelle fotografie, destinate solo apparentemente a rimanere tristemente bicolori.»
Inserito il 23/03/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Foto in bianco e nero" di ex Lorenzo Crocetti  

Commento n° 338
«Al di là della sua personale vicenda, l'autore descrive molto bene quello che è il Cilento, questa subregione all'interno della Campania, questa subprovincia all'interno della stessa provincia di Salerno. Il Cilento è conosciuto poco e male da tanti Campani, che preferiscono attraversarlo velocemente in autostrada per andare a fare le vacanze in Calabria, non pensando di avere più a portata di mano una meraviglia della natura, con spiagge ancora pressoché incontaminate, con un entroterra ricco di prodotti genuini e con paesaggi davvero affascinanti. Il Cilento, patria della dieta mediterranea, è, con la Sardegna, la zona d'Italia con un il più alto numero di ultracentenari: è un ottimo sostituto dell'ormai perduto Paradiso terrestre!»
Inserito il 21/03/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Cilento" di Paolo Ursaia  

Commento n° 337
«L'indossatrice è donna per antonomasia. Chi, meglio di una donna, è capace di indossare con disinvoltura abiti diversi a seconda delle occasioni? Chi, più di una donna, ha sentimenti continuamente cangianti e rappresentati di volta in volta da un abito diverso? Chi, al posto di una donna, è capace di vivere in modo così naturale la vanità? Quando una poesia è capace di suscitare agevolmente tali ragionamenti, la forma conta poco: è poesia con la "p" maiuscola!»
Inserito il 18/03/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Sfilata" di Simona Biancolin  

Commento n° 336
«Sì, le stelle sono troppo lontane, e chissà, se le raggiungessimo, forse potremmo trovarci le stesse cose che abbiamo qui sotto gli occhi...
Questa poesia mi ricorda un po' il "Pater noster" di Prévert, in cui il francese invita Dio a restare nei cieli, perché anche noi, a New York, a Parigi, abbiamo i nostri intriganti misteri che possono valere quelli della Trinità, perché ci sono le belle ragazze nude che non osano mostrarsi, perché perfino le disgrazie sono grandiose...
»
Inserito il 16/03/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Amo le puttane" di Guevara  

Commento n° 335
«Effettivamente, chi ha la fortuna di possedere ancora una macchina da scrivere (o per scrivere) funzionante (e riesce a rifornirsi dei nastri ormai quasi introvabili) può accorgersi della differenza che c'è tra la sua tastiera e quella del computer. Il ticchettio che fuoriesce dalla macchina da scrivere è un vero suono, una specie di musica che ha il potere, fra l'altro, di aiutare, come sostiene la poetessa, l'emergere dei ricordi con maggiore nitidezza, mentre battiamo.»
Inserito il 13/03/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Tu, pietra angolare" di Laura Chiarina  

Commento n° 334
«Con questi bellissimi versi (quasi sempre endecasillabi perfetti), la poetessa, con grande sincerità, che non si può non cogliere, pone l'accento su chi, più sfortunato di noi, ne avrebbe di motivi per lamentarsi, e che invece, forse proprio perché più abituato al dolore, ci è di conforto, è come una stampella per le nostre vite certo più agiate materialmente, ma spesso prive di calore umano.»
Inserito il 20/02/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Amica d'altra vita" di Tonia La Gatta  

Commento n° 333
«Scrive U. Eco nella "Bustina di Minerva" dell'"Espresso" (1 agosto 2013): "Credo che si sbagli a considerarlo un gesuita argentino: è un gesuita paraguayano. E' impossibile che la sua formazione non sia stata influenzata dal 'sacro esperimento' dei gesuiti del Paraguay. (...) I gesuiti avevano certamente instaurato un severo regime paternalistico. (...) Contro questo governo teocratico si erano scagliati molti illuministi, parlando del regime più mostruoso e tirannico mai visto al mondo. (...) Non è male vedere ogni tanto, su quanto accade oggi, il baluginio della Storia. "»
Inserito il 16/02/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Er papa novo" di filiberto  

Commento n° 332
«E' un bellissimo omaggio in senari al gatto, in occasione della sua festa (che non sapevo esistesse) . La poetessa, in pochi versi, ripercorre tutte le fasi salienti della storia fortunata e sfortunata dello stupendo animale. Ho molto apprezzato anche il video, ricco di citazioni di grandi scrittori amanti del felino e arricchito di un'adeguata musica jazz. L'ultima quartina esprime con molto garbo una profonda verità: i gatti e le donne sono degli esseri superiori!»
Inserito il 15/02/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Felinità" di Oriella Del Col  

Commento n° 331
«Vedo questa poesia come un atto d'amore per Napoli da parte di chi è costretto (costretta) a starne lontano. Come le persone che si è costretti a lasciare, così anche le città sembrano, da lontano, più belle e seducenti, come è naturale che sia. Apprezzo il dialetto curato, con alcune sfumature che ormai i napoletani residenti non usano più (in particolare l'articolo determinativo maschile singolare: "lu" al posto del moderno " 'o") .»
Inserito il 14/02/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Aspettame ' ca torno" di EmiliaGuerra  

