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Le 69838 poesie con accompagnamento multimediale
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Malarittu covid
cu dici na cosa e cu ni dici nautra...
cu avi ragiuni?
Dutturi e scienziati
tutti pari ntervistati...
ci sunu chiddi ca fannu scantari
e chiddi ca fannu suspirari
ma quantu parrari pì nenti
tantu pì sputari aria
paroli e
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Il cuore non c’è più
ha lasciato il cielo
per qualche nuvola
più fredda delle stelle
e non batte nel petto
per le tenebre scure
della notte d’inverno
segnata dal dolore
di altre lune da amare
lentamente come foglie
cadute e
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Vorrei essere altro:
un’ape che ama il suo fiore
o un vento in attesa
della pioggia di novembre
Vorrei essere altrove:
su una montagna ghiacciata
o in un campo di viole
dove qualcuno ha sepolto
gli ultimi defunti d’autunno.
Ma le nuvole
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Sono lento nel decidere
e ho la stanchezza dei giorni
pieni di cenere dal cielo
di una terra incompresa
Sono vago nel muovermi
e preferisco aspettare
che le mie stelle evaporino
come nebbia al mattino
Non ho mai parole
ma stanchi riflessi
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Coltivo
i fiori del rimpianto,
incapace
di aggiungere uno yud
a voglie di infinito.
Mi resti,
lievemente sfumata
oltre quei disinganni,
la paura,
la rabbia
che mettano radici.
Esco
dal tuo romanzo,
truccando le occasioni,
dipingo il divenire,
e la
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Nella febbrile attesa di quel tempo
mille pensieri ad affollare la mente,
il silenzio contorna infinità di colori
nel fraseggio d’una spatola... la vita.
Dolce è il naufragare in quel cielo
ove il danzare corolla ogni foglia,
le folate di vento
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Il nostro amore
è stato una nube
scura quando il cielo
baciava la pioggia
E trasparente
come il sole tiepido
dei primi giorni
di una primavera
Il nostro cuore
è stato una roccia
dura per i fiori
sbocciati nel buio
E calda per i
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 | Urla assordanti
entrano nelle menti
e nei cuori
bucano l’aria
e rompono i muri.
Pianti disperati
rigano volti
da troppo tempo
nascosti e ignorati.
E scorre la vita
nonostante l’indifferenza
nonostante tutto,
nonostante la
mancanza di
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 | Sono solo parole
che fuggono al suono del tempo
restando incatenate tra il suolo e il cielo
Le dedico a te, mentre resto a guardare una foto ingiallita
dentro un cassetto pieno di ricordi
scavati nella terra smossa
tracciata da confini
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Lu licchinu, lu fausu e lu ruffianu
sunu tri facci chi nun pozzu viriri
dà sti genti cià stari luntanu
nun ta fidari e nenti cià cuntari
fannu finta ri capiri e ti stringiunu a manu
ma quannu ti nni vai
mittiti cu lu cori npaci
a prima
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piangono nei colori l’estate
abbandonano i rami
come una casa ormai vuota
nel loro limpido volo
guardano il cielo e si
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Fluide
mani
di vivente cristallo
verso
il mio corpo nudo
dolcemente
si protendono.
Sul
soffice fondale dell’anima
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Siamo rimasti qui
a parlare nel buio
circondati dal nulla
che avanza nell’ombra
Abbiamo sentito i passi
della Nera Signora
nel gelo della stanza
e tutto è già finito
Anche il cielo non sa
se credere o tremare
la prima luce dell’alba
o una
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 | Passeggio con gli occhi
sulle tue acque chete
fino all’orizzonte arrivano.
Nulla scorgono,
neanche un natante
di passaggio
né un’anima viva.
Siamo solo noi due,
io e te di fronte,
niente ci turba
e tutto ci acquieta.
