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Trovati 1032 commenti di Antonio Terracciano

Commento n° 972
«Una delle caratteristiche più intriganti del dialetto genovese è lo scrivere certe parole con una consonante raddoppiata e con la vocale finale staccata, mediante un trattino, dal resto del vocabolo ("vedrinn- a", "cantinn- a", "statuinn- e" e "daminn- e" in questo caso, cioè "cristalliera", "cantina", "statuine" e "dame", come ci spiega il poeta) . Ciò dà l’impressione di attribuire un maggior spessore alla parola stessa, di darle più importanza, di metterla al centro della frase, di fare capire bene a chi legge (e, all’orale, a chi ascolta) dove deve indirizzarsi di più la sua attenzione.»
Inserito il 11/12/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Dexembre" di Giovanni Ghione  

Commento n° 971
«"On sillonnera avec plaisir les rues étroites d’ Ortygie, riches en palais médiévaux ou baroques, en oratoires, balcons de fer forgé, ornés de fleurs et de linge claquant au vent, petites places intimes et échappées sur la mer Ionienne", si legge nel "Guide Vert Michelin Italie" del 1973 . E’ proprio l’impressione che io ebbi una trentina di anni fa visitando il particolare isolotto siracusano, e che Carla Vercelli mi restituisce con i suoi versi intensi, simili quasi a delle vangoghiane pennellate.»
Inserito il 26/11/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Ortigia" di carla vercelli  

Commento n° 970
«I poeti sono considerati, non a torto, delle persone con una sensibilità maggiore di quella comune: un paesaggio per altri banale, una parola sbagliata, un evento non previsto riescono ad agitarli a dismisura, ed è per questo, forse, che ambiscono a una vita tranquilla, capace di non spossarli troppo spesso. Ma, quando appare la donna che essi hanno scelto di amare (o li ha scelti lei, certa di farsi ammirare, con il suo proverbiale intuito femminile?) , non c’è niente da fare: i sensi fibrillano al solo guardarla, e probabilmente faranno poi nascere una poesia come questo particolare sonetto di Salvatore Di Modica, da gustare immensamente per forma e contenuto.»
Inserito il 22/11/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "L’ anatema" di Rosario Salvatore Di Modica  

Commento n° 969
«Al di là del contenuto, mi permetto di far notare ai lettori eventualmente meno esperti l’estrema abilità tecnica del Garbellini, capace questa volta di formare dieci sestine (sessanta versi!) di quinari i cui versi terminano tutti, tranne uno se ho visto bene (quello con "chiuso") , con parole sdrucciole. (Sono del parere che una poesia si debba gustare a partire dalla sua resa stilistica e fonetica, per poi, semmai, passare all’analisi contenutistica.)»
Inserito il 14/11/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Quell’incertezza che opprime la vita" di sergio garbellini  

Commento n° 968
«Con la sua solita abilità tecnica e con un lieve umorismo, Gerardo Cianfarani si sofferma, in questa poesia, su un argomento da fisici, per noi poeti a volte più ostico della più difficile lingua straniera... Pur se mi affascinano, anch’io faccio un’enorme fatica a seguire quei ragionamenti, e riconosco l’onestà di Carlo Rovelli quando, nel suo articolo "Il significato del tempo", pensa che "ciò che noi chiamiamo lo ‘scorrere’ del tempo possa essere capito studiando la struttura del nostro cervello più che studiando fisica. Cercare la spiegazione della sensazione del flusso del tempo nella sola fisica è un errore. "»
Inserito il 07/11/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Il tempo e lo spazio" di Gerardo Cianfarani  

Commento n° 967
«"Chi bella vuole apparire, qualcosa deve soffrire", diceva mia nonna, ripetendo un vecchio detto dei tempi in cui la saggezza popolare si esprimeva in ottonari. Personalmente, io sono abbastanza trascurato, ma amo scrivere poesie le più belle possibile nella forma, a costo di grandi sacrifici, e nella moda c’è qualcosa di simile: i grandi sarti, quando sfilano sulla passerella accanto alle modelle, appaiono spesso abbigliati in modo alquanto ordinario, e quel contrasto aumenta esponenzialmente l’artificiale (ma, nella vita degli uomini, le cose più pregiate non sono forse le artificiali?) bellezza dei vestiti e delle modelle che li indossano. Ah, se il poeta potesse disporre anche lui di eteree modelle capaci di "indossare" le sue poesie!»
Inserito il 06/11/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "La passerella" di Franca Merighi  

