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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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Satira
Le 2544 poesie pubblicate sull'argomento 'Satira' Poesie di satira |
Il tempo della morte non ha tempo
non si dilunga né si attarda e frena.
La sua signora ha la gerla piena
con i pesanti passi a sopperire
i giorni della vita da smaltire.
Il tempo della morte è in bianco stato
amico e poi nemico in caldo
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Voglio vedere
in un metro quadrato,
su quella sabbia
bruciata dal sole,
chi avrà il coraggio
di star carcerato
chiuso e senza
poter dir due parole.
E se uno si alza
e vuole nuotare
deve prima un po’
guardare intorno,
la distanza che
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Me la trovo avanti e indietro con la forza occhiellatrice
che non muta cambia e mostra parti in parte collaudate
e se vuoi te la propino col ricorso alle minchiate
suicida matricida sopra il palco suo infelice.
Te la dono e la mia offerta vale
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In paese eri da tutti ben noto
conosciuto qual uomo bilioso
un tuo vicino vendeva salsicce
invidioso lo volesti
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In fretta me la sbrigo
vestito e ancora attivo
essendo un vecchio rigo
pretendo fare il divo
nel mettere il giudizio mio in castigo
senza poter svernare il tuo diletto
essendo il capofila di un intrigo
non penso e se mi accade te lo affetto.
E
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Se me lo chiedi scrivo come vuoi
mettendo avanti i corvi i porci e i buoi
le corna per adesso non le appendo
io sono avaro e molto poco spendo.
Se lo consigli lo potrò tentare
cercando di salvare questo mare
ma la mia vela vaga nel
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Ottantanni una nullità
Che non riesco neanche
A scrollare una tovaglia
No non mi mancano le forze
È che
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Lode alla tecnologia
che ci rende liberi nella prigionia
in questo loop temporale
in cui ogni giorno è uguale.
E il sole, obsoleto orologio, ritorna
a scandire il tempo del giorno
dal suo levare sino al suo tramonto.
Sempre in contatto
è la
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E batte il tempo a tempo le sue ore
sopra il quadrante e muta notte e giorno
e se ne impipa della gente intorno
o muore o vive non ne ha sentore.
Vago e tiranno avanza vessatore
sulla terra col cuore disadorno
e se ne frega andata e non
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Nell’aria c’è agli estremi un greve olezzo
che provoca sconcerti dannunziani
e ti trasforma in morbo i lati sani
per cui bioesalazione io lo battezzo.
Con ciò sia cosa che io non l’apprezzo
potendo ingraticciarlo con le mani
ma dato che purtroppo
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Te ne procuro una con le ali
che ti potrà senz’altro sollevare
coi suoi attributi sai fenomenali
capaci di saperti confortare
in questo cataclisma da gufare
con tutta l’insistenza delle mani
d’Abramo ricomposte sull’altare
dei sacrifici e dei
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Che nessun se la prenda a male
che oggi ho gran voglia di celiare
e di Lucilio poeta redivivo quel suo
calamo satirico in questa mia nuga
intendo usare: sì è un fatto vero
conclamato ma non ne son io
disperato se sol due o tre
del Sito
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Il virus non scende
dall’azzurro cielo
e ne dal Padre...
che tutto ha creato,
ma dell’eccesso
e di ogni zelo
del dio denar che
tutto ha rovesciato.
Vola spazzatura
da un mondo all’altro,
con il virus
alla luce che esporta
e quando arriva
al
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| Se misero sarò potrò godere
del cappio sotto il ramo degli ammanchi
libidine per cuori sfatti stanchi
figliastri incatenati al tuo volere.
Se avido sarò saprò valere
in questa sfida nata in mezzo ai banchi
articoli sottratti ai saltimbanchi
nel
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| Passano, toccano, vivono
ridono, innocenti e pericolosi.
Ti salutano, sputacchiano
ti abbracciano e ti donano
nuovo DNA e antiche paure
o l’occasione per rinascere
ad abitudini consolidate
alla tua noia.
Ma allora parlami fratello
mutami
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A te che sei lontano mille miglia
dal cielo delle muse e mi delizi
vagliando dei miei versi trame e vizi
rinnovo l’attestato di famiglia.
