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Le #parole nelle poesie
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Trovati 1032 commenti di Antonio Terracciano

Commento n° 552
«E' una poesia semplice, dalla quale però emerge chiaramente l'immenso amore per i libri che ha il poeta. Egli ci fa notare che è piacevole anche soltanto tenere in mano un libro, simile a un rametto dell'Albero del Sapere (bellissima immagine!) , che un libro può agire come farmaco per debellare tante malattie dell'anima, che esso è il miglior compagno di vite solitarie... Tutto ciò che sostiene l'autore è vero, e non molto distante da quello che pensava Mallarmé: "Il mondo è fatto per finire in un bel libro. "»
Inserito il 23/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Un Libro in più" di Aldo Messina  

Commento n° 551
«Il poeta ha, con (troppa) modestia, scritto di non avere usato la tecnica in questa poesia, ed un commentatore e una poetessa in bacheca ci sono cascati! Invece io la tecnica la vedo, eccome! Quasi tutti i versi sono degli endecasillabi sciolti, arricchiti da alcuni settenari e da alcuni quinari, con un solo verso, se ho visto bene, di dodici sillabe (ma in realtà un quinario più un settenario): questo vorrei ricordare soprattutto al primo commentatore, che non vede la tecnica né la metrica, ma che avverte, a ragione, la fluidità e la musicalità (come mai?)»
Inserito il 21/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "L'avvicinarsi del Natale" di ex Lorenzo Crocetti  

Commento n° 550
«Mi sono messo a riflettere su questa poesia esortativa (e l'autrice non me ne vorrà se sono andato fuori strada!) Come pare che il "miracolo" (probabilmente chimico) della liquefazione del sangue di San Gennaro a Napoli talvolta non si sia verificato (perché qualche Vescovo voleva punire i cattivi comportamenti dei cittadini), così un Papa (portavoce di Gesù sulla terra) davvero innovativo potrebbe decidere, ogni tanto, di non fare accadere questo "miracolo" di portata ben maggiore: le coscienze di tanti Cristani troppo tiepidi potrebbero essere finalmente scosse, ed i conseguenti esami di coscienza potrebbero giovare all'intera umanità!»
Inserito il 21/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Non Nascere" di carla composto  

Commento n° 549
«Ho esitato alquanto prima di commentare questa poesia, dopo averla letta più volte (e dopo aver letto tutti i commenti), perché l'ho trovata piuttosto enigmatica: attraverso l'ammissione di una sua presunta incapacità di suscitare emozioni, il poeta invece le suscita, eccome! E' chiaro che le parole non possono andare oltre un certo limite, ma il poeta questo limite l'ha raggiunto egregiamente, ed è proprio codesto lindo e perfetto sonetto ad avvicinarci il più possibile a quella porta che si apre sugli indicibili misteri del creato.»
Inserito il 18/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Poeta senza capacità" di ex Lorenzo Crocetti  

Commento n° 548
«Quella della madre è una figura che è sempre stata posta sull'altare dalla cultura italiana, e dalla napoletana ancor più. Il poeta qui, usando un ottimo dialetto, non fa altro che, giustamente, continuare la tradizione. Mi permetto di ricordare che perfino il per tanti versi anticonformista e ribelle Raffaele Viviani concludeva la sua poesia " 'A mamma" con queste parole: "E se capisce 'a mamma quanno è morta, / quanno nun ce sta cchiù sta scucciantona: / ca pare ca t'accide ogne mumento / e, doppo nu minuto, te perdona" .»
Inserito il 17/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "’A Mamma" di Ventola raffaele  

Commento n° 547
«"Vieni, vieni via con me! ": così Paolo Conte esortava la sua bella ad abbandonare il grigiore di un'insopportabile conferenza nella nota e bellissima canzone a ritmo di jazz. La poetessa ripropone il tema, ma lo amplia, caratterizzando questo invito come una fuga dalle brutture, dalle sconcezze, dalle futili vanità della società odierna, con parole forti e convincenti.»
Inserito il 15/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Dammi la mano e andiamo" di elena rapisa  