Commento n° 966
«I ponti devono esserci, senz’altro, ma sarebbe meglio per tutti se fossero "stretti" . Nel suo Vangelo Luca, nella parabola della "porta stretta" (alla quale s’ispira "La porte étroite", l’omonimo noto racconto di André Gide), ci insegna che la vera salvezza si ottiene solo superando molte difficoltà, solo passando attraverso una porta stretta appunto. Penso che se l’immigrazione fosse selezionata, premierebbe gli "uomini di buona volontà" del continente nero, che certamente anche lì non mancano, e renderebbe la nostra società europea, oltre che più aperta, meglio organizzata, maggiormente meritocratica, più sicura e giusta, quasi esemplare...»
Inserito il 02/11/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Ponti" di Mina Cappussi  

Commento n° 965
«a Pomezia, allora! La sento come una stretta parente della mia cittadina, il cui nome inizia ugualmente con "Pom" (Pomigliano d’Arco) . Il nucleo antico della mia cittadina è ben più anziano, ma il suo rione nuovo ed ora di gran lunga il più importante, la sua "addizione erculea", ha anch’esso, qualche mese fa, compiuto ottant’anni dalla sua fondazione. Si può dire tutto il male possibile del Ventennio, ma chi è nato in una delle sue nuove piccole città, o in una cospicua parte di esse, non può fare a meno di ricordare almeno la creazione di una italianità più concreta, nata dal trasferimento in quei luoghi di gente di quasi tutta l’Italia.»
Inserito il 24/10/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Son pochi ormai rimasti a ricordare" di pompeo conte  

Commento n° 964
«Quando, come giustamente sottolinea il Garbellini, la bellezza artistica è così diffusa come in Italia, si tende a trascurarla, quasi a non vederla più talmente se ne è assuefatti, mentre già nella vicinissima Francia, ad esempio, si cura quasi maniacalmente quel patrimonio, indubbiamente minore. Aggiungerei che il Garbellini ci dà quotidianamente la dimostrazione di un’altra bellezza italiana alquanto trascurata, quella poetica, da cui hanno attinto nel passato tanti poeti stranieri, e che noi Italiani tralasciamo sempre più a beneficio di caduchi modelli esteri di fugace avanguardia e di dubbio gusto...»
Inserito il 23/10/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "L’Italia e le sue bellezze artistiche" di sergio garbellini  

Commento n° 963
«Il principale movente dello scrivere è senz’altro quello indicato dall’autrice, ma dopo avere scritto bisognerebbe, secondo me, fare una differenza fra rendere quelle parole note o no: quando ci accorgiamo che esse hanno un carattere solamente privato, dovremmo rinunciarci, perché credo che i lettori amino riconoscersi in esse e considerino una poco gradita perdita di tempo intrufolarsi nella vita privata di uno sconosciuto; dovremmo avere il coraggio di tenere quelle parole solo per noi, e l’intuizione di capire quando ciò che abbiamo scritto può davvero interessare ed essere possibilmente utile agli altri: è certo una scelta difficile e anche un po’ dolorosa, che talvolta neppure io so fare!»
Inserito il 17/10/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Senza titolo IX" di Rosetta Sacchi  

Commento n° 962
«A parte il contenuto, rassegnato e fiero allo stesso tempo, ho molto ammirato, in questi tre sonetti sul destino, la forma, con rime speculari, o inverse. E’ un genere che ho sperimentato anch’io più volte, ma soltanto con un paio di quartine: riuscire a fare così ben tre sonetti (e per giunta sullo stesso, piuttosto scomodo argomento) denota delle capacità poetiche davvero superiori, davanti alle quali non c’è che da togliersi il cappello!»
Inserito il 11/10/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Il destino" di Rosario Salvatore Di Modica  

Commento n° 961
«Direi che in una cinquantina di anni siamo passati da un estremo all’altro, senza fermarci al giusto punto di equilibrio. Da ragazzo, piuttosto introverso com’ero, mi lamentavo un po’ dell’eccessiva invadenza di tanta gente, capace di attaccar bottone anche quando volevo semplicemente starmene tranquillo per fatti miei, mentre ora il dialogo sembra essersi davvero interrotto, e si viene guardati quasi come marziani quando, come me, non si va continuamente in giro con quel dannato cellulare in mano, con quell’aggeggio che sempre meno serve per telefonare...»
Inserito il 28/09/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Apparteniamo ancora a questo mondo?" di sergio garbellini  

