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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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Satira
Le 2544 poesie pubblicate sull'argomento 'Satira' Poesie di satira |
L’ho visto l’ho veduto l’ho incontrato
il tuo pensiero povero orfanello
dipinto con l’inchiostro ormai scontato
dal verbo declinato col martello
dove che cresce e splende l’alberello
con le sue foglie rosse del tormento
capace di passare quel
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Era un poeta
di quelli con la carta carbonella
e decantava il cielo e qualche stella
il mare mamma nonna e la muffina
i quattro lati i sette re di Roma
la pietra nel frattempo entrata in coma
sopra la rocca antica del Parnaso
mettendo in piena luce
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Gracidula la gazza nel pollaio
il gufo si traveste da civetta
il gallo vende uova al lombricaio
il cane con l’agnello fa toletta.
Il corvo muffineggia nel pulciaio
convinto che la capra donzelletta
vuol mettere l’accento sul rosaio
col porco che
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| Erano li capelli d’oro a l’aura sparsi
er giorno che ar fiume discenneva
e sì leggiadra oltre ‘a piana annava
dentro ar canneto a piedi scarzi.
Je vado retro, pur co’ passi scarsi
come fossi ‘n sogno, vedo che sciojeva
sverta li lacci a la veste e
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La donna è in tutto femmina
e ti stravolge l’attimo insolente
che ti diventa in un istante niente
quando coi nodi il seme scioglie e germina.
È femmina col verbo al femminile
e ti colora il tempo con la voce
di chi trasforma il mallo in una
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Lo sai? O non lo sai?
Cos’è che comunichi rumore
bistratti nell’orecchio blaterando ipotesi irrisolte,
lo sai, o non sai, non so niente.
Forse dovrei sapere e cosa dovrei sapere? Lo sai? O non lo sai?
Segnali di un orecchio che bisbiglia e
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Poeti come quelli che la sera
non sanno se la notte sa inventare
il canto e le lusinghe della musa
che scende dal suo monte e sale a tratti
con passi anacoluti
fin dentro un verso magico indecente
lubrico scioperante e assai lascivo
in questo porco
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E sono gli occhi a rivelarsi muti
in questo assurdo gioco di maniera
con l’acqua che si ferma alla barriera
e manda ai convitati i suoi saluti.
E gli occhi spenti vedono caduti
a tocchi i sogni nell’acquasantiera
dove il peccato muterà bandiera
e
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Versi d’amore a intavolare il niente
con arte e forza degne di un titano
per dare al mondo intero l’occorrente
che succhia goccia a goccia il transumano.
Versi d’ardore frutti di un profano
con semi ad ufo adatti a rinnovare
io te lo dico ed è
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Il gallo non sapeva strombazzare
giurando d’essere bravo sopra il melo
la volpe furbacchiava all’infinito
lungo il sentiero verde dell’imbroglio
il lupo col cappuccio in testa rosso
cotoneggiava il vento sul confine
all’orizzonte tinto di
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I giorni della merla vanno in giro
oppure sono chiusi dentro casa
a palpitare peggio di un vampiro
che il sangue in vena sbianca e lo travasa
nella tempesta in cielo ormai inevasa
tra il dire e il fare di un solerte inverno
credendo che la mente
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Accendi un fuoco un altro e un altro ancora
sopra l’altare della intumescenza
e a quanto pare non puoi farne senza
bruciando la tua fiamma come allora
non dentro il petto ma su un foglio bianco
con un lamento unico mai stanco.
Ti guardi intorno ma
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Me vojo immagginà la dipartita
quanno che tutti strilleranno tristi
“Che disgrazia! E pure questa se n’è ita!”
Un groppo fermo drento ar gargarozzo
ce sarà er fracasso, la confusione,
la gente trista appresso ar carozzone.
Drento a la chiesa ce
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E tento di coinvolgere il destino
ornato di accessori e pedigree
ma non riesco a ridere meschino
e me ne resto al chiuso tutto il dì
in questa stanza insieme all’abbiccì
e tanto per finire e cominciare
mi attendo con la mente sul così
per non
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| Quando Eros ci dà sotto con gli strali
e coglie in fronte un Vate, non c’è niente
che gli schiarisce la mente, e una sorgente
sgorga da lui di cantici immortali.