Passano due “vu
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Non fidarti della luce
anche quando si veste
del buio delle sere
e sussurra parole d’amore
Non abbassare le porte
le ombre sono un segno
un timido richiamo
fra il nostro mondo scuro
E le altre stelle accese
dalla pelle e da altre cose
che il
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Sul
desolato
orizzonte dell’apparenza
i suoi segugi
aveva sguinzagliato
affinché
tra le grigie nebbie dell’inconsistenza
che
vischiose m’avvolgevano
le tracce
della turbata divinità
delle piccole cose
potessero
fiutare.
Allora
come
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L’odore della tua pelle
è un profumo che incendia...
rapisce i miei sensi e la mente accende
quella mente intrappolata
senza colpa e senza catene.
Le tue gambe vorrei scoprire
svestendoti lentamente
mentre con la bocca assaporo
la parte
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Se tu avessi sposato
le ombre della notte
saresti ancora qui
ad accarezzare il cielo
E non saresti un corpo
freddo nella terra
una cosa abbandonata
oltre la nera tenebra
Se tu avessi aspettato
a lasciare le stelle
il mare non ti
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Adorna di gioielli
Son l’Amata Imperatrice,
nel ritratto risveglia il cuore ...
arcaiche lotte dovrò soffrire.
Nel muto canto rifiorii il pesco
Giammai ti condussi nel mio véggiar
Piccolo divin fiore, trasmisi in Te.
Nel superbo castello
Mi
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Così piano si muove quell’altalena
al canto di tua madre al calar della sera
che ogni giorno viene per starti vicino
ed un fiore ti porta con devozione.
Nessuno ti nota soltanto lei,
con la mano sul petto trattiene il dolore,
non esiste tempo
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Non sono mai solo
fra le ombre del giorno
e sento il respiro
del mio non ritorno
Non sono felice
quando la luce appare
e cerco il silenzio
sull’altare del mondo
Mentre il buio arriva
e la sera accarezza
con il suo gelo di nebbia
la pelle
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Avevi un cuore nero
come il cielo all’orizzonte
quando le nuvole scure
promettono pioggia
Avevi lo sguardo duro
di chi sa che può far male
con una carezza
sulla pelle piena di ferite
Non era per amore
che baciavo le ali di cera
ma per il
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Ho smesso,
una sera di dicembre,
di aspettare invano il ritorno,
quando tra le pieghe dei giorni
ti sentivo essermi
scenario senza luci.
Ho smesso,
di continuare ad accendere
l’abat jour dei ricordi,
ed ho spento la voce
di quei ricordi
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Nebbie
sui rami
a cerchiare
ubriache ombre
Velature di tradimenti
macchinazioni cerebrali
si piegano in ricami damascati
e pizzi ornamentali
Tutta d’oro si ammanta la città
fiorita
i fiori di cartone
l’anima rubata
da un folle
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Non dirmi nulla
che io non possa maledire
sulle gocce della pioggia
caduta dall’ombra
Non darmi niente
che possa rimpiangere
quando domani
avrò polvere da stringere
Le nostre carezze
saranno il ricordo dell’alba
una luce sfumata
fra i
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Velata dal dolore
di una notte fragile
oscura come tante
perle di seta scura.
Distante fra le stelle
rubate al mattino
di un sole pallido
appena accennato.
Vestita dal distacco
delle cose terrene
e sciolta da qualsiasi
cuore che
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Due righe
di vibrata protesta
salgono come fumo
inascoltate
per un verso
incompreso
da salotti distratti
a
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il corpo stretto intorno agli occhi
come una morbida coperta
hanno le gambe i pensieri
se potessi camminare dove è più azzurro il cielo
o nuotare
- dov’è più profondo l’orizzonte-
il mare
sarei più vicino
alle parole che di nascosto
sussurri
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Apritele stanotte
le porte sono un sogno
un varco fra le nubi
sospese qui nel cielo
Tenetele la mano
il freddo che sentite
è solo una carezza
un filo che separa
I nostri mondi oscuri
dalla luce della sera
la brezza che disegna
il battito
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Ti scrivo, mentre un silenzio lontano,
che mi respira dentro, annuncia l’inverno.
Il freddo opaca le ore,
e il vento non calma i pensieri,
quando a sporgermi a un davanzale triste,
anche un piccione mi canta la tristezza.
Caro Babbo
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