Commento n° 960
«Credo di interpretare bene questo lavoro se lo definisco come una riflessione un po’ mista a ribellione, a insofferenza per i vari concorsi di poesia, ai quali non ho mai partecipato, perché anche quelli più seri non sono capaci di evidenziare con sicurezza i veri valori delle opere, che solo col tempo saranno in grado di emergere, quel tempo che, come mi sembra suggerisca l’autore nei versi finali, poi comunque seppellirà tutto, o quasi tutto... (Perfino certi premi Nobel sono stati talvolta assegnati a poeti o poetesse che ora non legge quasi più nessuno!)»
Inserito il 25/09/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Solo notte" di santo aiello  

Commento n° 959
«Il declino della poesia in forma classica, o classicheggiante, è avvenuto per varie cause che qui non è il caso di esaminare. Forse tutti (anch’io), da giovani, abbiamo sognato di liberarci da quelle imposizioni che ci sembravano, a torto, asfissianti. Ma l’età porta (dovrebbe portare) consiglio e farci (ri) scoprire che, come sosteneva il "pentito" R . Queneau (citato, a ragione, da I . Calvino nelle "Lezioni americane") , "questa ispirazione che consiste nell’ubbidire ciecamente a ogni impulso è in realtà una schiavitù. Il classico è più libero del poeta che scrive quel che gli passa per la testa ed è schiavo di altre regole che ignora" .»
Inserito il 01/09/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Così non scrive più nessuno" di Rosario Salvatore Di Modica  

Commento n° 958
«DaviD ha una caratteristica di (quasi) ogni poeta di razza: pubblica poco, ma quando lo fa incide sempre, con parole poetiche ma facilmente comprensibili, sulle menti dei lettori. In questo lavoro, che si avvicina quasi (e ne sentiamo tanto il bisogno!) a un trattatello sulla buona educazione, l’autore ci lascia intendere che non è poi tanto difficile imbattersi in un "dio", o addirittura essere noi stessi un piccolo "dio": basta evidenziare quelle semplici ma alquanto dimenticate qualità elencate nell’opera. Enigmatico quel tanto che basta, direi, il verso finale: qual è il soggetto, "dio" o "il tempo"? Forse entrambi non si comprendono bene l’un l’altro, ma l’importante è che avanzino (possibilmente verso un futuro migliore) .»
Inserito il 31/07/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Dio si nasconde nei dettagli" di DaviD  

Commento n° 957
«Lasciare intuire il fascino femminile attraverso la descrizione di un capo di abbigliamento è un’operazione difficile, oltre che molto elegante, e non è la prima volta che riscontro questa rara capacità nel Ghione. Conosco un solo poeta del passato che era capace di ciò, Stéphane Mallarmé (si rileggano i ben tre "Eventail", i tre ventagli di tre donne diverse mediante i quali il poeta francese riuscì a fare emergere le loro grazie) .»
Inserito il 15/07/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Lo scialle" di Giovanni Ghione  

Commento n° 956
«Francesco Rossi è scrittore di "cose", e non di "parole", per usare una terminologia pirandelliana, e anche in questa poesia breve ce lo dimostra. Dal noto detto "Il mattino ha l’oro in bocca" al sofisticato "Le vierge, le vivace et le bel aujourd’hui" di Mallarmé, tutto ci porta alla conclusione che quel primo momento ("ingenuo", come giustamente lo chiama il poeta) della giornata è capace di condizionarla positivamente, se siamo in grado di inoltrarci in essa conservando lo stupore e la freschezza del suo inizio.»
Inserito il 11/07/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Mattino" di Francesco Rossi  

Commento n° 955
«C’è critica e critica. La critica costruttiva è quella fatta dai poeti più esperti ai più inesperti (che non necessariamente sono i più giovani) . La critica distruttiva (e spesso francamente ridicola) è fatta dai poeti più scadenti, ma invidiosi, ai più capaci (quando la volpe non può afferrare l’uva...) Quanto ai concorsi poetici, in cui magari a giudicare sono chiamati critici abituati solo a un certo tipo di poesia, mi domando perché mai chi, dopo un approfondito esame di coscienza, pensa di valere qualcosa, vi debba partecipare (non basta essere contenti con se stessi?)»
Inserito il 20/06/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "A gara de’ poesia" di Giuseppe Mauro Maschiella  

Commento n° 954
«Ho apprezzato, in questa poesia dialettale, il ricordo di Luigi Pirandello, un uomo che, partendo dalla sua natia e periferica Girgenti, seppe cambiare significativamente il modo di vedere le cose, di scrivere e di fare teatro, raggiungendo una dimensione mondiale (secondo me, i figli più degni di un qualunque luogo non sono quelli che ne tramandano passivamente le tradizioni, ma coloro che innovano) . Approfitto per fare , per quello che possono servire, gli di guarigione a un altro agrigentino di grande prestigio e profondissimo conoscitore del suo conterraneo, Andrea Camilleri, che sta attualmente passando delle bruttissime ore.»
Inserito il 18/06/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "A lu 28 di Giugnu nasciva Pirandello" di Maria Assunta Maglio  

