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Le #parole nelle poesie
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Trovati 1032 commenti di Antonio Terracciano

Commento n° 642
«Penso che chi segue questo interessante autore si sia ormai abituato alla sua principale caratteristica: una grande schiettezza che talvolta rasenta una sincera ruvidezza (è questa, secondo me, una dote necessaria alla poesia che vuole raggiungere i lettori comuni, non soltanto gli addetti ai lavori) . Nel testo l'autore evidenzia quella che per me è una grande verità: la vera vita è al di fuori del mondo ovattato della poesia, al quale però fatalmente si può ritornare, come è successo a me dopo tantissimi anni, quando ci si accorge col tempo di non essere debitamente attrezzati per vivere con pienezza in quel mondo esteriore (chissà, forse Rimbaud, se non fosse morto giovane, sarebbe ritornato alla poesia, magari usando uno stile diverso).»
Inserito il 28/08/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Andiamo via" di Demetrio Amaddeo  

Commento n° 641
«Non ho parenti, né amici, né amori in quel lembo di terra stanotte così duramente colpito dal terremoto, ma provo per esso un particolare struggimento, forse perché, come ho scritto altre volte, essendo di padre campano e di madre marchigiana, se fossi lungo 500 km. sarebbe forse come se i miei piedi si posassero sul suolo di Napoli e la mia testa su quello di Pesaro. E il cuore, che è al centro, andrebbe ad occupare proprio lo spazio del territorio reatino stanotte tanto straziato. Ringrazio la poetessa per avere dato voce, in questa sua delicatissima poesia, anche al mio silente dolore.»
Inserito il 24/08/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Pianto d'assiolo" di alias Marina Pacifici  

Commento n° 640
«Questa poesia del Curreli sui limiti della propria arte mi è molto congeniale, perché anch'io avverto spesso parecchie inadeguatezze nella mia produzione. Il poeta confessa di non saper volare sulle galassie, di non essere capace di consolare la gente, di non riuscire ad emozionare gli innamorati e di non avere la forza di lenire le sofferenze dei malati, pur avendone tutte le buone intenzioni. Ma forse questo è un limite di tutti coloro che scrivono (anche dei grandi), perché le parole sono spesso solo una brutta copia dei sentimenti più profondi, e perché ognuno di noi è umanamente incompleto. Io preferisco una poesia "terrena" come questa rispetto ad altre solo apparentemente, ed ingannevolmente, "stellari" .»
Inserito il 22/08/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "A me non é concesso" di Gesuino Curreli  

Commento n° 639
«Fiume sfortunato, il Garigliano, alle cui disavventure la poesia (per rimanere tale) giustamente soltanto accenna, ma che sono davvero spaventose, e delle quali sono a conoscenza da quasi quarant'anni, da quando, insegnando giovanissimo in quella zona (versante campano), mi accorsi che molti leggevano già le puntuali denunce inviate al "Mattino" da un avvocato di Sessa Aurunca a proposito del cattivo funzionamento (e poi del dubbio modo di smaltirne le scorie, una volta chiusa) dell'infelice centrale nucleare del Garigliano appunto. Correva inoltre voce che, come se ciò non bastasse, dopo la guerra gli Americani avessero seppellito in un cunicolo, sotto i monti aurunci, del materiale radioattivo che (per fortuna!) non avevano usato.»
Inserito il 20/08/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Il fiume geme" di Anna Di Principe  

Commento n° 638
«Sono stupende quartine di decasillabi, in questo caso il metro forse più adatto, così svelto, così vivace, a rappresentare gli agitati, febbrili e disponibili "quartieri spagnoli" di Napoli. La poesia ha una tale grazia e immediatezza che, se fosse stata scritta in dialetto, sarebbe stata senz'altro degna di comparire al fianco dei bellissimi "Canti della strada" di Raffaele Viviani. L'ultimo verso, poi, isolato e rafforzato ben due volte con i puntini di sospensione, lascia bene intendere, opportunamente senza esprimerlo chiaramente, al letture avveduto che di notte il quartiere si trasforma, che l'illegalità, la criminalità, la droga e la prostituzione spadroneggiano.»
Inserito il 18/08/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Quartieri spagnoli" di Claudio de Lutio di Castelguid  