Commento n° 330
«I versi sono tutti settenari (eccetto l'ultimo della seconda strofa) e basati su un sapiente gioco di rime. La poetessa esamina tutte le possibili sfaccettature di un Dio che, comunque lo si consideri, non sa risolvere i nostri problemi sociali. E' il falò la soluzione? Non saprei, ma certamente, col tempo, siamo ad esso destinati!»
Inserito il 12/02/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Fede astratta" di Tonia La Gatta  

Commento n° 329
«Bella poesia scritta in un buon dialetto napoletano, poesia che invita la gente a credere in qualcosa, a cercare di realizzarla, a fare sforzi per ottenerla e a non arrendersi davanti ai tanti inevitabili risultati negativi. Da un punto di vista tecnico, sono interessanti queste terzine che, eccetto la prima, si compongono di due versi settenari più un ultimo verso endecasillabico.»
Inserito il 04/02/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "A furia 'e ce pruvà" di Andrea Sbarra  

Commento n° 328
«Adeguatamente arricchita del bellissimo jazz di New Orleans di "Petite fleur", questa poesia sulla forza dell'amore si avvale dell'uso dell'incantatrice lingua sarda, capace a volte più dell'italiano di esprimere con nitidezza il vigore dei sentimenti umani.»
Inserito il 29/01/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Attaessa" di Anna Maria Cherchi  

Commento n° 327
«Il fascino che la natura è in grado di esercitare su un animo giovanile non si ripete in età più avanzata, quando l'uomo ormai non riesce ad essere ugualmente attratto dai suoi segreti e dai suoi misteri. Tutto questo è reso, con classe sopraffina, dal poeta in tre quartine di perfetti endecasillabi, capaci di accompagnare, forse più di altre forme metriche, i delicati sentimenti espressi.»
Inserito il 23/01/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Balze" di ex Lorenzo Crocetti  

Commento n° 326
«Mi ricordo bene di questa storiella, che il poeta ha opportunamente trasformato in poesia usando adeguati e scorrevoli ottonari, perché mio padre me l'aveva raccontata più volte. Non sono sicurissimo, ma mi pare che la storia abbia origini molto antiche e che se ne trovi una versione già nelle "Mille e una notte" .»
Inserito il 14/01/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "L'altrui parere" di Gerardo Cianfarani  

Commento n° 325
«I gesti sono le espressioni naturali dei nostri pensieri, mentre le parole sono quelle artificiali; i gesti vanno in giro con le proprie gambe, le parole con protesi... Ecco la grande verità che emerge da questa poesia, di importanza inversamente proporzionale alla sua lunghezza.»
Inserito il 07/01/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Nella natura degli scambi" di poeta per te zaza  

Commento n° 324
«Sognare di far dialogare fra loro questi due personaggi emblematici della letteratura del Novecento può venire in mente soltanto a un lettore forte e attentissimo, qual è, evidentemente, l'autore di questa preziosa poesia.»
Inserito il 29/12/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Dell'incontro fra Swann e Leopold Bloom" di omissam  

Commento n° 323
«L'autore ci delizia con la musica che proviene da questi precisi ottonari scritti in dialetto napoletano "comme il faut", e ci fa molto riflettere: per certe persone, che vivono nel lusso e nell'agiatezza, forse è Natale tutti i giorni, e sarebbe bello se i poveri e gli emarginati avessero, con gli interessi, nel giorno di festa tutto ciò che in precedenza è stato loro negato. Negli ultimi versi, poi, avverto (ma forse è solo un'impressione personale) una frecciatina contro la contemporanea "jeunesse dorée": tu, ragazzo che hai tanto e che non sei abituato ai sacrifici, sei sicuro di uscire indenne dalle prime difficoltà della vita?»
Inserito il 26/12/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "E’ Natale tutt’e juorne" di Peppe Cassese  

Commento n° 322
«L'autore descrive con parole adeguatissime le bellezze di Monte Sant'Angelo, nel cuore del Gargano. Soprattutto gli ultimi versi mi hanno fatto rivivere la mia breve visita alla cittadina pugliese, molti anni fa, quando, scendendo ripidamente, con la mia "Dyane", dai suoi 800 metri al mare di Manfredonia, ebbi la cognizione di quante siano le bellezze italiane, anche le meno conosciute.»
Inserito il 13/12/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Monte S. Angelo" di Francesco Falconetti  

Commento n° 321
«Trovo deliziosa questa poesia in dialetto napoletano, piena di ritmo. Il ritmo è dato, in ogni terzina, dai due senari seguiti da un verso di quattordici sillabe. I primi due versi presentano un differente tipo di bene, e poi il poeta giunge, in ogni verso conclusivo, ad un rapido e coinvolgente punto d'arrivo, talvolta scontato e talaltra inatteso, di quel tipo di bene. Il poeta usa, inoltre, un dialetto scritto in modo davvero corretto, un dialetto che (anche se è un piccolo contributo) può aiutare a risuscitare la vera e pura tradizione della poesia napoletana.»
Inserito il 06/12/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "’E facce d’o bene" di Andrea Sbarra  

