Nessuno sapeva il suo nome
perso tra un filo di rame e uno di ottone
attorcigliati a una palizzata
del giardino di una fata appaltata.
Allora lo chiamavano Cuoredicielo
ma come fosse davvero
vi assicuro meglio stendere un velo.
Cuoredicielo
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| I suoi sogni nel cassetto
si perdevan troppo spesso,
per tenerli sempre appresso
se li mise in un sacchetto.
Ci girava tutto il mondo
controllandoli ogni tanto,
se era triste o aveva pianto
ne pescava uno dal fondo.
S'incantava a risognarlo
e se
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| Oh Erda, le Norne, tue figlie, le Streghe,
le falbe ragne hanno or dunque reciso,
e Wòtan stanco è di vìvere, e muor.
È giunto il Tempo dell’ùltimo spìr
di questa Vita degli Dei supremi,
e Ygdrasìl
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| Nulla mancava nel suo regno
castelli tesori brillanti e gioielli
ve n’era per ogni suo desiderio.
In ampie tenute e verdi parchi
Viali alberati e gioiose fontane
rallegravano le passeggiate
di quel principe così ricco
ma tanto triste ed
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Incurante dell’evolvere del mondo
indifferente allo scorrere del tempo
viveva la fatina
su lembi di rugiada.
Volteggiava e calpestava
viottoli di zucchero filato
e aveva per casina un arcobaleno
di stelle comete colorate.
Agitava un lecca
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Un lampo cadde dal lontano cielo,
un tuono susseguì dall'alto
così truce, così vero.
Un fulmine spazzò via con niente
una quercia secolare, prima,
da cent'anni dormiente.
Ma, nel suo sparire,
tumuli di funghi
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Aveva
mani nude
e stanche,
la bambina.
Era, lei,
ferma davanti
agli scogli
d'una spiaggia, da lei amata.
" Dove ho mancato?
Che cosa
non ho insegnato?
Forse io
non ho amato
abbastanza...
Ma se il mio cuore, ora, piange,
è
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Da cotanto fervor rapito,
di sorpresa scolorossi il viso.
Me tapin, me lasso!
Schiantossi il cor colpito
dall’ineffabil "Giocondo" suo sorriso,
mentre il Pietro, lesto,
sbarratomi lo passo in su la soglia,
nell’apostrofar la sorte
che mi condusse
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| Puoi far finta di cantare,
lo puoi usare per tossire,
se t'appoggi per dormire
sopra un pugno puoi sognare.
Dentro a un pugno puoi soffiare
riscaldando la tua mano,
puoi lanciar sassi lontano,
carte e dadi per giocare.
Se una pizza vuoi
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| Una volta, tanti anni fa
certo non meno di tanti tanti
e tu ... sai quanti ne ha? ...
il tuo papà Guido, non
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Un sibilo si spande
un eco laggiù nella valle.
Acque calme
azzurre verde smeraldo
del lago fatato
meraviglia e magia dei fanciulli.
Da sempre si narra
di mistero e d'incanto
monacelli e gnomi
e fate turchine
abitanti del bosco
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Cammina bimbo per la lunga strada,
passi traballanti lo portano
nel folto bosco,
ulula il lupo
è notte di luna piena,
vagano ombre...
sotto il manto cupo della sera.
Piange!
Il cuor batte forte dalla paura,
trema come foglia nella
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| C’era tanto tempo fa,
non ricordo in che città,
una gatta troppo buffa,
sempre pronta alla baruffa,
molto bella e intelligente,
tanto amata dalla gente.
Un bel giorno una bambina,
adocchiata la micina,
prestamente si chinò
e, con
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Figliuolo della steppa, Attila, l’Unno,
le Norne dìcono, afferra il suo Reno,
Streghe del Fato, esse prime fanciulle, e
tetre ombre di Ygdrasìl. Oh Erda... Erda, oscura,
vaticinio in tempesta della Sorte!
