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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
Poesie pubblicate: 361’479Autori attivi: 7’475
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Satira
Le 2544 poesie pubblicate sull'argomento 'Satira' Poesie di satira |
Ottimista a mo di nera rondinella
che vola rincorrendo la sua iella
convinta di poterla attraversare
con l’ali bianche sopra un vasto mare.
Ottimista e comparabile al canguro
che salta valicando l’alto muro
con quattro slanci spinto
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Pieno come un uovo
col rosso che si macina col bianco
col fritto ben felice di sapere
che l’olio gioca a dadi con il brodo
e nel dedursi sodo
ripete ai menestrelli d’esser franco.
Pieno di veleno
del fungo fratricida di montagna
col corvo che
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Capra cavoli e tormento
col tuo andare a zonzolare tra gli antichi
ben sapendo indubbiamente che ti applìchi
proprio innanzi a un desolante monumento.
Capra e cavoli in fermento
tra le gambe articolate che smollichi
per cercare il frutto adatto
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Non so che altro dire o cosa fare
con questa compromessa situazione
che rende uccello alato il dio caprone
appena lo incontriamo sull’altare
di questa storia stramba da narrare
con la voce del vento e del campione
nel calcolar la giusta
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Se non c’è il filo mancherà il contatto
che illumina la mente assieme al cuore
e senza luce sarai sordo al tatto
nel decantar la vita e il suo valore.
Se non c’è orecchio non avrai l’afflato
che tinge di armoniosità il vissuto
e cieco e muto solo
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Sapessi dare amore a chili e a tonnellate
sarei il tuo volo mistico voluto dal destino
ma dato che quest’anima si affida alle scenate
la nostra storia palpita e il letto è girondino.
Sapessi dare forza al folle sentimento
potrei spaccare il tempo
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Vorresti or dire ma non trovi il verbo
che sappia aprire porte mente e cuore
in questa gara assurda dell’orrore
legata a un frutto amaro e ancora acerbo.
Vorresti dare ma il tuo bianco fiore
non coniuga il già dato e or mai superbo
si inficia coi
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| Devo andare dal dentista
mamma mia che paura,
farò una gran brutta figura,
meglio andar dall’estetista!
Seduta sulla poltrona
lo guardo con occhi imploranti:
"Non mi faccia male, per tutti i santi,
sono una gran fifona!"
"La prego, stia ferma
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Dell’imperfetto coniugo il tuo verbo
dall’infinito traggo l’animelle
col congiuntivo cambio spesso pelle
per il gerundio in parte mi riserbo.
L’indicativo ne conosco il nerbo
ma col condizionale vedo stelle
votate al participio pecorelle
sul
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Casca o non casca
son pochi a lasciarla
è una dinastia
che non si spezza
e non importa
se a volte traballa
e lascia per via
sorrisi e amarezza.
La sedia d’oro
è una manna dal cielo
e che nessuno
ha voglia di lasciare,
son come i lupi
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E te la scrivo qui come vuoi tu
a piedi nudi giusto per variare
costretto dal bisogno a rammendare
i tuoi lamenti affisi rossi e blu.
E te la indoro come fa il cucù
che il tempo non si perita strinare
volendo e non sapendo cosa fare
col trucco
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| Fili continui all’infinito
s’addensano come latte concentrato
e versato ai porci
dove la perfidia di Circe
ma di quest’anno ventuno
si tramutò in Elisir d’Amore
nella “Sede di Giustizia” della Legge numero quattroquaranta
si decretò dessi la
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È solo un gioco questo tuo vagare
sui prati delle muse e degli aedi
col coro dei novelli ganimedi
emersi tra le onde del poetare.
È solamente un vezzo padreggiare
il sommo Dante e i centomila eredi
col suono degli antichi citaredi
al caldo di
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| Giro intorno in corto raggio
da un cantuccio seguo il mondo,
non so dir se sia felice
poco rido e soffro alquanto.
Piova, sole, vien tramonto
poco cambia se son dentro,
vita ormai non m’appassiona:
poco vivo, e senza impegno!
Non a mecca od
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E c’è un Natale dietro ogni vetrina
che parla di promesse e di paure
di notti in bianco e di giornate dure.
Che magica e invadente polverina!
