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Trovati 1032 commenti di Antonio Terracciano

Commento n° 402
«Profonda come sempre, la poetessa questa volta filosofeggia sui viaggi, in una poesia che oscilla tra Proust (nella prima parte) e Leopardi (nella seconda) . La "madeleine" proustiana si trasforma in quei limoni, in quella cioccolata che richiamano alla mente mete raggiunte in passato, ed il "sabato" leopardiano diventa il viaggio stesso, spesso più bello della destinazione in cui poi si giunge. E, del resto, lo stesso Proust, forse, amò Venezia più vagheggiandola durante la lunga attesa di andarci che dopo averla finalmente visitata.»
Inserito il 10/12/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Viaggi" di carla vercelli  

Commento n° 401
«Effettivamente la poesia sembra " rimbombare nelle stanze dell'anima" quando non trova la via d'uscita, cioè la penna e la carta. Però a me dà l'impressione di non essere una visitatrice invadente, ma alquanto delicata: bastano pochi minuti, talvolta dei secondi, perché essa, non vedendosi trasformata in parole, si dissolva, non lasciando alla persona che ha visitato neppure l'eco, nemmeno l'ombra di quella sua trascurata presenza.»
Inserito il 07/12/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Poesia senza voce" di angelo blu  

Commento n° 400
«Fa bene il poeta a lanciare questo grido di dolore per le sorti del dialetto napoletano (orale, ma soprattutto scritto, preciserei), usato sempre peggio con il passare del tempo. Le cose o si fanno bene, o non si fanno (io, ad esempio, napoletano -di provincia- solo dal lato paterno) rinuncio a usare il dialetto orale, per non fare brutte figure, e quelle poche volte che l'ho scritto ho sudato le famose sette camicie per evitare errori! Penso che abbia ancora ragione R . Viviani: "Talento ne tenimmo, avimmo ingegno: / nu poco sulo ca ce sustenimmo, / cunquistarrammo chillu posto degno / ca, pe' mullezza nosta, nun tenimmo" (penultima quartina della poesia "Campanilismo") .»
Inserito il 01/12/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "'O dialetto perduto" di Andrea Sbarra  

Commento n° 399
«E' una poesia gradevole per forma e molto originale e interessante per contenuto, a cominciare dal titolo (l'autore ribalta l'idea che "la vita è un'illusione" in quella che "l'illusione è la vita") . Il poeta ci invita a nutrirci di piccoli sogni, a vedere soprattutto il lato buono delle cose, a considerare i famosi bicchieri più mezzi pieni che mezzi vuoti, per vivere più serenamente. In questi consigli datici, in questo industriarsi per cecare di eliminare una parte di dolore dalla vita, vedo (posso sbagliarmi) nella composizione un'ottima esemplificazione di un noto e fondamentale insegnamento buddhista.»
Inserito il 30/11/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "L'illusione è vita" di Gino Ragusa Di Romano  

Commento n° 398
«Sì, forse Napoli non gli ha dedicato niente, ma per fortuna altri comuni della Campania, a cominciare dalla sua città natia, Castellammare di Stabia, si sono in qualche modo ricordati di lui, con strade, scuole, un teatro... Del resto, nella seconda parte della sua poesia, il Lettieri cita, non so se volutamente, proprio il contenuto di "Campanilismo" di Viviani, in cui il grande poeta (amico di Petrolini, e da alcuni critici paragonato a Brecht) se la prende proprio con i Napoletani (degli anni Trenta) che, a differenza degli altri Italiani, stentano alquanto, per invidia, a riconoscere il genio di un loro concittadino. E si sa, tutto si può dire e scrivere a Napoli, tranne parlare male della città e dei Napoletani...»
Inserito il 19/11/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Raffaele Viviani" di Pasquale Lettieri  

Commento n° 397
«La poetessa, con apprezzabile sincerità, dice una grande verità: gli uomini (anche i brutti) preferiscono le belle. Ma a tutto c'è qualche eccezione, e non bisognerebbe mai disperare. In letteratura, ad esempio, è ben nota la trama della "Coscienza di Zeno" di Italo Svevo. Zeno entra in casa della famiglia di un importante banchiere, che ha quattro figlie femmine, delle quali una è un po' bruttina. Il protagonista cerca invano di conquistare, una dopo l'altra, le tre sorelle più belle, che fanno le schizzinose; la quarta non demorde, e pian piano, nonostante i suoi apparenti difetti, riesce a conquistare il giovanotto, e a sposarlo: sarà felicemente la moglie di Zeno per tutta la vita!»
Inserito il 12/11/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "La condanna" di Cuccu Anna Maria  