Commento n° 546
«Questa composizione poetica coglie un aspetto fondamentale e un po' curioso della nostra arte: chi scrive poesie dimentica frequentemente la sua produzione! Ho pubblicato nel sito parecchie poesie ed alcuni racconti: mentre di questi ultimi, pur naturalmente non sapendoli a memoria, ricordo, anche a distanza di anni, la trama, anche in molti particolari, di parecchie mie poesie ho perso perfino il senso. Ciò potrebbe confermare l'ipotesi che, mentre la narrativa è un'opera umana, la poesia sia un dono di qualche dio, che svolazza un po' presso di noi, ci cattura, seducendoci, per qualche istante, e se ne va (indisturbato) .»
Inserito il 12/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Cappello pazzo" di Daniele miraflores  

Commento n° 545
«Con molta sensibilità la poetessa pone l'accento sulle miserie (non soltanto materiali) che sono compagne assidue di alcune esistenze sfortunate. E certo la morte, in questi casi, diventa una soluzione ambita e ricercata, che mette fine alle troppe, insopportabili sofferenze. Anche Cristo (al quale si rivolge il titolo della poesia) non ha forse, del resto, cercato quella condanna a morte che, con un comportamento un tantino più accorto nei confronti dell'autorità romana, avrebbe potuto evitare?»
Inserito il 12/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Imago Christi" di nemesiel  

Commento n° 544
«Ci sarà voluta molta pazienza nel rintracciare tutte quelle parole italiane di origine araba e nell'inserirle così adeguatamente nella poesia, ma ne è valsa la pena: il risultato (anche a causa di quelle parole) è di una dolcezza simile a quella della pasticceria araba appunto, è (nonostante il tragico finale) benaugurante per un ritorno alla normalità nei rapporti tra le due sponde del nostro mare comune (che non fa certo differenza tra le sue tante e belle rive) .»
Inserito il 10/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Il Bianco Mare di Mezzo" di DaviD  

Commento n° 543
«Mi ha colpito questa poesia breve, per la sua concisione, per la sua schiettezza, per la sua brutalità se si vuole. Ciò che sostiene (in modo autocritico) il poeta, lo penso anch'io. Pure io credo che il mondo vero sia altrove, non su un foglio di carta o sullo schermo di un computer. Ma, se di poesia il mondo (una parte del mondo) si ciba sin dai primordi, un motivo ci sarà: l'umanità ha bisogno di bellezza (o di presunta bellezza) anche apparentemente inutile, proprio come, dai tempi antichi, ha sentito la necessità, ogni tanto, di fabbricare gioielli, anch'essi forse inutili, per abbellire il corpo.»
Inserito il 09/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Amen" di zani carlo  

Commento n° 542
«Capita talvolta che le cose vadano sempre storte: nell'amicizia, in amore, sul lavoro. E allora non si può parlare di semplice sfortuna, ma significa che c'è qualche cosa di congenito, o di ben presto acquisito, che impedisce a quelle persone di condurre un'esistenza simile a quella degli altri. Può insorgere, come ci suggerisce l'ottimo Garbellini, la depressione, ma, se si fanno bene i conti con se stessi, si può, con qualche sforzo, incontrare una via alternativa, che consenta di vivere una vita diversa, e forse addirittura più piena e stimolante: nascono così, ad esempio, parecchi poeti.»
Inserito il 03/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Le troppe delusioni umiliano la vita" di sergio garbellini  

Commento n° 541
«Ho letto una poesia scritta in un ottimo dialetto napoletano, un napoletano "moderno" bisognerebbe precisare, con alcune parole prese solo recentemente dalla lingua italiana (" 'e nascosto", "regala") . La poesia ci presenta però un poeta napoletano "classico" (un uomo perennemente innamorato che compone dolci versi pure di notte e che è anche un po' ingenuo e masochista, perché tiene le spine per sé e regala le rose agli altri) non so francamente se ancora facilmente reperibile.»
Inserito il 02/12/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "'O Poeta" di Ventola raffaele  

Commento n° 540
«E' una bella, densa poesia, ispirata anche, credo, dai recenti sanguinosi fatti di Parigi. Il poeta si augura di ritrovare l'oriente, di orientarsi di nuovo in questo mondo "minaccioso, indeterminato e confuso" . Ma poi ci suggerisce che nel (medio) oriente c'è Babale, per antonomasia la città "dei segni indeterminati", del caos. E allora mi verrebbe da aggiungere che forse converrebbe, anche per condividere con i Francesi un loro modo di dire, ritrovare un punto cardinale meno ambiguo, più determinato, il nord (i nostri cugini transalpini, quando si sentono disorientati, quando perdono il controllo delle cose e di sé dicono di aver "perdu le nord" ...)»
Inserito il 28/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Ritrovare l'oriente" di paolo corinto tiberio  