A te che senza battere le ciglia
col cuore e con la mente impiegatizi
spedisci giù in cantina i tuoi
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Quando la finiremo
di mettere le ali trafugate
a questo cielo colmo di rovine
tra l’essere del tempo e lo sparire
costato mille volte al vecchio ardire
sui mari destinati ad inondare
il buon pastore e l’anima associati
nella vallata della
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Le mille maschere
dei " grandi e potenti "
son tutte spesso
dello stesso colore
e van tra la folla
sullo stesso carro
insieme a bambini
a festeggiar con amore,
Si veston
di arlecchino
e tutti in piazza
su carri colorati
e bambole gonfiate
e
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Tu mettimi sul palco a recitare
la mia canzone figlia del momento
senza quei gufi abili a sbuffare
soltanto e solamente un po’ di vento
svenduti e consumati nel forgiare
pertanto un fastiosissimo lamento.
E come dice il mago alla tempesta
"Non
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Il FESTIVAL
della canzone si sveglia
e va in cerca
di Big e nuovi talenti,
li ricerca tra cielo,
terra e mare
pur d’imbandire il palco
di stelle lucenti e cadenti...
Va e bussa
a Artisti di oltre tomba
per riportarli
su quel palco tra flaish
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Volevo dare al tempo un mio minuto
per dare luce al sole con un poco
ma tu hai ridotto il tutto ad un saluto
e hai consumato in breve questo fuoco.
Volevo addizionare un cielo azzurro
raggranellando nubi e venti grevi
ma tu l’hai rigettato in un
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L’amore non si vende e non si spende
in questo mondo gravido sdrucito
beato del suo essere finito
nel sangue che versato in noi trascende.
L’amore ci sorprende e si difende
con la sua forza d’animo agguerrito
distrutto da quell’essere
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Strumento o non strumento suono e basta
e stono a più non posso in questo cielo
con la mia bocca aperta al divenire
sospeso tra una nota e il mai non detto
decisamente avverso alle tempeste
gemmate e rifiorite
col sale e con lo zucchero
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Coi passi contati non cogli il traguardo
ed anche se sfrutti due scarpe e un rifiuto
incroci nel buio la noia e lo sguardo
abbraccia la luna che vanta il dovuto.
Contento e ben fiero di vincere il niente
su questo sentiero griffato di
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E quest’anno a doppio venti
sarà quello dei portenti
se tu amico lo consenti
nel dar fede ai giuramenti.
Doppio venti al tuo servizio
per legare un altro sfizio
questo tempo surrettizio
tra pensione e vitalizio.
Venti e venti un caldo
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E se ne va in silenzio.
Entrato presuntuoso e commediante
non ha saputo dare il mai promesso
e fiero del suo nulla da mercato
ha offerto fuoco e fiamme al tempo andato
con quel dannarsi tragico apparente.
Mischiando capre e tori
ha messo il suo
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Un anno giallo ocra e blu cobalto
serenamente acceso all’imbrunire
di una stagione adatta al suo finire
col nuovo divenire e il vecchio smalto
di un’esistenza dedita all’assalto
dei raggi del suo sole da addolcire
coi giorni sempre pronti a
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Natale con il bue e l’asinello
povere bestie vecchie da macello
con le patate al forno e con l’agnello
e il capitone augusto serpentello.
Natale con Giuseppe il falegname
principe senza coda né reame
perfetto sconosciuto del certame
costretto
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I quattro cavalieri dell’ardore
eroi di lacca e penne dell’untume
son lesti a cancellarti si presume
appena gira l’elica il rotore.
I quattro cavalieri con l’umore
si adombrano e confessano al gran nume
di avere nella testa il sordo acume
che
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Non so come appianare il tuo destino
il salto che rimane
tra il fosso ben profondo che ti resta
e il sole che riscalda cuore e testa
facendoti toccare un cielo blu
con queste mani che non senti più.
Non so cosa nascondi nelle vene
nel sangue
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2544 poesie pubblicate sull'argomento Satira.
In questa pagina dal n° 271 al n° 300.
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