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AUTRICE ZAGARE: poesie CHISONO? e PIOVE IL MIO CIE
• CHISONO?
Custodita dentro
una pepita d’oro
brilla l’anima tua
che in me luce riflessa dona
Petali di passione
si adagiano
sul mio tormento
ora che di te memoria
suonano note d’anima
in punta di piede
danza il dolore.
PIOVE IL MIO CIELO
A passi lenti
risaliva la memoria
portando con se
i momenti
che ci avevano visti uniti
I sogni si adagiavano
vicino il fiume
su quel salice piangente
versavano le lacrime
delle iridi spenti della tua luce
mentre la pioggia pietosa
mi baciava il viso
nascondendo al cielo
il mio dolore.
Agata, ancor meglio nota come Zagare scrittrice, espressione di forma diaristica e autobiografica, evidenzia l’importanza del tema sulla morte nella sua narrativa.
Il complesso tematico delle sue opere si configura quindi nel dolore cercando di espellerlo da quell’astronave in balia e vagante del cosmico infinito del ciel buio, che racchiude i suoi tristi pensieri intrisi d’umido salato al fine di una autodifesa ponderata e scevra da ogni compromesso emozionale.
Ella riesce a definire le proprie azioni in un combattimento caratteriale che ha come contendenti il chiaro scuro e l’oscuro chiaro tra la volontà di cercare di farsi capire e quella di avere come obiettivo l’indecifrabilità.
In tal senso appartiene a quella scuola di ermetismo chiaro ma oscuro proprio come quello immediatamente antecedente il secondo conflitto mondiale ed è per ciò che un mio accostamento l’avvicina alla poetica di Tommaso Landolfi che, al pari di questo grande ermetico, si pone al servizio di una introspettiva a volte dolente, a volte proiettata nel futuro ma proveniente dal passato, giungenti entrambe ed in fine a conclusioni guarnite di pessimismo di esterrefazione.
E’ sufficientemente idonea quindi, nel suo linguaggio poetico ad imprimere quella carica emozionale che trascina i suoi lettori in una meravigliosa conclusione: leggere versi di dolore ma leggere altresì versi arricchiti d’entusiasmo e di lessico bene armonizzati.
L’atmosfera nella quale mi sono imbattuto al fine di procedere all’esame totalitario della sua produzione poetica mi ha sospinto in una scelta che, a parer dello scrivente, si sposa felicemente con l’ambiente artistico-lettarario al quale Zagare si ispira.
“ Chisono” e “ Piove il mio cielo” :
testi che sviluppano la storia del dolore, della dolenza, dell’angoscia di un animo il cui specchio rimanda indietro con un raggio di luce la visione impersonificata della vita con la sincerità del reale obiettivo, nel senso che ciò che avverte dentro di sé, viene riflesso attraverso l’immagine astratta ma che resta in quel pensiero e che si trasferisce con allocazione vivente nei suoi versi e comunque oltre quello specchio.
Il riflettere quindi la sua memoria, il crescere di quella memoria ungarettiana, sempre stabile e radicata nel suo animo ed alla quale bisogna sempre offrire incentivazione per non dimenticare l’amico perduto ed al quale sembra volergli dire: stai certo perché “ petali di passione/ si adagiano/ sul mio tormento, e ancora : sarai sempre “GIORNO DELLA MEMORIA”.
Notevole espressione di realismo sociale quando scrive pure:” i sogni si adagiano / vicino al fiume;
Dolore e memoria trionfano nel bene e per il bene della sua poetica che ha splendore maggiore nei versi: su quel salice piangente/ versavano le lacrime/ spenti dalla tua luce: l’aggregazione letteraria nella quale il pianto domina l’effetto contrapposto alla luce del benessere e di quel suo animo turbato ma pur sempre fosforescente che brilla senza accecamento ordodossiani.
Orbene, Zagare è posseditrice di arte, che pur se irrequieta e dolorosa, sorride e non si smarrisce offrendo ai suoi lettori quella forza necessaria e carica per poter meglio definirsi autori-lettori in una civiltà letteraria sempre più in crescendo alla quale lei offre la sua fedeltà e perché fedele?
Fedele è lei nei confronti della sua tematica, investita dalla sue idee, il più delle volte personali e gestite con il senso di quella strana circostanza esistenziale che più racchiudersi nella “ solitudine” pur se vissuta in cordialità quotidiana.
Le composizioni rivelano strutture sufficientemente organizzate tali da rendere fluidificante ritmo connesso ad un buon lessico a volte adoperato con sistematica tecnica poetica.
Rarissime deficienze tuttavia non implicanti il contenuto organizzativo del proprio lavoro poetico.
Questa è Zagare vista da me.
Alfredo Genovese |
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