Commento n° 637
«Questa poesia che esprime, tutto sommato, un concetto un po' sconsolato dell'amore mi ha fatto ricordare le parole che il compianto Sebastiano Vassalli mise in bocca alla protagonista del suo ultimo romanzo, "Io, Partenope": "Ho creduto, a vent'anni, di aver trovato l'amore. Che sciocchezza! Ora che di anni ne ho più o meno settanta credo che l'amore sia un fastidio di gioventù come lo sono i foruncoli, e che come i foruncoli sia inevitabile. Credo che sia il prodotto di una stagione della vita in cui le ragioni del corpo prevalgono su tutte le altre, esistono solo loro. Sono immediate, sono piacevoli, e la maggior parte delle donne e degli uomini non si allontanano da lì fino alla vecchiaia" .»
Inserito il 17/08/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "In quelle passeggiate della mente" di Rosetta Sacchi  

Commento n° 636
«Non conosco l'età del poeta ma, da ciò che scrive in questo perfetto e musicalissimo sonetto, c'è da pensare che abbia superato il dantesco "mezzo del cammin di nostra vita" . E' infatti nella seconda metà della nostra esistenza che tutte le feste cominciano a diventare più tristi, perché non si conta più in avanti (quelle che dovranno venire), ma all'indietro (quelle che sono già passate), concludendo amaramente che queste ultime sono sempre più numerose e che sconfiggono, con un punteggio vieppiù cospicuo, quelle venture.»
Inserito il 15/08/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Ferragosto 2016" di ex Lorenzo Crocetti  

Commento n° 635
«Che potente sintesi! L'autore è riuscito a condensare in poche parole alcuni aspetti salienti di ogni poesia: la sua funzione di finestra dell'anima e la sua stesura sempre un po' sognante, come se fosse bagnata da un linguaggio lunare. E inoltre, ci suggerisce il poeta, oltre che sull'anima la poesia sembra spalancare la sua finestra su un mare vastissimo ed appare come una conchiglia da accostare all'orecchio del cuore (immagine indovinatissima!) , per trasmettergli gli echi e la musica dei suoi profondi significati.»
Inserito il 13/08/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Poesia- finestra" di Felice Serino  

Commento n° 634
«Sarà pure una fantasia, questa poesia di Rosetta Sacchi, ma io vi vedo qualcosa di più reale, una delicata allusione a un certo modo di scrivere poesie, andando in fondo alle quali non si può non cogliere un'esibita falsità che lascia alquanto deluso e talvolta indispettito il lettore. E' vero che, per forza di cose, ogni "poeta è un fingitore", ma quando la ricerca a tutti i costi della finzione, attraverso i procedimenti bene elencati dalla poetessa, diventa puramente gratuita ci si domanda con tristezza se per caso l'arte non sia stata davvero seviziata e se le parole non siano state svilite attribuendo loro la sola funzione ludica (in un gioco che spesso diverte molto poco...)»
Inserito il 12/08/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Giocando" di Rosetta Sacchi  

Commento n° 633
«In questi schietti versi in rima, prevalentemente dodecasillabici, il poeta evidenzia, con una certa rassegnazione, un pericolo che può correre ogni uomo, soprattutto se non più tanto giovane: essere avvicinato da una bella donna che lascia vagamente intendere di essersi innamorata di lui, mentre in realtà ha messo gli occhi sul suo portafoglio. Sono cose che capitano anche ad altre età, ma che sono più frequenti presso gli uomini anziani (i quali non farebbero male ad essere più guardinghi e diffidenti!)»
Inserito il 05/08/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Incantevole Pericolo" di Omar Vitali  

Commento n° 632
«Conosco un po' tutta la Puglia (regione confinante con la mia), anche se troppo superficialmente, ma preferisco senz'altro, per la mia indole, quella centro- settentrionale, svevo- normanna (Bari, Foggia e BAT) rispetto a quella meridionale, greca, talvolta con venature quasi turco- albanesi (il Salento) . La semplicità e la schiettezza del Nord si contrappongono alla rudimentale artificiosità e all'esibizionismo del Sud. Chi ha scritto questa poesia ha ben saputo riassumere, "alla barese" (con poche ed essenziali parole), le caratteristiche del capoluogo (la bellezza della natura e dei suoi prodotti, l'importanza della storia, la spiritualità e il coraggio delle sue genti) .»
Inserito il 27/07/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Bari" di Elena Spataru  

