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I due ragazzi sedevano sulla veranda; lo facevano spesso in quei caldi pomeriggi estivi, quando le scuole erano chiuse e non c'era niente da fare.
Il più mingherlino dei due se ne stava accovacciato sul pavimento, all'ombra, con le braccia strette attorno alle ginocchia, e guardava lontano, in silenzio...
L'altro se ne stava in piedi, appoggiato al muro, dove arrivava un raggio di sole; fischiettava e osservava l'altro, quasi ad aspettare la risposta di una domanda mai formulata.
All'improvviso il magrolino si alzò esclamando: - Io penso che sia una buona idea! E' un modo per farsi sentire, e noi ne abbiamo bisogno.... E poi lo sai, è la cosa che desidero di più!
- E come vorresti fare? - chiese l'altro scettico - non abbiamo un soldo, non abbiamo gli strumenti, niente! -
- Ci arrangeremo con quello che abbiamo, e poi via, li compreremo... -
- E non sappiamo neppure suonare! -
- Questo non è un problema - rispose il magrolino ritornando ad accovacciarsi sul pavimento - c'è tempo per questo... tempo ne abbiamo davvero tanto…
Estate 1972
Mi capita spesso di sentirmi solo.
Forse perchè mi rendo conto di essere una mosca bianca, un'anomalia... perchè molto difficilmente riesco a trovare negli altri riscontri positivi al mio modo di agire.
Anche le persone più vicine a me, spesso mi criticano, probabilmente non mi capiscono, o forse sono io che non capisco loro…
E' vero che io vivo spesso a dieci centimetri da terra, ma è una colpa essere dotati di immaginazione?
Il carattere non si cambia; si possono cambiare delle piccole sfumature, ma il fondo resta sempre quello.
Io sono una persona fondamentalmente positiva, che non riesce a portare rancore, che regala sorrisi gratis; mi rendo conto che non è facile vivere in un mondo che quotidianamente aggredisce.
La storia è iniziata tanti anni fa, quando ero un ragazzino: già allora, in un paesino in cui tutti i ragazzi come me dovevano necessariamente saper giocare al calcio, o fare comunque determinate cose per essere come gli altri, io mi muovevo in modo diverso... non mi piaceva il calcio e non ero bravo a giocare; mi interessavo già da allora più di musica che di sport.
Mi sentivo isolato, ma per quanto cercassi di conformarmi agli altri, non ci riuscivo. Ero diverso, e non sempre era una sensazione piacevole, anzi... Avevo però la fortuna di condividere con uno sparuto gruppo di amici, anche loro un po’ alternativi, la mia passione per le nuove forme musicali e spesso ci ritrovavamo a casa di uno o dell’altro ad ascoltare i dischi italiani e stranieri: ricordo l’emozione forte di quando ascoltai per la prima volta la PFM, “impressioni di settembre”… a pensarci adesso, nonostante tutto ciò che è passato dopo, le mie scelte musicali si sono sempre sviluppate partendo da quel suond.
Mi chiudevo poi in camera per ore ad ascoltare “Per voi giovani”, una delle poche trasmissioni che la Rai concedeva alla nuova musica. Grazie alla radio ho scoperto i Genesis, gli Eagles, i Deep Purple, gli Uriah Heep, i Van Der Graaf Generator, i King Crimson…
Fu una rivelazione per me esplorare quel sound così nuovo, così diverso, non più legato agli stretti canoni delle canzoncine stile Sanremo che si ascoltavano di solito alla radio: la musica si dilatava in brani lunghissimi, quasi delle sinfonie e spesso le parole lasciavano spazio a lunghi interludi di sonorità nuove, sperimentali, mai ascoltate prima.
Poi, nell'età in cui tutti cercavano di farsi regalare il motorino per scarrozzare in giro, io mi sono fatto regalare una tastiera... Con altri amici che amavano la musica ho formato la band, e ancora molti non capivano...
In quegli anni ho vissuto un altro evento che ha segnato profondamente la mia vita: una malattia molto grave di un mio familiare, che mi ha costretto a dover affrontare responsabilità più grandi di me.
Ed è allora che, come dico io, il rock mi ha salvato la vita: ho trovato nella band delle persone con cui condividere un sogno, e quel sogno mi ha dato la forza di andare avanti.
E quel sogno, in piccola parte, sta continuando a darmi forza ancora, per andare avanti in mezzo ad un mondo che non capisco, in mezzo a tanti problemi che ancora incontro.
Malgrado tutto questo, riesco ancora a pensare positivo: sento che la vita è importante, e che vale la pena di viverla in ogni suo aspetto.
Anche un forte dolore, una volta sublimato, si trasforma in esperienza di vita. Adesso che ho figli, vorrei poter insegnar loro che seguire le proprie idee non è mai sbagliato, vorrei far capire loro che certe volte è necessario mettersi contro tutto e contro tutti, se siamo sicuri della nostra idea. Ma allo stesso tempo vorrei far loro capire che è giusto mettersi ogni giorno in discussione, perchè la verità non è un dogma statico, ma è confronto e dialogo. Sempre. |
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