«L’autore descrive bene quella che potrebbe definirsi l’americanizzazione della società, quell’essere diventati un gregge conformista, che Freud, ormai quasi cent’anni fa, aveva intravvisto ne "Il disagio della civiltà": "Ci sovrasta il pericolo di una condizione che potremmo definire ‘ la miseria psicologica della massa ‘ . Questo pericolo incombe maggiormente dove il legame sociale s’è stabilito soprattutto attraverso l ‘ identificazione reciproca dei vari membri ‘ . La presente condizione della civiltà americana potrebbe offrire una buona opportunità per studiare questo temuto male della civiltà" .» |
Inserito il 28/11/2022 da Antonio Terracciano alla poesia "Quello che siamo" di Demetrio Amaddeo |
«Ora sono diventato quasi indifferente al gioco del calcio, ma da ragazzo e da giovane sono stato anch’io un discreto tifoso del "Milan" (quello di Rivera, Altafini, Maldini senior ...) Penso che diventare sinceri tifosi di una squadre (per scelta, non per obbligo) c’entri poco col luogo in cui si è nati e magari si vive: lo si può diventare per una sorta di affinità elettiva, per contrastare i gusti della maggioranza delle persone che si frequentano, perché quando si cominciò a capire il calcio quella squadra era al vertice della classifica, e per tanti altri motivi ancora.» |
Inserito il 28/10/2022 da Antonio Terracciano alla poesia "U tifosu" di Michelangelo La Rocca |
«Mi sono soffermato sul dialetto, concentrandomi sul fatto che le Marche sono quasi un piccolo continente. Il dialetto di Emilia è evidentemente un marchigiano centro- meridionale, mentre mia nonna, pesarese, avrebbe scritto il concetto con parole abbastanza differenti, più o meno così (traduco soltanto l’inizio della poesia): "I partìd ... A stè a sentì i discòrs de ‘sti giorne, el c’è chi en capìsc piò d’i altre" ...» |
Inserito il 26/09/2022 da Antonio Terracciano alla poesia "Le votazioni politiche" di emiliapoesie39 |
«Mi sono commosso nel leggere il mio nome, ma è vero: ho letto tutte le tue composizioni, Sergio, e talvolta le ho anche commentate, gradendole sempre. E’ da un anno ormai che anch’io, giunto a mille poesie, non pubblico più, ma noto che ogni giorno le mie vecchie modeste opere continuano ad avere due o trecento letture: a volte c’è bisogno di tempo affinché ciò che scriviamo penetri nella mente e nel cuore di chi ci legge,» |
Inserito il 29/07/2022 da Antonio Terracciano alla poesia "Lettera di ADDIO al sito SCRIVERE" di sergio garbellini |
«La guerra a noi stessi è la vera, inevitabile guerra tra i nostri conflitti interiori che non possiamo eliminare: alla fine ci sarà sempre una tendenza, un comportamento che vince ed uno che perde, e consci di ciò potremo continuare a vivere. Ciò che invece comunemente chiamiamo guerra, quella al presunto nemico, è, psicologicamente parlando, stupida e immatura: non avendo avuto il coraggio di muover guerra a noi stessi, individuiamo un nemico, che rappresenta proprio quella parte di noi che non ci piace, ma che con leggerezza spostiamo su un altro uomo.» |
Inserito il 23/06/2022 da Antonio Terracciano alla poesia "Guerra stupida" di Duilio Martino |
«E’ una poesia che, con neppure tanto velate allusioni, rispecchia pienamente le mie idee sulle attuali vicende belliche in Europa. Anch’io sono per l’elogio, addirittura per la glorificazione dei disertori, da tanto tempo per me fratelli, da quando ascoltai per la prima volta "Le déserteur" di Boris Vian ... Immaginiamo per un momento un mondo in cui tutti i militari, dai semplici soldati ai generali, si dichiarassero disertori: la pace sarebbe per sempre l’ovvia condizione del nostro tanto martoriato pianeta!» |
Inserito il 01/05/2022 da Antonio Terracciano alla poesia "Io sono un disertore" di Giuseppe Mauro Maschiella |
«Bisogna guardare anche l’aspetto positivo. Quelle difficoltà che abbiamo nel fare azioni che un tempo per noi erano semplicissime, scontate, ci possono portare ad avere una maggiore considerazione per le piccole cose, a ricercarne il nascosto valore, che una volta rischiavamo di non vedere affatto.» |
Inserito il 05/03/2022 da Antonio Terracciano alla poesia "L’ultimo Viaggio" di Franca Merighi |
«Chissà se è davvero il pianeta che soffre, che è malato, che ha perso ogni speranza ... Oppure siamo noi, la stanca umanità? Se pensiamo a come furono affrontati nel passato flagelli ben più gravi (come ad esempio la peste di Firenze, durante la quale non ci si perdeva d’animo e ci si divertiva raccontandosi sagaci storielle, come ha testimoniato il Boccaccio), viene questo dubbio. L’umanità è, per caso, alla fine della corsa, per aver finora troppo corso, e intende lasciare il suo posto ad altre specie animali?» |