Commento n° 396
«Leggo in ritardo questo perfetto sonetto dialettale, scritto in modo alquanto accattivante nonostante l'argomento trattato. Certo, se riflettiamo un po', i morti sono fortunati perché, come suol dirsi, hanno finito di soffrire, e perché sono entrati in una "vita" eterna. Cosa sono i pochi anni di vita terrena di fronte all'eternità? E se fosse quella la nostra vera dimensione?»
Inserito il 11/11/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Un po' d'invidia c'è" di Gerardo Cianfarani  

Commento n° 395
«Io credo che il sonetto non sia affatto "da buttare", e che il validissimo autore abbia messo quella nota per il gusto di depistare qualche lettore eventualmente sprovveduto. Infatti vengono considerati perfetti endecasillabi anche i versi con dodici sillabe, se le uscite sono, come accade quattro volte in questa poesia, sdrucciole.»
Inserito il 08/11/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Un sonetto da buttare" di ex Lorenzo Crocetti  

Commento n° 394
«E' una poesia ricca di immagini penetranti e benissimo elaborate, leggendo la quale mi sono messo a riflettere. Forse è nella natura umana essere dipendenti da qualche cosa, dallo studio, da un genitore, da un amore, dal lavoro, dall'arte, dal denaro... Quando, per qualche motivo, un giovane non è più, o non è ancora, dipendente dalle cose elencate prima, la tossicodipendenza rischia di impadronirsi dei suoi giorni vuoti, e di riempirli.»
Inserito il 08/11/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Più non ricordo in quale giorno" di Silvana Poccioni  

Commento n° 393
«A parte la poesia, bella, semplice e chiara, ho molto apprezzato la nota, in cui l'autrice si scusa perché, per colpa della tastiera, non ha potuto mettere l'accento giusto su una parola. Penso che queste spiegazioni andrebbero sempre date, perché la poesia, in fin dei conti, è un fatto linguistico (la lingua è come la carrozzeria di un'automobile, che appare alla vista del passante, mentre il motore - il sentimento - rimane confinato all'interno: bisogna aprire il cofano per vederlo...) . Il contenuto della poesia è giustamente variamente interpretabile, ma la forma dovrebbe essere impeccabile.»
Inserito il 03/11/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Sono un giocattolo rotto" di Laura Chiarina  

Commento n° 392
«L'autore, a parte i sogni (che potrebbero - perché no? - avverarsi) che coltiva per la sua produzione poetica, pone l'accento (e lo chiarisce nella nota) su una profonda e amara verità. Quando, ventenne, negli anni Settanta bazzicavo le librerie (soprattutto di Napoli), esse avevano la buona abitudine di porre i libri di poesia in primo piano (e ciò mi invogliò a comprarne alcuni, rinunciando magari a bisogni più futili); col passare del tempo essi si sono rintanati, come se fossero animaletti che fanno ribrezzo, sempre più all'interno di quelle librerie, ed ora bisogna armarsi di tanta pazienza per scovarli. Per fare affari, adesso le librerie mettono spesso in primo piano dei libretti insulsi, che però si vendono bene!»
Inserito il 30/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "In fondo allo scaffale" di Ventola raffaele  

Commento n° 391
«Credo di capire ciò che il poeta ha voluto trasmettere con la sua poesia. Le case, i luoghi dove nasciamo, o comunque trascorriamo la parte forse più importante della nostra vita (l'infanzia, l'adolescenza, la giovinezza) lasciano in noi un'impronta indelebile. Forse perché sono nato anch'io, nel dopoguerra, in una di quelle solide case "mussoliniane" per gli operai dell'allora lì nascente industria automobilistica ed aeronautica, in un comune fino ad allora prevalentemente agricolo in provincia di Napoli, ho sempre pensato che qualcosa mi legava sottilmente all'Agro pontino, riempitosi a quei tempi di genti di tutta Italia speranzose in un futuro più radioso, che forse si sarebbe potuto realizzare se l'Italia non fosse entrata in guerra.»
Inserito il 30/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Pomezia, primordiale sorella" di pompeo conte  