Commento n° 953
«La poesia ha forse due funzioni, parimenti nobili: quella di illuderci, e quella di sbatterci in faccia la (molto probabile) realtà. Sono come due facce di quella stessa medaglia che è la vita, sono i due tempi che forse sarebbero tanto piaciuti all’"Ecclesiaste" (un tempo per illudersi, e un tempo per comprendere) . Come tante altre poesie sobrie, aspre e dirette dell’Amaddeo, anche questa possiede la virtù del disincanto: non esiste nessun infinito, la divinità è alquanto improbabile, e ciò che conta è soltanto l’attimo, il "carpe diem", l’"hic et nunc" delle nostre più o meno piacevoli esperienze.»
Inserito il 17/06/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Cercare l’infinito" di Demetrio Amaddeo  

Commento n° 952
«"Non sposare i poeti! ": ottimo consiglio, questo di Carla Vercelli, a un’ipotetica giovane donna, anche se le ragazze più sprovvedute non si rendono conto facilmente di ciò cui possono andare incontro! Un esempio appropriato è quello di Ofélia de Queiroz, la "fidanzata" (a due riprese) di Fernando Pessoa, la quale non si rassegnava alla fine di quell’improbabile amore, nonostante lui, in una sua lettera (quella del 29 novembre 1920), glielo avesse chiaramente spiegato: "Il mio destino appartiene ad altra Legge, della cui esistenza lei è all’oscuro, ed è subordinato sempre più all’obbedienza a Maestri che non permettono e non perdonano. "»
Inserito il 16/06/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Non sposare i poeti" di carla vercelli  

Commento n° 951
«Dice proprio bene l’Amaddeo: la poesia (la vera poesia) non la si fa "violentando il pensiero", ma affidandosi al tempo, che "è il fiore di un eterno giardino" . Nei versi centrali il poeta esprime poi un concetto senz’altro condivisibile: non si scrivono poesie quando si è posseduti dalla felicità e dall’amore, perché l’importanza e la bellezza della felicità e dell’amore si rivelano davvero quando quei due stati d’animo si sono trasformati in "tempesta" . (E’ chiaro che, volendo, si possono scrivere anche più opere al giorno, con la coscienza però che quelle "poesie" saranno soltanto esercitazioni e non potranno ambire a sperare di durare nel tempo...)»
Inserito il 16/06/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Aspettare la poesia" di Demetrio Amaddeo  

Commento n° 950
«Che sia per un amore perduto o no, spesso la nostra esigenza di scrivere poesie nasce proprio dal fatto di sentirci quasi invisibili, sottratti allo sguardo della gente. La società moderna, tutta orientata ormai verso il denaro, il consumo, l’utilitarismo, sembra non avere occhi per persone che semplicemente amano la bellezza, l’armonia e la pace. Bisogna fare qualcosa per essere attenzionati, e talvolta ho l’impressione che si dia più risalto ai migranti irregolari, ai corrotti, ai ladri, agli assassini, ecc. che alle persone soltanto oneste e (un po’ troppo, forse) sensibili. Tali considerazioni ho fatto leggendo gli eleganti endecasillabi delle numerose quartine di questa significativa poesia.»
Inserito il 15/06/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Evanescenza" di Rosario Salvatore Di Modica  

Commento n° 949
«Ci sono non pochi poeti e poetesse che, per sopportare e superare le proprie insoddisfazioni, si servono degli spettacoli della natura, che hanno su di loro l’effetto di un potente ed efficace farmaco. E poi ce ne sono altri, come l’autrice di questa poesia, come Pessoa (da lei citato in nota) e, tutto sommato, come me che non riescono, forse per un proprio deficit, ad appropriarsi di quei benefici effetti. Tutto resta confinato nel loro mondo interiore, il quale soltanto, opportunamente rivisitato e possibilmente approfondito, può essere capace, a lungo andare, di portare una qualche salvezza.»
Inserito il 13/06/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Come niente" di Paola Riccio  