Inserito il 18/12/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Crepuscolari malinconie" di Michelangelo La Rocca |
«Eppure, eppure ... Quando si diventa famosi, i critici si accaniscono nel cercare cosa si nascondeva dietro quei nomi inventati, quei versi nebulosi o quelle narrazioni che sembravano di fantasia. Sono state scoperte, ad esempio, tutte le identità delle donne alle quali Eugenio Montale si riferiva nelle sue poesie, per non parlare di Baudelaire o addirittura del goffo tentativo proustiano di inventarsi una Albertine che in realtà era un Albert ... (Chissà se, sotto sotto, nell’inconscio, il desiderio dell’artista non è quello di mettere una vera pietra tombale sulle sue storie, ma piuttosto quello di rendere più complicata la ricerca dei curiosi!)» |
Inserito il 22/09/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Il custode" di Giacomo Scimonelli |
«Parigi è già di per sé una città donna (anche se nella grammatica francese "Paris" è maschile), della quale ci si innamora a prima vista, se si ha un animo un po’ romantico ed estetizzante. Viverci poi anche una storia d’amore è, immagino, raggiungere il culmine del godimento, quel culmine che il tempo riesce solo lievemente a erodere, mai e poi mai a cancellare.» |
Inserito il 20/09/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Parigi e i suoi ricordi" di Pino Tota |
«In un suo libriccino, Andrea Camilleri si divertì a elencare, in base ai cognomi, le remote e variegate provenienze delle famiglie del suo paesino siciliano (la sua famiglia era, mi pare, di origine araba) . Ecco, la Sicilia, che a lungo nel passato fu un’ambita meta di immigrazione, a causa delle sue ricchezze, dei suoi tesori, si è da tempo trasformata, come ci conferma il poeta, in un luogo di emigrazione (e questo ha pure i suoi vantaggi, perché fa conoscere mondi nuovi e fa evolvere le mentalità) .» |
Inserito il 31/07/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "L’emigranti (L’emigrante)" di Giacomo Scimonelli |
«E’ una bella poesia, che ha il pregio di mettere l’acqua in primo piano, come quella sostanza merita. Ha una formula chimica semplicissima (H2O) , ed una parola semplice la rappresenta (soprattutto in francese, scritta "eau" e pronunciata "o") , eppure, come spesso accade a troppe cose (e persone) semplici e vere, viene trascurata. Ma noi stessi, esseri umani, siamo formati in elevata percentuale di acqua, noi che possiamo sopravvivere parecchio alla fame, ma ben poco alla sete!» |
Inserito il 03/07/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Acqua Acqua Acqua" di Franca Merighi |
«Si potrebbe obiettare che un uomo non è un albero, e che le sue radici, i piedi, sono continuamente in movimento. Ma indubbiamente, quando si muovono, quei piedi trasportano sempre il luogo che li ha visti nascere o, forse meglio, che li ha visti pian piano svilupparsi. Che sia un piccolo borgo, un quartiere di una cittadina o anche un apparentemente anonimo angolo di una metropoli, il posto nel quale abbiamo trascorso la nostra infanzia ci forgia e ci segna per tutta la vita.» |
Inserito il 28/06/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Radici" di Duilio Martino |
«Mi piace il jazz, ma molte di quelle improvvisazioni che mi affascinavano al primo ascolto ora non mi entusiasmano più, e addirittura rischiano di non dirmi più niente: ciò che sembrava "imprevedibile, inatteso, inimmaginabile", nel jazz come nelle poesie di Rimbaud ad esempio, a distanza di tempo a volte non mi dice più nulla, mentre una musica classica o un verso di Dante sono sempre lì, con il loro immutato potere di seduzione.» |
Inserito il 16/06/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Jam session" di carla vercelli |
«Amo poco la danza, ma per la Fracci facevo un’eccezione, perché la sua finezza, la sua delicatezza e la sua grazia elevavano davvero quell’arte all’ennesima potenza. E la Fracci, se ben ricordo, disse una volta che, come la poesia, la danza è un’arte che trasmette il sentimento, ma che questa trasmissione, per essere efficace, ha bisogno di regole rigide e severe.» |
Inserito il 28/05/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "CARLA FRACCI la farfalla del palcoscenico" di sergio garbellini |
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«Uno dei primi episodi della Bibbia, l’uccisione di Abele da parte di Caino, sta lì per dimostrare che l’odio mortale è più facile tra fratelli, o cugini, che tra estranei. E nella famiglia semitica i cugini arabi ed ebrei hanno moltissime difficoltà ad andare d’accordo ... (Che faremmo noi, Italiani della Magna Grecia, se dopo più di duemila anni i Greci moderni decidessero di tornare ad abitare nelle città che i loro progenitori avevano fondato?)» |