Commento n° 390
«E' davvero una bella poesia, per la potenza dei significati espressi con così poche parole. All'inizio mi ricorda un po' la da me molto amata "Natale", di Ungaretti ("Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo / di strade (...) ") . Poi il poeta esprime il desiderio di accarezzare le pietre delle Piramidi che, dal passato remoto dal quale provengono, saranno senz'altro in grado di comunicare al visitatore una sensazione certamente intensa, quasi erotica, rendendosi capaci, forse, di accompagnarlo meno traumaticamente in un altro mondo, dove gli antichi Egizi credevano che almeno i Faraoni andassero dolcemente a finire.»
Inserito il 30/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Passeggiata alle piramidi" di Romavide  

Commento n° 389
«Secondo lo "Zingarelli" è eroe "chi sa lottare con eccezionale coraggio e generosità, fino al cosciente sacrificio di sé, per una ragione o un ideale ritenuti validi e giusti" . Ebbene, in accordo con l'autore di questa poesia, ho spesso pensato che i veri eroi non siano tanto quelli delle guerre (sono valide e giuste le motivazioni belliche?) o degli sport estremi (nella pratica dei quali ci vuole anche una bella dose di incoscienza), ma le persone comuni che, magari non amando tanto il loro lavoro, si sacrificano generosamente per il bene della collettività, pur rendendosi conto di non stare impiegando nel migliore dei modi le loro risorse (penso a tanti insegnanti, impiegati, operai, ecc.)»
Inserito il 28/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Gli eroi" di Elio Casanovi  

Commento n° 388
«Non sono certo un bimbo, ma questi dodecasillabi deliziosamente rimati mi hanno davvero catturato (forse anche perché amo i gatti) . E' davvero una poesia adatta ad essere imparata dai bambini, che possono da essa carpire alcuni segreti dei felini e imparare a rispettarli.»
Inserito il 21/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Ciuffino il gatto pigrone (poesia bimbi)" di Cinzia Castellana  

Commento n° 387
«Leggo con piacere (forse anche perché la famiglia di mia madre era marchigiana, di Pesaro) i "quadretti corinaldesi" di questo bravo autore. Qui egli pone l'accento sul ricordo del passato, pratica che non trova sempre tutti favorevoli, perché, sostengono costoro, bisogna guardare al futuro. Ma cos'è il futuro, se non la continuazione sotto altre forme del nostro incancellabile passato? Ho linguisticamente apprezzato molto anche la nota, per la presenza di quell'espressione dialettale che ci fa meglio gustare l'aneddoto.»
Inserito il 21/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "I sentieri del Tempo" di Paride Giangiacomi  

Commento n° 386
«Ampia e chiara panoramica sulla galoppante immigrazione in Italia. Ma, mi domando a volte, è davvero mai esistita l'Italia? Garibaldi e i suoi Mille la unirono per volontà degli stranieri (degli Inglesi soprattutto), e basta aprire un testo di genetica per scoprire, ad esempio, che i geni dei Marchigiani e degli Umbri sono più simili a quelli dei Polacchi che a quelli di tanti altri Italiani... E' una storia lunga: già l'antica Roma, se non erro, brulicava di genti di tutte le razze allora conosciute... Il nostro è un Paese particolare che, secondo il mio modestissimo parere, può rispettare meglio la sua plurimillenaria storia proprio aprendo le porte (anche adesso) a tanti stranieri che, una volta assimilati, diventeranno i nuovi Italiani.»
Inserito il 14/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Aggiungi un posto a tavola ..." di sergio garbellini  

Commento n° 385
«Capita raramente di trovare, nella poesia italiana contemporanea, anche quella dei poeti famosi, una composizione così bella, armoniosa, impeccabile tecnicamente e latrice di un messaggio tanto gioioso, articolato in cinque punti: il tentativo di raggiungimento dell'infinito (prima strofa), l'abbinamento della poesia alla musica (seconda strofa), la capacità di sfiorare il mistero (terza strofa), il riconoscimento di un valore quasi terapeutico della nostra arte (quarta strofa), e l'abilità della poesia di toccare le più nascoste corde dell'anima (ultima strofa) .»
Inserito il 12/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Il mio inno alla poesia" di Dorella Dignola  