Commento n° 539
«Trovo contenutisticamente interessante questa composizione poetica, a metà strada, direi, tra la filosofia indiana e Voltaire. Come si legge nel "Kamasutra" (che non è solo un trattato di pornografia!) , l'uomo dovrebbe prima fare tante esperienze, per poi, in età avanzata, meditare su di esse. E "Candide", il famoso personaggio dell'omonimo racconto di Voltaire, può finalmente mettersi a "cultiver son jardin" soltanto dopo aver girovagato per il mondo vedendone e subendone di cotte e di crude. Purtroppo spesso viviamo delle vite dimezzate, in cui o mancano tante esperienze o difetta la catarsi finale.»
Inserito il 27/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Un Saggio Detto" di Aldo Messina  

Commento n° 538
«Sono quartine di endecasillabi piacevolmente ed armonicamente scritte (anche se non amo tanto l'uso del maiuscoletto), ma che mi lasciano perplesso sul contenuto. Molte religioni, ed in particolare quelle monoteistiche, contengono, se non incitamenti, parole e scene di violenza. Non solo del Corano, ma anche della Bibbia se ne sconsiglia la lettura ad anime particolarmente sensibili, e Gesù non disse forse che era venuto a portare la spada, e non la pace ("Vangelo secondo Matteo") ? Probabilmente abbiamo tutti inventato un Dio per rappresentare la forza della Natura, ed essa è violenta (terremoti, alluvioni, eruzioni...) ; il rimedio, forse, potrebbe essere l'affermazione di un mondo artificiale creato soltanto dall'Uomo Razionale.»
Inserito il 26/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Dei verbum" di Giuseppe La Marca  

Commento n° 537
«E' una delicata, raffinata e veritiera poesia. Secondo me (e non solo secondo me) sono due i luoghi in cui è più difficile insegnare: l'Università e la scuola primaria. Ma mentre le difficoltà del professore universitario sono solo di natura contenutistica (deve essere ferratissimo nella sua disciplina), quelle dell'insegnante di scuola primaria sono differenti e maggiori: per essere una maestra ideale bisogna possedere un'anima sensibile e delicata, e sapere entrare in empatia con i piccoli problemi (che poi diventeranno grandi) dei bambini.»
Inserito il 25/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Ci vorrebbe un fiore" di alias Marina Pacifici  

Commento n° 536
«La lettera emme si trova al centro dell'alfabeto, è il suo spartiacque, e la signora Malinconia (che ha una sorella ancor più affascinante, la Saudade) è spesso al centro dei nostri pensieri, è lo spartiacque tra la tristezza ed il compiacimento, tra il desiderio e l'impossibilità della sua realizzazione, è un nostalgico rimpianto. Tutto ciò è bene espresso da chi ha scritto questa poesia in appropriati versi liberi, e i contrasti di quel sentimento particolare sono ben delineati. Forse la malinconia è la vita stessa, che non può mai essere di sole gioie né di soli dispiaceri.»
Inserito il 21/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "La dama il cui nome inizia per M" di Andise  

Commento n° 535
«E' un'interessante poesia. Credo anch'io che il sogno di Maometto fosse quello di felicità, moralità e pace per tutti i popoli. Ma purtroppo l'animo umano è così contorto che i messaggi dei maestri (grandi e piccoli) vengono spesso distorti e alterati. E gli uomini più intelligenti se ne rendono conto. Il grandissimo iranista e linguista Alessandro Bausani (ebbi l'onore di seguire alcune sue lezioni nel 1970) in un suo scritto ci ricorda che, nel nono e decimo secolo (allora sì che c'era libertà nel nascente mondo musulmano!) , i Carmati (musulmani dissidenti) affermavano: "Il mondo fu rovinato da un pastore, da un medico e da un mercante" (il pastore era Mosè, il medico Gesù e il mercante Maometto...)»
Inserito il 18/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Un Sogno di Muhammad" di Massimiliano Zaino  

