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Morte
Le 6838 poesie pubblicate sull'argomento 'Morte' Poesie sulla morte |
| Il sole ti saluta
filtrando tra le crepe dei tuoi sogni.
C’è silenzio che offende anima e cuore...
silenzio di dolore e di rinuncia.
Adesso ricordi
le albe gelide e gli umidi tramonti
che segnarono i giorni
del tuo cammino in fabbrica
l’urlo
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| Battito,
sommesso,
si dona
per carezzar
l’attesa,
che smagrita
ormai appar,
d’avaro tempo.
E nel sopir,
purpurea voce,
pensiero affida
all’inquietar
dell’animo
che assurge,
per spander
di nutriti affetti,
cosmici calli
d’un viaggio
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| Lunga la treccia
Rasima portava
e di cerbiatta eran
gli occhi suoi
sottile era
la sua linea al vento
come quella d’orizzonte
quando il cielo minacciava.
Schiusa s’era com’al giorno
del cuor suo la porta
Per il nuovo arrivato
i sogni e le
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Ti parlerò dei ciclamini
degli sguardi verso il mare
raccoglierò le forze e sarò domani
adesso che, s’arresta il cuore
Tu che semini il mio Golgota
calvario del tuo casato
piangi bava e apocalisse
mille travi insanguinate, sulla tua
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Presagiva la fine la vecchia madre e
Già da tempo i suoi saluti erano addii
E rassegnato lo sguardo al cielo.
Non
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| Che il tuo passo
sia di piuma
al di là di quel ponte
- i colori a corona -
che ti accompagni il ricordo d'un'estate
spezzata
dentro un singulto di sconfitta
e di una mano
che ha accompagnato i tuoi brevi istanti.
Siete in tanti,
non
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| Non vorrei pianger
la tua assenza mamma,
ma esser certa che la tua presenza
dentro la vita
sarà compagnia.
Vorrei
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In guanti di velluto, in abito da sera da
gran ballo, con scarpe e tacchi a spillo,
color rosso corallo, elegante e raffinata
attenderò la sua venuta.
Sfiderò il suo sguardo ammaliatore, non
sentirà effluvi di paura, la inviterò a sedere
su una
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Soffrire il peso dell’assenza.
È sì doloroso, faticoso, ripugnante.
Non resta che pigiare sulla tastiera violando
le labili tele della follia.
Costringere l’impeto della ragione a piegarsi
ed accettare un letto vuoto e silenzi
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Gelido
é il silenzio
nell'occhio
del ciclone.
Colori surreali
di cenere
e il rumore
assordante
del
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tace il vento
s'arrestano gli aquiloni
mancano primavere a rondini senza volo
nessun fiore
e tu che sorridi
pallido di felicità
quella che incide e rende senso alla vita
quella che scotta e brucia dentro
la vampa dell'amore eterno
ma
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Ora sei un angelo in cielo e ricordo nel cuore
quello stesso cuore fermatosi nel dolore
in un campetto di calcio finiva la tua vita terrena
lo scrivo ed un brivido gela la mia schiena
stanotte sarai in versi e parole
sarai come un nuovo raggio di
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Forse un dì affiorerai dalle acque d’un mare,
scorrerai, lieve, verso le nuvole e l’azzurro
confonderai con il blu degli occhi tuoi.
La cenere
dei resti di ieri
cospargerai
sui prati già arati
e rinasceranno
i fiori sotto
la
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Conservavano freschezza di gioventù
ma il vento li ha voluti.
Noi qua la chiamiamo malattia,
casualità
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E’ andata via così...
celebrando la festa delle donne,
lei bella, amata, danzante
guardava le giovani
senza
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Ti rinchiudi nei pensieri e resti silenzioso ad osservare
la tua vita, una barca che sta per affondare
resti aggrappato a lacrime nascoste nel cuore
la depressione ha un solo colore
nero come il buio che inghiotte la tua vita
e disperato tenti la
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Fuggo via dal giorno
e se mi lascerai morire
avrò solo tre fili da fiatare
sulla via che va dal cuore al cielo
Niente da confessare sul finire
di tante primavere uccise
per invidia o per dispersione
di qualche scia
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Era un prode e tornò dall’empia pugna,
morto in sul letto e stretti i polsi e l’ugna,
e i servitor portavan la lettiga
legno di spiga.
L’orda n’era spettral e lamentava
canti di guerra e di dolor gridava,
e un servo avea nella man
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Gracchiano i neri corvi,
maestosi e regali,
sopra nobili bronzi.
Ruotano le pupille impazzite,
senz'anima,
fermandosi prima sul cielo,
ora sugli alberi,
ora sul viale.
Un vecchio giace carponi,
in stracci consunti e odoranti,
tediato dalla
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Giacque ignuda e tremenda e sotto un salce
un’empia tomba su cui corna d’alce
stavan quai fior di neve altèra e fresca,
rosa donnesca,
e in tra’ le pietre e i suoi rozzi contorni
v’erano acciar di sangue e fiele adorni,
e in su’ cadeva da
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E adesso vai
Gentile e garbato
nel tempio Eterno
divampando d’amore
il sentiero che sveglia
mentre la sera, aleggia nei cuori
l’ora che è giunta e ci trema dentro
Qui, si dipinge un giardino
dove l’eco disperde il tradimento
Il nido, la
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Era bianca la Luna, e in questa terra
urlò ferina e bieca un’empia guerra,
e l’orba Notte si tinse d’eccidi
a’ questi lidi.
Folle e irato e funesto stava un scaldo,
e in man tenea la scure, e l’occhio baldo
ne tenne, e l’arpa appesa in
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| Quanta rabbia
si cela nel cuore
lacerato dagli anni,
legato per sempre
ad un triste ricordo
di una madre morente.
Un vuoto incolmabile
ti lacera dentro
mentre un grido
s'alza dal profondo
e persistente
traccia la rotta
di una fredda
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| Il tuo ultimo respiro alleggerisce questa terra vuota.
Ti allontani stanca con la risacca del mare notturno
dalle strette catene, tue sorelle,
che hanno seguito ogni tuo timido passo.
Ora, non più schiava del tempo,
arrampicati nel cielo
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numinosa autocoscienza
dell'inquietudine contagiosa:
servo della solitudine
condanna clorofilla
abbacinante l'estasi
tra i rumori e le fugaci sperimentazioni
quando dico tutto
dico niente
quando dico niente
dico tutto
quante volte
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| E senza te
un'altr'anno è andato via
e tutti ormai così trascorreranno;
il tempo non potrà
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| L’eco dalle voci mute
in lontananza
trova conforto
nella stanza.
Sbiadite ombre
hanno partorito
l’angusto male
ora definito.
Vivo
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Presenza/assenza
rende esangue il mio tempo,
fermo immobile dentro la clessidra
nell'oscurità della notte
s'arresta ogni mio passo
attendo un segno divino
aldilà della vita
a screziar le tenebre, per un breve attimo,
solo il
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Fratello Ozan
con immenso amore
grande sì da squarciare il mio dolore
voglio cantar di te
sempre in me vivo
e
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Non dimenticherò mai
le nostre parole
bevute dentro bicchieri
di cristallo
Cesellate sui frontoni
dei giorni
abbracciati dal sole
baciati dalla luna
E le farfalle blu del Brasile
che mi volavano sui capelli
mentre le tue
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6838 poesie pubblicate sull'argomento Morte.
In questa pagina dal n° 2551 al n° 2580.
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