Commento n° 384
«Chissà, per una donna forse (come per un uomo, d'altronde) sarebbe opportuno sperimentare entrambi i volti dell'amore (quello infernale e quello paradisiaco) e, anche senza arrivare all'aforistico sarcasmo di Karl Kraus ("Una testa perversa può risarcire la donna di tutti i peccati che dieci corpi sani non hanno commesso su di lei") , bisognerebbe comunque riconoscere che la stragrande maggioranza delle persone, che non passa attraverso entrambe queste esperienze, le vive prima o poi nella sua immaginazione, o nell'attività onirica.»
Inserito il 11/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Un nuovo amore per voltare pagina" di sergio garbellini  

Commento n° 383
«L'accurato e bel sonetto mi ha fatto ricordare un vecchio film di Alberto Sordi. Il Nostro, emigrato in Germania, conosce una bellissima ragazza tedesca, e se ne innamora subito. Ma quando la ragazza lo fa entrare in casa sua, e lui vede la fotografia di una vecchia decrepita, la madre della ragazza, Alberto cambia presto idea!»
Inserito il 08/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Incontro con il vecchio amore" di ex Lorenzo Crocetti  

Commento n° 382
«La poesia mi è molto piaciuta per l'argomento che tratta con efficacia (l'ascensione a una montagna, che concede al cuore una gioia che è un misto di bellezza della natura e di spiritualità) . Se mi è permesso, però, sarei un po' dubbioso sulla tecnica: finire (soprattutto quando non c'è l'obbligo della metrica) un verso con un articolo, una preposizione o un aggettivo rende secondo me un po' più dura la lettura (sembra quasi di avvertire uno scatto, uno iato poco piacevoli all'orecchio) . Io (che comunque non sono nessuno) avrei scritto "questo prato", "alla gioia" e "le profonde" nello stesso verso.»
Inserito il 07/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Mattina ad Albino" di Matteo Manigrasso  

Commento n° 381
«Chi è stato anche una sola volta a Genova non può che riconoscerla in questi bei versi, e farsi da essi catturare. C'è quel senso di angustia, di strettezza (così ben caratterizzato dai "carugi") , c'è la (prudente) accettazione delle diversità (le porte aperte, ma con le catenelle), c'è la paridisiaca onnipresenza dei gatti (chi non ricorda "La gatta" di Gino Paoli?) e c'è la consapevolezza che Genova è solo una parentesi tra il mare e le colline, parentesi che però entra nell'animo e che si è restii ad abbandonare.»
Inserito il 06/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Vicoli di Genova" di Massimiliano Moresco  

Commento n° 380
«Sembra quasi di leggere una pagina (XLIX) dell'"Elogio della follia" di Erasmo da Rotterdam, quella in cui il saggio Olandese scrive: "[ Gli insegnanti ], sempre affamati, sempre sporchi, se ne stanno nelle loro scuole, e le ho chiamate scuole, ma avrei dovuto dire luoghi dove si lavora come schiavi, camere di tortura; fra turbe di ragazzi invecchiano nella fatica; assordati dagli schiamazzi, imputridiscono nel puzzo e nel sudiciume (...) Mentre ficcano in testa ai ragazzi madornali sciocchezze (...), non ostentano sprezzante superiorità? (...) "»
Inserito il 05/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "SL. C. (Stress lavoro correlato)" di India  

Commento n° 379
«Sono anch'io convinto, come del resto sosteneva Paul Valéry, che sia una divinità, o un angelo, come scrive il poeta, ad ispirarci. Ma questo angelo ha ali velocissime e non ama soffermarsi troppo presso di noi, per cui ci regala solo pochissimi versi, e a volte soltanto un verso incompleto. E quegli "alfabeti che attendono di nascere", quelle "lettere storte sull'acqua" sono i nostri sforzi, imperfetti, perché soltanto umani, che servono se vogliamo portare a termine la poesia.»
Inserito il 04/10/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "La migliore poesia" di Felice Serino  

Commento n° 378
«Ci sono (c'erano?) persone che, come quella tratteggiata abilmente dal poeta, sembrano nate per raccontare barzellette, indipendentemente dal mestiere che fanno, risollevando l'umore di chi ascolta. Ricordo che, da militare, fui invitato con un altro soldato una sera a cena da un dipendente civile nelle campagne di Civitavecchia. C'era anche un colonnello veneto di una certa età, che tenne tutti in sospeso per mezz'ora raccontandoci una storia apparentemente vera e triste (di una signora che aveva perso una valigia e che doveva assolutamente ritrovare) . La sua arte fu quella di aspettare che qualcuno (come accadde) facesse la domanda "Ma cosa c'era di tanto importante nella valigia? ", per consentirgli di dire una comunissima parolaccia.»
Inserito il 30/09/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Il barzellettaro" di Lucillo Dolcetto  