Inserito il 16/05/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Angeli dimenticati" di Danilo Tropeano |
«Effettivamente, quando arriva, il verso è così: fulmineo e illuminante. E’ vero anche che tende a fuggire rapidamente, se non lo si blocca su un pezzo di carta o, più faticosamente, nella memoria quando non si ha a portata di mano il pezzo di carta. E’ altresì vero che il verso è di mille e più padroni, quando esprime pensieri e sentimenti di gran parte dell’umanità. Un verso singolo, forse, viene alla mente di tutti, ogni tanto; poeta è però solo colui che riesce, con lucidità, a dargli dei degni compagni, per comporre una poesia.» |
Inserito il 03/05/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Il verso" di Mau0358 |
«Le parole, a volte, danno l’impressione di essere così timide e riservate che preferiscono non essere pronunciate, pena una loro azione vendicativa sul locutore. Sono contente di avere instillato in noi il senso positivo che rappresentano, ma non vogliono che lo si dica in giro: si possono usare forse solo per il passato, quando la felicità, l’amore, l’agio, ecc. ci hanno abbandonato ... (Si può anche verificare il contrario: se abbiamo un mal di testa, ad esempio, e lo diciamo, quel mal di testa sembra affievolirsi ...)» |
Inserito il 17/03/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Felicità" di Duilio Martino |
«Visitai quasi per caso una volta, nell’Alto Casertano, un borgo simile a questo, ben descritto dal poeta: erano rimasti solo pochissimi vecchietti, e le case, se qualcuno le voleva, più che venderle le regalavano ... La geografia degli insediamenti umani è fatta così: luoghi che sono in auge in determinati periodi storici (come i borghi collinari o montani, per la loro aria salubre, per la lontananza dalle frequenti incursioni nemiche, ecc.) poi decadono, mettendo in evidenza i loro difetti (la scomodità di accesso, la mancanza del progresso ...) e favorendo le città e le cittadine, diventate nel frattempo più sicure e più comode sotto tanti punti di vista. Ma chissà, la ruota degli insediamenti umani potrebbe riprendere a girare!» |
Inserito il 10/03/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Come l’edera" di Duilio Martino |
«Forse, più che essere cattivi, abbiamo un po’ tutti la vista orientata all’interno di noi stessi: quando vediamo una persona che soffre, dirigiamo su di noi quelle sofferenze, immaginiamo che quelle cose negative potrebbero colpire anche noi, ci sentiamo alquanto vulnerabili e non stiamo bene; preferiamo pertanto allontanare quei pensieri, talvolta, purtroppo, anche attraverso delle critiche alla persona malata!» |
Inserito il 07/03/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "La cattiveria della gente" di Franca Merighi |
«E’ delicatissimo il contenuto di questa poesia, che paragona i cuori umani a timidi e riservati fiori. Dal punto di vista della forma, questa poesia è un sonetto, con schema ABAB ABAB CDE DCE . Secondo i miei parametri, se proprio devo cercare un’anomalia (se la poetessa me lo consente), la trovo nell’accentazione principale, che non sempre cade sulla sesta sillaba del verso, rendendolo, così (a mio modesto parere), meno musicale.» |
Inserito il 24/02/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Violette" di carla vercelli |
«Intensa poesia, che si rifà a una celebre frase di Cesare Pavese. Forse negli anni Cinquanta, Sessanta, ciò era vero, ma adesso la piccolezza del paese può costituire un ostacolo alla conduzione di un’esistenza serena, non racchiusa in a volte opprimenti stereotipi. (Avevo un collega, originario di un paese della provincia di Avellino. Avevo visitato quel paese, ed ero rimasto affascinato dalla presenza di un viale con tanti begli alberi, dato che amo gli alberi. Quando glielo dissi, lui mi rispose testualmente: "Ma se tu sapessi cosa c’è sotto quegli alberi! " . Intendeva i numerosi pettegolezzi, la visione troppo circoscritta del mondo, l’eccessivo attaccamento alle tradizioni ...)» |
Inserito il 30/01/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Il Paèse ci serve" di Duilio Martino |
«Penso che a tutti sia capitato di sentir dire, da persone che hanno raggiunto un’età superiore a quella media, "vorrei morire", e credo che, superata quella soglia, probabilmente lo potrei dire anch’io; non succede soltanto quando si hanno gravi problemi di salute, ma anche quando, come suggerisce la poetessa, non ci si sente più in grado di "scrivere e vivere su ali di farfalla" .» |