Commento n° 631
«Questa poesia tocca molto le mie corde, perché da ragazzo e da adolescente la bicicletta era il mio passatempo preferito, e riconosco pienamente le virtù che la poetessa, con questi endecasillabi con piacevoli rime che si presentano senza uno schema rigido, le attribuisce. Elogiare la bicicletta (purché la si usi senza telefonino!) è anche elogiare l'elevatezza e la lentezza: pedalando si coglie il valore dell'intimità delle cose dall'alto di quei pochi centimetri che non ci fanno perdere il salutare contatto con il terreno. L'uso della bicicletta ci riporta anche al candore e alle speranze infantili, quando sognavamo di possederne una (e trovo, per questo motivo, particolarmente indovinata la scelta del colore verde) .»
Inserito il 15/07/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Ode alla bicicletta" di carla vercelli  

Commento n° 630
«Ecco una poesia breve davvero simpatica! Si sa che sarebbe preferibile non bere mai contemporaneamente il vino bianco e quello rosso, ma talvolta la tentazione è forte, e il poeta, consapevole del danno che tale miscuglio può fare all'organismo umano, con quattro cadenzati e indovinatissimi ottonari implora le due bevande "rivali" (come se fossero due donne, una bionda e una rossa - o bruna - concupite dallo stesso, affascinante, uomo) di far pace, se non vogliono finire sottoterra insieme al corpo dell'incauto bevitore!»
Inserito il 12/07/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Tre soggetti in osteria" di rob ponzani  

Commento n° 629
«Ogni genere di poesia presenta le sue difficoltà e i suoi tranelli: se talvolta anche una tecnicamente perfetta poesia in stile classico può apparire melensa perché magari qualche rima sembra troppo forzata, direi, d'accordo con l'autore, che mai una composizione in stile moderno può assumere valore con il semplice e arbitrario andare a capo o con l'esagerato uso di parole rare ed equivoche che, come i responsi della Sibilla, possono significare tutto e niente.»
Inserito il 12/07/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "In memoria della Poesia" di ex Lorenzo Crocetti  

Commento n° 628
«Ho riflettuto parecchio prima di commentare (l'ideale sarebbe fare sempre così) . Se non erro, la domanda che si pone l'autore è: "Se i poeti più 'bravi' fanno autocritica (ammettendo che sia sincera), che speranza c'è allora per i più 'modesti'? " Posso tentare di rispondere così: talvolta, è vero, l'autocritica non è sincera, e bisogna leggerla in chiave ironica, ma spesso è invece davvero sincera, perché i poeti 'bravi' sono molto più sensibili dei 'modesti' ad una parola inadeguata, a una virgola fuori posto, ecc. e, amando la perfezione, vedono veramente nelle loro poesie dei difetti che altri non notano. Bisogna sopportarli!»
Inserito il 08/07/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Autostima" di Ettore Salamena  

Commento n° 627
«In questa sincera poesia, scritta prevalentemente in ottonari, il poeta parla con riguardo dell'inquietudine, di quella "malattia" che (è successo anche a me) da giovani vorremmo tanto debellare, ma che, col passare del tempo, ci appare così connaturata che privarcene (magari con l'uso di qualche psicofarmaco) ci sembrerebbe quasi come amputarci un braccio o una gamba... E Fernando Pessoa, se avesse domato quel suo "difetto", avrebbe mai potuto scrivere il suo capolavoro in prosa, "Il libro dell'inquietudine" appunto?»
Inserito il 07/07/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "La dolce Arte (Inquietudine)" di Pasquale Farallo  

Commento n° 626
«Poesia di pregevolissima fattura, che però mi lascia un po' perplesso sul contenuto: sono davvero tanto stupidi quei terroristi da credere nel paradiso con cento vergini e cose del genere, o piuttosto sono posseduti da una comune pulsione di morte, e però temono di suicidarsi in modo classico, da soli, e cercano pertanto dei "compagni" per l'ultimo viaggio verso il nulla?»
Inserito il 06/07/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Cancellato" di Peppe Cassese  

Commento n° 625
«E' bellissima e realistica questa poesia in quartine di endecasillabi che il poeta dedica alla sua città. Mi hanno attratto soprattutto i versi "in polemiche sempre ti disperdi" e "fra contrasti e battaglie anche intestine" . E se fosse questo (senza esagerare...) il segreto dell'affermazione e della prosperità di una città? Quando tutti la pensano allo stesso modo, non si genera altro che conformismo, il principale nemico dell'evoluzione verso ciò che è singolare, valido, apprezzabile, innovativo, bello...»
Inserito il 30/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Firenze" di ex Lorenzo Crocetti  