Le selvàtiche schiere
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"Le briciole si sono prese gli uccelli
delle molliche di pane lasciate
per traccia a non perdermi.
Sto nel bosco
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Unde e iubire
e si mult soare
in zare
vantul tace
dincolo de inima ta
oceane in lant
adunate
prin roua diminetii
matura poezie
canta la nivel inalt
pe ram de iasomie
aici langa tine
doar un greieras
se spala pe mani
dulce frunza de
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Eroi perduti che sorgono a frotte
addìtano le nubi tempestate.
Oh voi Valchirie... oh voi Sorelle,
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le vesti avevano il colore dell'alba
nei capelli intrecciati aveva
raggi di sole
l'oceano naufragava nei suoi occhi
i pescatori ritiravano le reti
il profumo della salsedine
inebriava i sensi
la sirena nascosta sul fondo
aspettava nel buio che
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| L'abbaiar di qualche cane,
l'usignolo che cinguetta,
le risate dei bambini,
voci e urla dei vicini.
I rintocchi delle campane,
un signore che fischietta,
una macchina che frena,
il cigolar dell'altalena.
Un telefono che squilla,
il bicchiere
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| Passeggiavo un giorno di primo mattino
quando vidi una donna vestita di bianco;
portava alle dita anelli abbelliti col
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Quando il cielo si spegne
non ho parole da pronunciare
ed attendo che l'eternità
apra le mie ferite di nebbia
Ombre derise dalla luce
che sussurra le sue rovine
nel silenzio di un destino
condannato al nero della terra
Quando la luna
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| Il tempo è dispettoso,
correndo non m'aspetta,
io a volte mi riposo,
lui no che ha sempre fretta...
M'imbroglia mentre gioco,
un giorno l'ho scoperto,
fa apposta a durar poco
perché sa che mi diverto!
Ma oggi l'ho
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Vive in una terra a forma di stella, sospesa tra cielo e terra
dove il giorno è sovrano, dove l’ombra è solo
un riverbero lontano, mentre il sole sorride indorando
valli e pianure ricche di olezzanti, profumati fiori.
Regno
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Capelli neri color dello spazio
occhi perlati color dei ricordi
mani piccole capaci di disegnare
bocca che cantava sussurrando.
Si sdraiava sul prato
con le mani rivolte al cielo
cambiava aspetto alle nuvole
le disegnava con le manine
a forma
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| Conservan con cura
le nonne i bottoni,
di gonne, maglioni,
cappotti e giacconi.
Di ogni misura,
rotondi e quadrati,
son piatti, bombati,
smussati sui lati.
Se messi vicini
diventano fiori,
farfalle ed attori
di storie a colori.
Alcuni
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| Piove sugli elmi il pianto di Hèngist, prode
stirpe dei bardi, sangue dei Sassoni,
Furia possente delle Norne
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| Due giovani ratti
in un buio tombino,
passavan la festa
di San Valentino.
Lontani dagli altri,
stremati dal viaggio,
mangiavan del pane
con sopra il formaggio.
Coi baffi intrecciati
pareva un'artista,
topina più dolce
non s'era mai
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C'era una volta...
...un vecchio barbone,
non aveva casa,
per letto... una scatola di cartone,
la sera era avvolto dal manto di stelle,
quando si alzava, come foglia tremava.
Curvo, indolenzito volgeva lo sguardo al cielo,
ringraziava Dio, d'
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S’appressa Freya agli Dei e alle Dee e alle Grotte
loro, e in cuor suo fors’ella or piange al Reno,
e anche se ammira le rocce sublimi,
qualche stilla di pianto in viso appare,
e mestamente ei scende al peplo e al fianco,
ella ignara dei tetri
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| Il primo venerdì d'ogni febbraio,
m'attende questa strana ricorrenza...
cercando tra le calze nel cassetto,
ne prendo due a casaccio e me le metto.
E' scritto in rosso sopra il calendario,
in modo che sia bene in evidenza,
è il
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