E c’è un Natale con la pettorina
nascosto tra le pieghe delle cure
di una e centomila coperture.
Che
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Vive sol per offuscare
ogni dì si mangia l’aria,
quella che non può mancare,
al respiro, necessaria.
È prodotto da noi stessi
ma non ne capiamo niente,
non crediam che sti eccessi
ci uccidano la mente.
Sono tante particelle
che galleggiano
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Natale con i tuoi
il resto come vuoi
al mare od in montagna
senza la vecchia lagna
del cuore trionfante
col baffo esilarante
sopra questa tua bocca
che stranamente blocca
la voglia di cantare
come ti va e ti pare.
Natale con i tuoi
con gli
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A volte mi vergogno di me stesso
quando un orpello si trasforma in fiore
illudendo con l’arte il creatore
con frasi da parata senza nesso.
E spesso faccio parte di un processo
che chiude gli occhi e vaga nell’agrore
mettendo in bella luce
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E c’è soltanto un letto nudo e sfatto
lenzuola spoglie ed un cuscino vecchio
a fare da cornice al triste quadro
appeso al muro giallo un po’ sudato
passioni e grida volti da imbiancare
con la promessa antica ormai venduta
con le parole: “Non mi
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Potrei giocare al dubbio
di quelli che si intrugliano sovente
nei panni di un bambino abbandonato
tra i fiori e dentro i solchi del domani
così per ingannare
il vento del passato da evitare.
Potrei far finta ancora
che l’ombra del tuo mondo è
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È un vero falso questo tuo gracchiare!
Puoi metterti nell’aia a starnazzare
ma è la gallina abile a covare
tu sei soltanto bravo a corbellare.
Galli o galline forse fa lo stesso
entrambi sono figli di un processo
che senza uovo e con un
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| Alle Idee "con- torte",
nel parallelo diverso
cervell’ -"ottico" e malsano
Nelle scelte
un relativo di
"Luce Propria"
Brilla l’artificio
Ti scrivo
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Comune... mente navigo nel nulla
di questa affiliazione premarcata
trascritta sopra l’ultima vulgata
essendo che mi segue dalla culla.
Comune... mente vaga si trastulla
la bestia accavallata e costumata
e il dolce si trasforma in
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E ti diverti a fecondare il nulla
in faccia a questo sole linguacciuto
e dato che Latona ha un figlio muto
ti sente fumeggiare dalla culla
con quel vagito d’anima fanciulla
tra i placidi lamenti e pennacchiuto
ti metti ad osannare il dio
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| Finiremo tutti incoronati
ognuno a modo suo
sarà proclamato “Re”
avrà un regno senza confini
sanza regina, sudditi e cavalieri
affronterà una sola battaglia
all’ultimo respiro
dopo l’ultimo duello
qualunque sia la sorte
...regnerà la
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Se vuoi posso parlare di un bel niente
scemenze con boiate a tonnellate
per le finte madonne immacolate
o per i santi bari e allegramente
ti affido a caso un verbo deficiente
con tutti gli amorini oppure a rate
i baci con gli abbracci...
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E tu solitario ti accoppi col vento
che soffia al contrario del tempo rimesso
mettendosi in mostra col suo pentimento
prestato dal servo nel giorno dismesso.
E solo e acciocchito non muta l’avvento
venduto a quel giuda e questo è successo
un
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Nebbie
sui rami
a cerchiare
ubriache ombre
Velature di tradimenti
macchinazioni cerebrali
si piegano in ricami damascati
e pizzi ornamentali
Tutta d’oro si ammanta la città
fiorita
i fiori di cartone
l’anima rubata
da un folle
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| Con pipa in bocca avendo in man la tazza,
e il maggiordomo porge ombrello all’uscio;
così vedo epulone in doppiopetto,
l’albione per il quale il mondo è gregge,
D’affari narra, e dei suoi lunghi viaggi,
su futili questioni disquisisce:
tempo,
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E metti a ferro e fuoco questa vita
pomposamente tronfio di contare
un’acca oppure un’esse da smacchiare
in alto tra le nuvole ingrigita.
E metti a ferro e fuoco la ferita
col sangue che potresti millantare
per l’accozzaglia messa a bulinare
col
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2544 poesie pubblicate sull'argomento Satira.
In questa pagina dal n° 211 al n° 240.
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