Commento n° 624
«Condivido ciò che la poetessa esprime nella poesia ed esplicita nella nota: chi di noi non ha, almeno una volta, desiderato di andarsene lontano, per sfuggire a situazioni insostenibili, a nemici esterni o a conflitti interni? Dal punto di vista linguistico, direi che l'autrice ha fatto bene a usare una lingua diversa dall'italiano; in ogni lingua le parole, soprattutto quelle più comuni, diventano inflazionate e perdono gran parte della loro forza: "lejos", invece, ha sì lo stesso significato di "lontano" ma, letta (insieme alle altre parole) da un parlante italiano, acquista un vigore ed un vago sentore di mistero ben più consistenti.»
Inserito il 29/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Un lugar que no existe" di Franca Merighi  

Commento n° 623
«Parole ben scelte, delicate, leggere, quasi rasserenanti sono queste, che la poetessa dedica all'ultimo viaggio. Dopo tanti, o pochi, viaggi terreni, ad una certa età comincia a sorgere il dubbio che non ci sia più molto da scoprire in questo mondo, e quasi si inizia a desiderare di andare a visitare un mondo ben lontano, assolutamente misterioso. E l'idea della nostra trasformazione in elementi della natura che terranno compagnia ai nostri cari rimasti su questa terra, oltre ad avere una potente valenza poetica, potrebbe forse trovare anche l'approvazione di qualche teoria scientifica.»
Inserito il 27/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Quando partirò" di elena rapisa  

Commento n° 622
«Come un giocatore di calcio non può, se vuole intercettare un pallone, avventarsi su di esso con troppo ritardo, così l'amore "non ama indugi", scrive giustamente il poeta, e bisogna essere dotati di molto tempismo se si vuole conquistare l'amata preda! La poesia, concisa ed efficace, usa convincenti e musicali settenari (stona un po', se mi è permesso osservarlo, solo il quarto verso, un ottonario: io avrei scritto "lo dissi forte e invano" e, per i miei alquanto opinabili gusti, avrei introdotto nella poesia anche qualche segno di interpunzione) .»
Inserito il 24/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "D'amor poco sapendo" di giuseppe gianpaolo casarini  

Commento n° 621
«E' questa, per ammissione dell'autrice stessa in nota, una composizione "fredda, distaccata, senza emozione", che troverà forse pochi estimatori tra coloro i quali ricercano solo il sentimento in una poesia, ma che io invece apprezzo parecchio, perché il poeta deve anche sapere indossare (come i romanzieri francesi del "Nouveau roman") talvolta i panni di un fotografo che, con le parole, ci propone uno spaccato della realtà così come essa si presenta sotto i suoi occhi (e in questo caso è uno scorcio di una deliziosa cittadina situata sul versante molisano del Matese, in una zona suggestiva che meriterebbe di essere maggiormente conosciuta) .»
Inserito il 21/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Bojano fotopoesia" di Mina Cappussi  

Commento n° 620
«Chiaramente ed efficacemente la poetessa ci fa viaggiare, esplicitandolo anche in nota, nella mente di Baudelaire quando egli scrisse "Le Cygne" . Questa poesia è in realtà un atto di accusa contro il Secondo Impero, contro Napoleone III, contro il suo architetto Haussmann, un'accusa verso la quale si può non essere d'accordo (ed io non sono d'accordo; che cosa avrebbe scritto il buon Charles sulla Tour Eiffel, se fosse vissuto abbastanza - in fondo, avrebbe avuto solo 68 anni - per riuscire a vederla?), ma la poesia resta grandiosa, e dimostra (qualora ce ne fosse ancora bisogno) che nella nostra arte la forma impeccabile (che Baudelaire, a costo di molti sforzi, sempre otteneva) è ben più importante del contenuto (opinabile) veicolato.»
Inserito il 18/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Da"Le cygne'' di Charles Baudelaire" di Anna Di Principe  

Commento n° 619
«Dove non si sente più l'aria di mare, comincia l'entroterra: è un po' dappertutto così, ma il passaggio dal mare alla terra (avara) non è forse mai altrove tanto repentino e brusco quanto a Genova (e in tutta la Liguria) . E molto bene, secondo me, ha fatto il poeta a scrivere questa sua pregevole opera in (curatissimo) dialetto genovese, in quel dialetto ligure che rispecchia fedelmente i luoghi dove esso è nato, passando con disinvoltura da montane ardue asprezze fonetiche a toni dolci, avvolgenti, marini... Per capire e per apprezzare il carattere di un popolo e quello della sua lingua bisogna osservare attentamente (anche) i luoghi in cui essi si sono sviluppati.»
Inserito il 15/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Entrotaera (Entroterra)" di Giovanni Ghione  