Commento n° 377
«Le lettere d'amore saranno pure "ridicole", come sosteneva il grande poeta portoghese Fernando Pessoa, ma non si può negare che, soprattutto a distanza di tempo, di tanto tempo, producano dei quasi paradisiaci effetti, così ben descritti dalla poetessa nella sua semplice, chiara e gradevole composizione. Come essa ci fa intendere alla fine della poesia, anche le più belle storie d'amore che si trovano in tanti romanzi famosi non sono capaci di suscitare in noi sentimenti così intensi come quelli delle lettere d'amore, magari letterariamente modeste, che abbiamo ricevuto, non sanno fino in fondo ciò che noi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle.»
Inserito il 29/09/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Lettere d'amore" di Maria Vittoria Spinoso  

Commento n° 376
«Condivido ciò che mi sembra l'autore abbia voluto esprimere nella sua composizione: l'uso delle armi risolve poco o nulla, e ci vorrebbe maggiore tolleranza. Lasciamo pure da parte Putin, ma se un uomo insospettabile come il Presidente della Svizzera ha affermato che le attuali azioni militari in Medio Oriente sono illegali, qualcosa di vero ci sarà! Nell'ultima quartina, poi ("Solo perché non si taglia la gola / non è detto che dall'errore siamo fuori... ") , vedo quasi riassunte le "Lettres persanes" che il buon Montesquieu aveva scritto in pieno Settecento, immaginando un Persiano che visitava la Francia, trovandovi tante usanze strane, e talvolta incomprensibili, se non barbare, ai suoi occhi.»
Inserito il 28/09/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Il tarlo che rode" di Giancarlo Fiaschi  

Commento n° 375
«Mi è molto piaciuta questa poesia, che coglie bene i pensieri dei migranti che cercano di sbarcare da noi in vista di un futuro migliore. E per futuro migliore non intendono l'accumulazione di ricchezze (come forse fu per i nostri emigranti in America cent'anni fa), ma soltanto condizioni di vita un po' più umane. E' vero, i sorrisi che ci fanno quando li incontriamo per strada, quando lasciamo loro qualche monetina, sono così disarmanti da farci riflettere su ciò che noi (incapaci ormai di fare quei sorrisi) siamo diventati. E la poesia contiene un insegnamento morale: finiamola di lamentarci per il mancato conseguimento di qualche vano obiettivo, ed impariamo da loro la bellezza della semplicità della vita!»
Inserito il 27/09/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Uomini d'autunno" di Andrea Mantello  

Commento n° 374
«Credo che il poeta si riferisca a Piazza Carlo III di Napoli, una piazza che frequentavo quotidianamente più di quarant'anni fa. Con poche e indovinate parole il poeta pone l'accento su alcuni tratti distintivi di questa piazza poco turistica ma storica della città (non a caso il romanziere franco- marocchino Tahar Ben Jelloun ha ambientato lì il suo romanzo "napoletano" "L'Auberge des Pauvres") : l'intrattenersi degli studenti all'uscita dalle scuole, il caotico giocare a pallone dei ragazzini e soprattutto, direi, l'ingombrante presenza dell'Albergo dei Poveri appunto, questo massiccio edificio voluto proprio da Carlo III e usato per più scopi, fino a diventare, oggi, la testimonianza di un passato forse non più riciclabile.»
Inserito il 16/09/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Piazza Carlo III" di Giovanni Perri  

Commento n° 373
«Dato che l'autore dichiara espressamente di cercare nemici, vorrei accontentarlo subito, facendogli sapere che secondo me questo scritto non ha tanto la forma di una vera poesia, ma piuttosto quella di un buon piccolo saggio introspettivo. Detto questo (ma è solo un gusto personale!) , sono anch'io d'accordo sul contenuto ("Tanti nemici, tanto onore", diceva una volta un tizio...) , anche se pure un amico, se è davvero tale, dovrebbe avere la funzione di denunciare, magari soltanto con un po' più di garbo, i nostri errori, i nostri difetti e i nostri limiti.»
Inserito il 14/09/2014 da Antonio Terracciano alla poesia "Un nemico" di Massimiliano Moresco  

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