Inserito il 27/01/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Silice" di carla vercelli |
«Sergio Garbellini ha inserito in una poesia, come al solito tecnicamente perfetta, una considerazione che da tempo ho anch’io fatto: per fortuna c’è gente cui ancora piace sorridere, ma che ora non riesce a mostrare agli altri quel sorriso, perché esso rimane nascosto e imprigionato dall’onnipresente mascherina! Più passa il tempo e più ho l’impressione di essere immerso, con gli altri, nel monastero del "Nome della rosa" di Eco, in quel monastero in cui era vietato sorridere, per ordine di quel monaco antipatico e rigidissimo, Jorge da Burgos!» |
Inserito il 15/01/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Il senso del sorriso nella nostra vita" di sergio garbellini |
«Immagino che tutto abbia uno scopo, e quel tempo che vieppiù cancella i ricordi, le sicurezze e le speranze funge forse da monito, da guida alla nostra futura morte, in cui tutta la vita sarà sepolta per sempre.» |
Inserito il 12/01/2021 da Antonio Terracciano alla poesia "Improvvido tramonto" di Vivì |
«Breve ma intensa composizione, che ben si scaglia contro l’omologazione del genere umano, in atto da tempo ormai. In modo raffinato e persuasivo i poteri forti, non tanto politici ma soprattutto economici, ci stanno trasformando in automi, in semplici soldatini al servizio (prestato con solo apparente soddisfazione) dei loro interessi: stiamo tutti correndo ciecamente verso una radicale trasformazione di quella che un tempo era chiamata umanità.» |
Inserito il 15/12/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Stereotipi" di Alboraletti Enrica |
«Sono simpaticamente scritte in dialetto bolognese queste avventure di un piccolo delinquente (poche cose non avevo capito senza la traduzione, perché la famiglia di mia madre era pesarese) . Il protagonista è un fuorilegge isolato che fa anche tenerezza, simile a quei goffi personaggi della "mala" milanese più volte cantati da Enzo Jannacci, ad esempio (come il "palo della banda dell’Ortiga") , o a certi uomini arrestati non senza un po’ di dispiacere dal commissario Maigret di Simenon... Quanta differenza con le spietate organizzazioni criminali meridionali, come la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra!» |
Inserito il 11/11/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Al sataguant (d. bolognese)" di Alessandro Sermenghi |
«Penso che l’autore si riferisca alle persone di una certa età (categoria alla quale ormai anch’io appartengo), definendole inutili, ma non rassegnandosi a questa evidenza. Sotto vari aspetti, soprattutto agli occhi dei giovani, siamo davvero inutili e sorpassati (non sappiamo usare al meglio le nuove tecnologie, ad esempio), ci circondiamo (come "Les vieux" di J . Brel) di oggetti vecchi come noi, e anche quell’amore che crediamo di dare non è forse ben capito, o considerato anch’esso inutile, dalle nuove generazioni. Siamo destinati ad essere "rottamati", come le nostre vecchie auto, ma se avremo fatto o scritto qualcosa di valido saremo forse da qualcuno recuperati dopo la nostra terrena scomparsa...» |
Inserito il 10/11/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Siamo in- utili" di antonio giuseppe perrone |
«Originale poesia. Il nulla, che tanto assomiglia al numero zero, è solo apparentemente una nullità, perché, se si accompagna ad avvenimenti anche piccoli e quasi insignificanti, è capace di generare sogni, pensieri, approfondimenti del nostro vissuto (soprattutto amoroso) . (I Romani erano troppo pratici per considerare lo zero: ci volle la ben più antica e raffinata saggezza indiana per farci comprendere la sua sconvolgente forza.)» |
Inserito il 16/09/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Pur sempre qualcosa" di Patrizia Iannetta |
«"Mors tua, vita mea" ... Non vorrei sembrare cinico, ma secondo me ai funerali è questo il pensiero che prevale nelle coscienze dei vivi (degli ancora vivi) . "Meno male che questa volta non è toccata a me! ", spesso pensiamo, anche se non lo vogliamo ammettere, quando seguiamo compunti quelle cerimonie o, più esplicitamente,
(come pure ho visto fare a qualcuno talvolta), le accompagniamo con qualche non celato soddisfatto sorriso...» |
Inserito il 14/09/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Pensiamo mai che siamo ancora vivi?" di sergio garbellini |
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