Commento n° 534
«E' vero: Dio non ci ascolta, perché troppe volte abbiamo (tutti) abusato del suo nome. Abbiamo mandato eserciti in guerra nel suo nome ("Gott mit uns"), abbiamo stampato banconote col suo nome ("In God we trust"), uccidiamo con atti gratuiti usando il suo nome ("Allah u akbar! ") . Dio (se c'è) è un essere ineffabile, e non vuole che sia pronunciato il suo nome (perché forse non ha nome), vuole soltanto che ci si congiunga con lui mediante la contemplazione ed in un estatico silenzio!»
Inserito il 17/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Bataclan" di Luciano Tarabella  

Commento n° 533
«Il romanziere francese André Gide sosteneva che cercare di comprendere una lingua che si conosce poco, ma che è alla nostra affine, richiede notevoli sforzi, ma è anche fonte di grandi soddisfazioni. Ed io (anche per rendere un doveroso omaggio alla Francia di questi giorni, attraverso il pensiero di Gide) ci ho provato con queste belle quattro quartine di endecasillabi rimati in "limba sarda", capendo che esse sono un valido omaggio a Valeria, la ragazza veneziana morta a Parigi: la sua città aspettava il ritorno da viva di una ragazza graziosa ("donosa") e valorosa, che ora andrà invece in una tomba ("losa") ; che almeno il suo sacrificio porti alla cessazione d'ogni guerra e che in queste ore tristi si ricordi la sua allegria!»
Inserito il 16/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Senza titolo" di Gesuino Curreli  

Commento n° 532
«Questa concisa poesia mi ha fatto venire in mente le continue guerre, cessate, speriamo per sempre, solo da mezzo secolo tra Francia e Germania. Il contenuto espresso da DaviD vale certo per tutti i rapporti umani, ma la presenza del fiume e delle lingue diverse per dire quasi le stesse cose mi ha ricordato con forza il Reno e ciò che si diceva, da un lato e dall'altro, in francese e in tedesco. Ora che, dopo tanto inutile guerreggiare, i furori bellici si sono finalmente spenti, cosa si può constatare? Che i Francesi e i Tedeschi sono in fin dei conti lo stesso popolo, con minime e necessarie differenze (che monotonia sarebbe essere proprio uguali!)»
Inserito il 12/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Bellicose affinità" di DaviD  

Commento n° 531
«E' una poesia piuttosto complessa, in cui trovano posto due tra i miei autori preferiti: Pessoa per "la finzione (che) si fa verità", e doppiamente Proust (per le "correspondances du coeur" e per il "temps retrouvé") . Secondo la mia interpretazione, la poetessa invita ad usare molta pazienza nel recupero dei vecchi avvenimenti, e sottolinea che il passato, colto nel suo vero aspetto, si modifica, prospettando ora come verità cose un tempo non ritenute tali, ma che tali diventano al cospetto della banalità della vita presente. Attraverso le coincidenze che la memoria sa instaurare, il tempo che sembrava perduto viene ritrovato.»
Inserito il 06/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Vaghe coincidenze" di Elena Artaserse  

Commento n° 530
«"En s'fnisc mèi de 'mparè! " ("Non si finisce mai di imparare! ") , diceva saggiamente la mia nonna pesarese, ed anch'io ho scritto il mio primo sonetto solo un paio di anni fa, ricavandone una grande soddisfazione. Noto, in questa prova dell'Acireale, delle imperfezioni (la poesia non "sona" benissimo all'orecchio), dovute ad un'applicazione ancora piuttosto rudimentale della raffinatissima tecnica di questo genere poetico (inventato, a quanto pare, da un conterraneo dell'autrice, Giacomo da Lentini!) Ma continui ancora, la poetessa: è senz'altro sulla buona strada che le consentirà di godere sempre più intensamente del dono della musicalità che la nostra arte ci apporta!»
Inserito il 05/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Il sole della vita" di Sara Acireale  

Commento n° 529
«"Ti ricorderai di me / quando m'avrai perduto", diceva Luigi Tenco in una delle sue numerose bellissime canzoni. E la poetessa, con semplici e chiari settenari, si rivolge a qualcuno più o meno nello stesso modo, aggiungendo anzi significativi elementi della natura per l'avverarsi del ricordo. E' proprio così: tanti uomini deboli non sanno capire (o hanno timore di capire) qual è il loro vero amore, lo disconoscono, salvo poi ritrovarlo, invano, dopo tanto, troppo tempo, in un refolo di vento, in uno scroscio di pioggia...»
Inserito il 03/11/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Ti accorgerai di me" di Anna Grazia Di Martino  