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Sua moglie Lesbia, ispira tali
versi e appare a volte un’innocente
ragazza dal
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Meschino come un verme
col pannolino ancora sul culetto
per conservare tutto l’apparato
dal seme al suo pandoro al cioccolato
adatto a far da scudo al buon diletto.
Meschino come un verme
con questa bocca amara di saggina
così salata ricca ed
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| ‘Na mattina pe ‘na via
der centro ‘n giovinotto
incrocia ‘n gobbo
e je va a toccà a gobba.
Ner mentre passa ‘na sorca da paura
cor vestitino trasparente,
tutt’ancheggiante...
Er giovinotto vista stà gnocca
lassa a gobba
e je tocca er
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Gira la ruota prilla il calendario
un altro giorno chiude i suoi battenti
ma tutti quanti i vati e i contendenti
sapranno offrire al vecchio tenutario
estremità raccolte nel bestiario
con tanti diavoletti rispondenti
capaci di mostrare a turno i
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Tu dillo al cielo
oppure al tuo avvocato
che il seme della vita è in comodato
e che si usa solo a primavera
col tordo che ti canta la sua sera.
Tu dillo al vento
oppure al tuo dottore
che il sale non dà senso a un grande amore
e che sia sciapo
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E il mio Natale crede ancora al cielo
alle promesse scritte in copertina
alla cometa sulla pettorina
alle parole alate del vangelo.
E il mio Natale crede ancora al verbo
al sacro giorno e all’anima divina
a tre re Magi a Erode e alla rovina
dei
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La guerra è un gioco onesto a quanto pare
di quelli che ti appunta le medaglie
condite dalle insipide battaglie
portate avanti e indietro... un bell’affare.
La guerra in ogni modo è la comare
che naviga nei cuori e tra le maglie
per falcidiare in
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Nello specchio non c’è niente che non possa già vedere
tanti volti assieme al mio mesti allegri e incelebrati
cento vite dolci e amare con i giorni ormai datati
dove il tempo passa in fretta non volendosi piacere.
Nello specchio bella mia ci stai tu
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| Er primo giorno l’homo creò ‘a donna...
poi er serpente
che pe’ indurla a dalla
era morto convincente...
Sto’ serpente appena nato
se pappò er frutto proibito!
A la sera l’homo che già
ciaveva ‘n friccicore ar core
e pure ‘e corna prese ‘a
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Sembra una reggia grande quanto il mondo
con mura nude e mille e più veroni
con sottostanti enormi gonfaloni
grigi di ghiaccio e neri sullo sfondo.
Sede maestosa ma una cosa strana
è così vuota che di stanza in stanza
tu riconosci l’eco in
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Nemmeno un compromesso
la serpe ha da strisciare
cosciente del processo
concluso in fondo al mare
dove la Muffinetta
da tempo condannata
portata in tutta fretta
nell’utero è piantata.
Nemmeno un’occasione
di quelle prestampate
e senza una
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Estinto, esaurito, o solo stanco,
non so capir, ma pur non mi rassegno
e in disperato, solitario affanno
di suscitar imploro il suo ritorno.
E non esequie, ma funzion laicale
vorrei a far che vivo e vispo torni...
vorrei una veglia gaia in notte
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Gorgheggio come un triste passerotto
sul ramo dell’amore e della vita
la pena che mi avvolge ed è infinita
reclusa nel mio cuor di Lancillotto
amante di Ginevra e ormai stracotto
dalla bufera in petto incustodita
signora di promesse senza
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Fata Buriana strega per procura
scribacchia canta gioca e si diverte
il nero in bianco ghiaccio ti converte
e più ne sei invasato e più perdura
in quanto lei non ama la struttura
del verso che veleggia a braccia aperte
nei cieli delle anime
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Mi piaciarria infiocchettare il Cecco
scontrandomi col mesto fiorentino
coi verbi e col mio estro che casino
nel fare controcanto a quel suo stecco
capace di saggiare penna e becco
in un agone d’anime latino
col prence Marziale fattorino
che
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Settantacinque casi di follia
uno alla volta stesi ad asciugare
con l’ali aperte in fondo a questo mare
in cerca della sua dietrologia.
Settantacinque volte sulla via
in mezzo a tanti fino a scapitare
con tutta la passione a terminare
dove il
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2544 poesie pubblicate sull'argomento Satira.
In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
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