Commento n° 618
«Da giovane, ascoltavo sempre volentieri una canzoncina interpretata da Cochi e Renato ("Se ti batte / forte il cuore, / è l'amo- o-o- re, / ma se batte / troppo forte, / è un infa- a-ar- to! ") . Il poeta, tralasciando (per fortuna!) l'infarto, ed ampliando alquanto il quadro dei sintomi, fa molto utilmente capire al lettore la differenza fra amore, affetto e comprensione. Il problema è che non tutti abbiamo un acuto occhio clinico, e tendiamo pertanto spesso a confondere i tre sentimenti (e, anche superato questo problema, resta poi da vedere fino a che punto il sentimento giustamente individuato è condiviso dall'altra persona) .»
Inserito il 12/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Emozioni" di ex Lorenzo Crocetti  

Commento n° 617
«Non sono tanti i poeti che, pur rinunciando a schemi metrici definiti (ma magari non disdegnando qualche rima), riescono a suscitare nel lettore emozioni che perdurano ben oltre il tempo dedicato alla lettura della poesia. Tra i famosi posso ricordare Prévert, e qui, in questo sito, Hariseldom è senz'altro degno di appartenere a tale ristretta categoria. Le sue fantasie, come questa, si impongono per la leggerezza e per il relativismo che, a ben guardare, ispirano tante nostre azioni. L'amore tra la zanzara e il giovanotto può, a mio avviso, essere interpretato anche come un'allegoria dei diversi e a volte strani modi di amare, che possono sconcertare soltanto se si resta alla superficie di questo complesso fenomeno.»
Inserito il 11/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Storia di una zanzara innamorata" di Hariseldom  

Commento n° 616
«Il richiamo della propria città abbandonata da piccoli mi sembra molto simile a quello esercitato dalla madre naturale su un figlio dato presto in adozione. E questo richiamo, questa voce, diventa forse, come mi pare ci lasci capire il poeta in questa sua accorata poesia, più potente quando si raggiunge l'età matura. Le proprie origini non si possono cancellare, e talvolta traspaiono da dettagli ai quali da giovani probabilmente non si dava tanta importanza.»
Inserito il 09/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Paese mio" di Umberto De Vita  

Commento n° 615
«Il vento è sempre dispettoso e anticonformista e, se "Le vent" di Georges Brassens era un vento parigino, libertino, amante del gentil sesso, e si divertiva a sollevare le gonne delle belle donne ("Si par hasard / Sur le Pont des Arts / Tu croises le vent, le vent fripon / Prudence, prends garde à ton jupon! ") , il vento di questa gradevole fiaba, quasi sempre in ottonari, è più attento ai mutamenti sociali, e si diverte, più o meno, a togliere ai ricchi e agli importanti, per dare ai poveri e agli emarginati. Ma è forse questo vento un'allegoria degli sconvolgimenti sociali che, abbastanza periodicamente, colpiscono quasi tutte le comunità?»
Inserito il 05/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Il paese mescolato" di Alessandro Sbarra  

Commento n° 614
«Mi ha colpito, questa poesia quasi discorsiva (lo dico in senso positivo), almeno per tre argomenti affrontati: 1) Il vero poeta (il vero scrittore) si sofferma anche su quelle cose che al volgo sembrano, ma non sono, banalità (ricordo che sullo scegliere i due punti piuttosto che il punto e virgola spesso amichevolmente litigavano Fruttero e Lucentini, che scrivevano insieme); 2) Quando ha finito di scriverla, il poeta si domanda spesso cosa manca ancora alla sua poesia; 3) La ricerca d'aiuto è forse più palese presso l'autore, ma chiunque lo va a leggere sottoscrive tacitamente questa richiesta.»
Inserito il 02/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "Una poesia per la poesia" di WinterWolf  

Commento n° 613
«Col ritmo inconfondibile al quale la poetessa ci ha ormai abituato (stavolta derivante da perfetti settenari), e creando immagini ancora una volta originali, chiare e suggestive, Adriana si cruccia per pene d'amore che non riesce a soffocare. E non può riuscirci! In questi casi bisogna soltanto rassegnarsi a che l'amore vada via da solo, come da solo è arrivato; lo scriveva anche Proust nella "Recherche": "Rien ne pourra servir jusqu'au jour où nous aurons dit sincèrement dans notre coeur la parole 'Je n'aime plus' " ("Niente potrà servire fino al giorno in cui avremo detto sinceramente nel nostro cuore le parole 'Non amo più' ") .»
Inserito il 01/06/2016 da Antonio Terracciano alla poesia "La Fenice" di adriana sini  

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