Commento n° 528
«E' una bella definizione dell'amore che, più potente delle avversità della natura, è capace di illuminare e di riscaldare una tetra giornata con una forza maggiore di quella del sole! La poesia è composta di cinque deliziosi endecasillabi, dei quali i primi quattro efficacemente spezzati in due.»
Inserito il 31/10/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Solo l'amore" di Libera Mastropaolo  

Commento n° 527
«E' interessantissimo il tema trattato da Lorenzo in questo suo sonetto (un po' anomalo, perché composto, tranne l'ultimo verso, da decasillabi): la possibilità dell'avverarsi del ricordo. Forse è meglio lasciarli tali, i ricordi, così come sono, perché, se si avverassero, potrebbero arrecare brutte sorprese! Marcel Proust maturo (e mi scuserete se cito il sommo romanziere del Novecento, ma il titolo della poesia del Crocetti mi porta inevitabilmente a lui), verso la fine della "Recherche" ricercava gli stessi sentimenti provati da giovane per certi suoi amici o amiche scrutando i volti, i fisici e i modi di agire di ragazzi e ragazze che potevano vagamente rassomigliar loro...»
Inserito il 29/10/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Sonetto del tempo perduto" di ex Lorenzo Crocetti  

Commento n° 526
«Mi è piaciuta questa poesia, composta di parole secche, decise, ben scelte, efficaci. E' un omaggio al padre visto nei momenti in cui, pur se per faccende diverse, egli è impegnato a risolvere problemi simili a quelli del figlio adolescente o giovane, dandogli così un insegnamento involontario, ma proprio per questo tanto più profondo e duraturo, come suggeriscono le parole di Eco in nota (e ciò vale, in genere, per tutti gli insegnamenti) . E' assai adatto anche il brano jazzistico scelto dal poeta: il jazz (non cantato!) è forse, secondo me, l'unica musica capace di accompagnare degnamente la lettura della maggior parte delle poesie moderne.»
Inserito il 28/10/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Il resto è sfondo" di DaviD  

Commento n° 525
«La lettura di questa poesia (la cui suddivisione in versi potrebbe essere perfezionata, secondo il mio modesto parere) sull'amarezza che lasciano certe feste giovanili mi ha riportato immediatamente indietro nel tempo. Poi sono andato a leggere la biografia del poeta e ho visto che ha vent'anni, quanti ne avevo io quando scrissi una poesia simile, "Così finì la festa", che fu pubblicata in una rivista poetica per giovani e che oso qui riportare, per sentirmi maggiormente in empatia con l'autore: "Così finì la festa: / due pezzi di cuore / buttati in un angolo a guardare / e una faccia più incerta di prima / a rimpiangere / ieri. "»
Inserito il 25/10/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Festa" di Alessandro Accorinti  

Commento n° 524
«E' una poesia scritta col cuore non disgiunto dall'arte, che mi ha veramente, come di rado mi succede, commosso, forse anche perché essa mi concerne. Due anni prima di venire al mondo, doveva nascermi una sorellina, che però nacque morta. Mia madre, deceduta l'anno scorso, qualche mese prima di morire cominciò a non essere più tanto lucida, e vedeva spesso una bambina in realtà inesistente. Io non capivo, ma poi una parente intuì che, probabilmente, in quella bambina mia madre vedeva la figlia mai nata e mai dimenticata.»
Inserito il 23/10/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Celeste" di Paola Riccio  

Commento n° 523
«Ecco che tornano (stavolta presentate da una donna) quelle "donne che scrosciano" di una delle mie prime poesie sul sito. "Come se piovesse", scrive Medusina. Sì, proprio come pioggia dispensano finta allegria, falso ottimismo e sicura vacuità. Ma tante altre donne, e parecchi uomini come me, non vedono l'ora di trovare qualche asciugamano per togliersi di dosso quelle gocce tanto fastidiose e false perché, come ben ci fa sapere la poetessa in nota, "il pensiero positivo è una finzione" .»
Inserito il 22/10/2015 da Antonio Terracciano alla poesia "Donne dagli sciocchi sorrisi" di Paola Riccio  

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