Commento n° 948
«L’Uomo, il prodotto più complesso della Creazione e che talvolta si avvicina alla perfezione, ha forse sempre cercato di dare vita a qualcosa di simile a se stesso, di emulare quell’eventuale Dio che l’avrebbe repentinamente creato o, più probabilmente, quel Big Bang che lo ha faticosamente, lentamente e quasi casualmente fatto nascere. Il leggendario Golem che già secoli fa gli Ebrei avrebbero plasmato è forse l’esempio più tipico di questa smisurata brama umana. Chissà, potrebbe anche arrivare il giorno in cui noi scompariremo, e il nostro posto verrà preso dalle Macchine sempre più evolute che nel frattempo avremo creato...»
Inserito il 03/06/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "La differenza tra l’uomo e il robot" di sergio garbellini  

Commento n° 947
«Condivido questo vibrante appello del poeta ad andare compatti a votare domenica prossima per l’Europa, non importa per quale partito, ma per dare una degna rappresentanza italiana a quella che dovrebbe essere un’unica grande nazione per i posteri. Più che a scuola, da ragazzino cominciai ad amare tutta l’Europa (anche se allora soltanto occidentale) semplicemente seguendo alla televisione i "Giochi senza frontiere / Jeux sans frontières / Spiele ohne Grenzen"; quanto maggiormente dovrebbero amarla i giovani d’oggi, che hanno tante e ben più facili occasioni di viaggiare rispetto a una volta?»
Inserito il 24/05/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Per L’Europa" di Aldo Messina  

Commento n° 946
«Parole sapientemente ricercate per introdurre il lettore nell’affascinante mondo del fado e della saudade. Ho sempre scorto un’analogia tra la Sardegna (leggo che il Pintus è sardo) e il Portogallo, geografica e sentimentale. Visibilmente staccata dall’Italia la Sardegna, e culturalmente separato dalla Spagna il Portogallo, le due regioni hanno davanti a sé un vasto (la prima) o vastissimo mare (la seconda), che indubbiamente ne condiziona i caratteri e il modo di vedere la vita. Ci si sente un po’ diversi dai popoli vicini, si è portati di più alla fierezza e alla dignità, ai sacrifici silenziosi, poco pubblicizzati, e talvolta ci si consola con una musica che fa affiorare il rimpianto di giorni più felici e (apparentemente) perduti.»
Inserito il 19/05/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Minha canção é saudade" di Salvatore Pintus  

Commento n° 945
«Sembra una pura fantasia pensare che la penna abbia una parte di merito nella scrittura delle nostre poesie, dei nostri racconti o dei nostri commenti, ma forse non lo è. Sono del parere, per esperienza personale, che il tipo di penna usata condizioni il modo di scrivere, forse perché il nostro cervello, le nostre idee hanno bisogno di uno strumento agile, duttile, che non impedisce il flusso dei nostri pensieri, che non ci fa innervosire per il suo non perfetto funzionamento, danneggiando così parte dell’ispirazione... (Da molto tempo ormai ho la mia penna preferita; non voglio fare pubblicità, ma è la "Pilot Hi- Tecpoint 0, 5 " .)»
Inserito il 16/05/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "La mia penna nera è diventata rossa" di sergio garbellini  

Commento n° 944
«In modo schietto e semplice l’autore si concentra su uno dei più grandi desideri umani: quello di sognare. La vita ha tante avversità e sgradevolezze per cui tutti abbiamo assolutamente bisogno di ricaricarci con dei possibilmente non brevi attimi di serenità. La maggior parte di noi aspetta che quei momenti giungano in modo naturale, ma penso che si debbano comprendere anche coloro che ne accelerano l’arrivo con l’uso di qualche farmaco o di qualche droga. La poesia è resa piacevole alla lettura e più morbida (come morbidi sono i bei sogni) anche dall’uso di una rima e di alcune assonanze.»
Inserito il 05/05/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Nel mio sognare" di Francesco Rossi  

Commento n° 943
«Toro come me, allora, il Garbellini! E tra le caratteristiche del Toro c’è anche quella di essere un lavoratore infaticabile. Il Garbellini, ce lo dice lui stesso, ha al suo attivo una sterminata produzione poetica (e sono tutte poesie curatissime, nella lingua, nella metrica e nelle rime), che affronta i più svariati argomenti. Ci sono dei giorni in cui, magari presi da altri pensieri, si ha poca voglia di leggere poesie, ma io non mi faccio mai mancare le quotidiane novità del Nostro, che sa sempre ritrarre, con finezza psicologica, tutto ciò che può fare o vedere un uomo o una donna nella sua vita. Auguro al poeta di portare a termine tutte le sue opere ancora incompiute.»
Inserito il 04/05/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Le mie prime ottantaquattro primavere" di sergio garbellini  

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