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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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Satira
Le 2526 poesie pubblicate sull'argomento 'Satira' Poesie di satira |
Acqua di fonte
ricordo di quel tempo che già fu
tra queste sponde non sorridi più
ma vivi dissipata e sprovveduta
con la freschezza vergine venduta.
Acqua di fonte
sorgiva e cancellata dal destino
in questo assurdo ombrato mio
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La rogna si trasmette untuosa e visionaria
gonfiando di bazzecole un vuoto pieno d’aria
e questa sua dovizia catena
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Ciò che porta in seno
verità rinchiuse in stralci di paglia
sotto aghi di fieno
sono un somaro che sbuffa e raglia...
E non sono pietre blu cobalto
non sono fiori caduti dall'alto
sono lenticchie frumento e farro
piccole cose fatte
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| Divergente lingua
di un alterco ben assestato,
eco di un rimbrotto
poco gentile.
Starnazza come una papera impertinente,
increspando le piume l'irriverente.
Spalleggiata dal docil galletto
sbraita inviperita,
in ossequio gracillante al verso
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| Per lei mi sono fatto un mazzo tanto,
correndo come lepre da una vita,
tante moine e un giorno se n'è ita,
col ragazzotto della porta accanto.
Mi sono ritrovato solo e affranto
ad affrontare questa dipartita,
con un cammino sempre
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Sono nato dentro un fosso tra scorpioni e cavallette
tra una strada su in salita e un traguardo senza meta
e mia madre paradosso mi ha cresciuto senza tette
con il latte della vita figlio di una sconcia dieta.
Sono nato per scommessa sulla nave dei
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L'egocentrismo gira come belva
nei gruppi di poesia e i suoi tentacoli,
ghermisce come fiera nella selva
e strage fa, senza incontrare ostacoli.
"E clicca tu che poi ti clicco anch'io
e non 'likkare' quello che fa schifo,
il bel lavoro
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| Sguaiati
si ubriacano di allegria,
alla faccia della notte fonda.
Sprofondano nella pigra mollezza del loro essere nullo,
vantando la finezza del vino dolce
da buon intenditore.
Tastano il gusto della pesantezza
che filtra dai pori
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Con i morti gioco a dadi con i vivi a mosca cieca
manovrando mani e testa con la tela sulla fronte
ben sapendo che il mio
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| Un migrante al Brennero
un migrante in Tirolo
SOLO
armato di infradito rosa
bermuda a stelle e strisce
denti bianchi
uno scuretto bombarolo
con la fame del futuro.
Pasquale sei uno duro
parli tre lingue
usi la penna
Panzer o non
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E se sonetto vuoi sonetto sia
di quelli che si mettono a vogare
sopra le onde del tuo vasto mare
coi timbri più perfetti e
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La mia notte quando è giorno non distingue mai le ore
ed affronta il suo mattino con la fame inalterata
dove l’esca
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Ho tanta fede nella cioccolata,
che credo in lei da quando sono nato,
oh quanta, quanta me ne son mangiato
in questa vita sola e disperata.
Durante il corso della mattinata
o in un meriggio truce ed assolato
da tracigi pensieri
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| Sono il Colombo del tuo nuovo mondo
il Magellano della vita a strappi
il Marco Polo dei viaggi assurdi
la mia passione cieca a sud di Cuba.
Sono il Vespucci del tuo mare interno
il Matteo Ricci della sponda nera
Silvio Zavatti del profondo
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| Si spengono le luci
per questo tu mi piaci
che i baci miei voraci
da dentro tu mi scuci
Al buio mi conduci
nel letto
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| Ben coltivata posta in gioco, ghiotta
di giovanile preda assai piacente
ma, dopo immane impegno... ancor cilecca!...
Duro e deciso ei meditò vendetta
là, sull’istante morte decretando
con taglio netto a testa e in parte a
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| L'asinità testarda s'insinua
nel duro coccio
di testa marcia.
Per vincerla,
tira forte le orecchie
al mulo che scalcia.
Con le buone non impara:
un bel colpo di zoccolo
per rinsavire dalla cocciutaggine;
ad istruirlo la scuola non
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Sarà col tetto verde e il cielo azzurro
adatta a tanti cuori in un sussurro
posata tra le nuvole e le stelle
ornata con gelati e caramelle.
Sarà la casa aperta a voi bambini
scappati dalla guerra a dei assassini
perduti dalla storia
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Notte dolce, notte chiara
placida la finestra
aperta un po' di luce
fa entrare, notte estiva
silenzio
ed uno
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Passeggiano sulla riva del mare
Giovani studenti in calzamaglia
Guardano la grande barca
Del re affumicato delle sbornie.
Magnanimo lui manda loro un gommone
Di grande qualità ha il motore
Ben cinque stelle ha il navigatore.
Applaudono,
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| Di voi, chi mai sa a quanti è capitato
di aver mangiato un uovo “galleato”,
a dire: quasi d’un pulcino il feto!
Che brutta cosa poi, se più d’un gallo,
di vero bis il frutto, ovver d’oblio ...
Vergine, lana dire è azzardo
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| Come per tutti, in fine, ma guidare
vorrei io per me stesso il mio finale:
a chi prosegue tutto organizzare,
sfruttando il lasso in modo razionale.
E il mio destin raggiunger rilassato ...
chissà mi piace, e parto col sorriso!
Ma solo
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Sta fuori sul balcone
illuminato a giorno
che dondola nel vento
credendosi un portento
e gode soddisfatto
di quel suo stato matto
tenendo in cassaforte
le chiavi della sorte.
Orgoglio dolce orgoglio
impavido ti voglio
nel cuore e nella
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Provocatori esperti,
del tempo non san giovarsi.
Perso nel niente,
accattivando sfaccendati loro simili
in riunioni di malcapitati:
urlano a squarciagola,
sciorinano in scioltezza discorsi a vanvera,
sottolineando con enfasi la bravura iniqua del
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C’è una poltrona vuota su al comune,
fa gola ai signorotti del potere
schierati per il tiro della fune
vedremo un po’ chi là si andrà a sedere.
La corsa per le liste è già iniziata
son pronti i candidati del
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| Difetti ne avrò tanti
milioni su milioni
son tutti impressionanti
e senza condizioni
io sono un falso attore
modesto e roboante
amico del dolore
borioso e petulante.
Avaro quanto basta
con tanto di egoismo
nemico della casta
portato
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| Assurdo pensare a ieri:
com'era quel pezzo di mare,
è quasi voler fare i caimani
e noi ... noi non vogliamo esser
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| Il buon Santo Isidoro, dall'alto dei cieli
discute finanza coi "De Cuius" Banchieri
"Nei boschi di Bretton, non è per vantarmi (Bretton Wood)
li ho stesi per terra anche senza le armi"
"Col dono
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| Disceso negli antri più tetri,
girovagando nelle bolge annerite dalla fuliggine,
tra miasmi e raccapriccianti lamenti,
uno sguardo posasti sulla tavola imbandita.
Niuno satollo tutti a prendere cibo,
la bocca sempre vuota dove il lungo
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| Gli Dei dell'Olimpo
sotto frasche di alloro
passavano il tempo
giocando tra loro,
e per toglier lo sfizio
della monotonia
decidevan lo scopo
un po' prima del via.
Giove era avvezzo
a decider le sorti,
poneva il
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2526 poesie pubblicate sull'argomento Satira.
In questa pagina dal n° 511 al n° 540.
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