Commento n° 320
«Il poeta ci mette sotto agli occhi, con invidiabile chiarezza poetica, ciò che chi scrive dovrebbe sempre chiedere alle sue poesie: essere migliori delle precedenti, dire qualcosa di nuovo, arrivare alla perfezione. E' questo, come ci spiega lucidamente il poeta nelle metafore dei versi finali, un obiettivo irraggiungibile ma che, ciononostante, dovrebbe sempre essere in cima ai pensieri di chi si dedica seriamente a questa affascinante e difficile arte.»
Inserito il 24/11/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "La poesia" di Gesuino Curreli  

Commento n° 319
«Mi è molto piaciuta questa poesia, scritta con uno stile semplice, che però subito penetra nell'animo del lettore sensibile, come quello della ragazza che lascia una lauta mancia al suonatore, non come quelli dei viaggiatori insensibili che girano la faccia dall'altra parte. Il suonatore è un poeta (pensa ancora alla ragazza perduta ed ama la sua gatta invalida che lo aspetta) che non chiede direttamente l'elemosina e che, se la riceve, l'ha ampiamente guadagnata, perché è riuscito, col potere della musica (non importa se un po' sgangherata), ad allietare il breve viaggio spesso grigio dei fruitori della metropolitana.»
Inserito il 18/11/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Andrès suona la fisarmonica" di Floriano Fila  

Commento n° 318
«Ecco davvero una bella poesia sulla nostalgia dell'aver trovato l'anima gemella e di averla poi (come mi sembra di capire) persa. Ecco davvero una bella poesia in versi liberi, ma sapientemente architettati, in modo tale da infonderle quel particolare ritmo (perché, secondo me, un ritmo ci deve comunque essere in una poesia) che io amo definire "jazz" (e, in tal senso, è appropriatamente scelta anche la colonna sonora) .»
Inserito il 09/11/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Sulla mia lingua" di Taoco Glotami  

Commento n° 317
«E' davvero bella e variegata la nostra amata patria! Sono pesarese dal lato materno, e comprendo abbastanza bene il dialetto di quella città, ma per leggere questa poesia in fanese, nonostante la distanza di soli dodici chilometri tra le due città, mi sono dovuto servire più volte della traduzione!
Fa bene comunque l'autore a porre l'accento, in questa sua poesia, soprattutto sul carattere gaio di Fano, che già mia nonna, pesarese nata alla fine dell'Ottocento, individuava in confronto alla più seriosa Pesaro, ed al quale aveva talvolta con me fatto cenno.
»
Inserito il 27/10/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Fanesitudine" di Massimo Curzi  

Commento n° 316
«Poesia di notevole ed ottimistico contenuto, sorretta da un ritmo piacevole e incalzante. Esso è dovuto ai sette endecasillabi che, seppur spezzati (tranne il primo), riescono ad accattivare l'orecchio del lettore.»
Inserito il 19/10/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "L’amore guarisce anche la paura" di Libera Mastropaolo  

Commento n° 315
«Aiutato dalla musica ben scelta, in questa sua opera il poeta ci fa fare un viaggio nella Parigi degli anni Venti o Trenta. Sono sempre benvenute le poesie sulla "ville lumière", soprattutto quelle che hanno il pregio di saperci riportare indietro nel tempo, quando tutto era più genuino e schietto. Come in un film di Renoir figlio, come in un quadro di Renoir padre, sembra anche a noi di partecipare ad una scenetta popolare, ricca di uno charme ormai per sempre perduto.»
Inserito il 14/10/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Il tempo di non esserci mai stato" di Nunzio Buono  

Commento n° 314
«Non a caso forse il poeta conclude la sua operetta parlando male dei politici. E' stato proprio un politico infatti (del quale speriamo che si sia ora per sempre concluso il suo disgraziato ventennio "biscionista") a rovinare la televisione, con i suoi spettacoli "trash", con i suoi avvocaticchi a senso unico, con l'insistenza gridata sulla cronaca nera, ecc., ecc. La moneta cattiva, si sa, scaccia la buona, e la "Rai", per non perdere ascolti (apportatori di pubblicità e di soldoni) si dovette adeguare. Speriamo che questa maledetta stagione (nemica della cultura, nemica nostra) che ci rende, anche in questo campo, maglia nera in Europa, si stia per concludere! Ma per recuperare ci vorrà tempo, tanto tempo...»
Inserito il 08/10/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Tv... non se ne può più" di Alessandro Porri  

Commento n° 313
«Con fervida immaginazione questa poetessa (italiana del Brasile) ricrea i pensieri che probabilmente avevano in testa gli emigranti della fine dell'Ottocento. Nella seconda parte della composizione avverto la presenza (credo voluta) di tre o quattro "portoghesismi", forse per indicare il cambiamento linguistico, ancora impercettibile ma già operante, nelle menti degli emigranti all'avvicinarsi della meta in cui trascorreranno il resto della loro vita.»
Inserito il 03/10/2013 da Antonio Terracciano alla poesia "Addio Terra Amata" di Ana Stoppa  

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