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♦ Giuseppe Nacchia | |
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Le 69837 poesie con accompagnamento multimediale
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Osservo il calendario e penso tanto,
trascino i miei pensieri e nel contempo
bisbiglio frasi che san di saggezza
postulando rivissuti momenti
che mi hanno permesso sorridere
alla vita, al vivere con gaiezza
lasciando l’inutile perditempo
al
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Dio non esiste
l’ho visto negli occhi
dei bambini lasciati
a morire nel mare
Dio non c’è più
l’ho capito quando
è morto mio padre
abbandonato in una stanza
E non ditemi dell’amore
e delle sacre scritture
sono solo bugie scritte
da un cielo
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Tu mi ricordi
la pioggia grigia
di novembre
quando le foglie
cadono da sole
con un silenzio
inciso nella terra
e il sole non sa
che sarà l’ultimo
tramonto del cielo
tra le nuvole rosse
del nostro amore.
Tu piangi solo
lamenti di
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È una strana compagna
che vaga nel deserto
si ferma tra le dune
rende depresso il cuor.
La luce che sparisce
fa allontanare il vento
si spengono le stelle
tutto s’oscura ognor.
Come una scia cattiva
tempesta nelle mani
non ci sarà più l’alba
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Nel mio cielo sereno tu mamma eri il mio sole
stella lucente d’amore,
scia di dolore m’ avvolse quel triste giorno
quando dal mio cielo andasti via,
che tristezza infinita!
Mi persi a guardare il cielo scuro
senza te vita mia,
Scia di stella
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Ora sei cenere
fra le mie dita stanche
e vento di nuvola
quando il sole muore
e diviene sera
nel tempo di un battito
da dimenticare
prima che sia tardi.
Ora sei terra
sparsa sui giorni
che mi restano ancora
per pregare lune
e non ho che
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 | Persiste un odore di morte
sulla loro sorte.
Han lasciato i loro
morti, i loro paesi
e camminando per mesi
son giunti alle frontiere a piedi.
Bloccate nel freddo
e nella neve famiglie intere,
chiuse per loro le frontiere,
dalla razzista
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Sconfinato oceano scuote
le sue acque cristalline
c’è la luce in fondo agl’occhi dell’anima
e l’emozioni annegano
nell’infinito mare.
L’impetuoso vento spazza via le nubi
tutto si quieta,
come d’incanto, uno spiraglio
fa brillare il fondale.
E
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Raso nero ad accarezzar lo sguardo
che sulla pelle candida color latte
indirizza le mani timide e calde.
Pizzo di seta profumato
che labbra audaci cattura
scivola via assecondando il palpito
e dal rossore strattonato
il desiderio esonda
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Ma io ti amo ancora
e questo silenzio
che dura da secoli
fa tremare la luce
lungo le strade
e le stelle nel cielo
anche di sera
quando il sole muore.
Ma io ti penso ancora
mentre dormo
e la notte soffre
la nostalgia delle lune
e se
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parole lacere
su brandelli di un tempo andato
tempeste che vestono nudo un silenzio
il cuore chiama nel vento
e nessuno che
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Tu mi parli ancora
dalle ombre
che scendono lente
sui miei occhi stanchi
Tu mi senti ancora
dove la terra fredda
ha lasciato un seme
nero come la notte
e niente può cambiare
niente può crescere
in questo gelo
che chiamo amore
Tu muori
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Sguardo
taglio d’avorio
sentore di zagara
e bocca che mi esplode
di fichi e melagrana,
e ammaestri
il sorriso.
e liete impertinenze
di una lingua che scalda.
Potresti
cedere alle lusinghe
alla fiera protervia
di un sedere
e tenue
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Una volta anch’io
ti ho regalato
delle rose rosse
scure come il cielo
di sera quando
il tramonto sa già
che la tenebra
sarà lunga e densa
come i nostri baci
dati per amore
e anche per tremare
il cuore nel buio.
Una volta anch’io
ho
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Sento l’anima che suona
Una vecchia melodia
Di un violino solitario
sento l’ansimare del mio respiro
in quell’abbraccio fugace
rubato ai ricordi
di un vecchio amore
Sento l’anima che canta
un flebile canto
di gaie primavere
velate di
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Come un’ombra,
sfrangiata e dispersa
dall’avanzare dei giorni,
piango come un eco lontano
sugli ombrosi scogli
della malinconia.
Come uno sproloquio,
nel cuore della notte,
mi sento un fiume di parole
forzate e non capite.
Cosa resta di
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Sentiamoci qualche volta
se avrai finito
di respirare le nuvole
di questi tramonti
Così diversi da quelli
di quando ci amavamo
mentre il vento spingeva
il temporale oltremare
Telefonami se ti ricorderai
di pensare al cielo
e di mettere in
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Seduto, alla sponda
delle mie notti insonni,
torno a sentirmi
un relitto senza vita...
e nel delirio
ovattato dal silenzio
la pazzia prende forma
e sbrana il cuore.
Frugo, nel mio disordine,
inciampando in quei respiri
assonnati e
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Chiuru l’occhi pinsannu a tia...
bedda comu lu Suli
e bedda comu a Luna
sì trasùta ‘ntu me cori
chianu chianu e senza curpa.
Chiuru l’occhi e ti viru sempri
passii rintra ri mia
leggia leggia e silinziusa
cu ‘a to’ vuci, dilicata e duci
chi
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Eccomi seduto, profonda riflessione
lo sguardo che si propende nel vuoto
la poltrona mi accoglie, è silenziosa
lo spazio circonda i creati pensieri.
Assorto contemplo l’essere ispirato
un diario, un bianco foglio e una penna
l’imprimere parole
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Anche se sei andata via
ti posso parlare
d’amore e di altre stelle
cadute dal cielo
Mentre l’inverno tremava
la sua neve infinita
sul respiro di noi
che sporcavamo i vetri
Nello spazio chiuso
fra una parola e un velo
sollevato
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Bruciano le mie parole
questa sera
salgono come fiamme al cielo.
Forse ti raggiungerà questo calore
scuotendo il tuo cuore gelido
inquietandolo in rimorsi.
La tua immagine si contorce
accartocciandosi
in una spirale di fumo nero
e forme
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Siamo rimasti soli
a giocare col vento
che di sera
riempie le strade
Dove non c’è nessuno
a guardare
il tramonto che vola
verso la notte
Siamo rimasti in due
a contare le nubi
scatole vuote
in attesa del giorno
Lune in amore
col cielo
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Se sono la tua ombra
allora tu sai
che la luce è morta
qui, dove finisce la sera
E le carezze
non sono altro che buio
calato lentamente
sulle nuvole dei vespri
Se sono il tuo incubo
vivrò nei sogni
fino al mattino
quando le stelle
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 | Oltre i giunti di nebbia fine
che la condizionata mente
offre sempre pronta
alle mie domande,
sciabordio d’utopie e sogni
stremati sulle corde dell’attesa,
appesi alla prima stagione
al primo amo sussurrato,
come esca per una ragione,
tu vivi non
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 | C’è una casa rossa, ancora
a sfidare il tempo
la pioggia sui rovi e i filari e il fiume
col passo nuovo negli occhi
le voci
si cercano al buio in una vita spesa, e al centro
di una primavera dissolta,
la luna
che la notte
di ogni notte
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Lenta mi giunge
l’eco di un tuo
pensiero irriverente,
poi sorridi,
si illumina il cammino.
Indolente, mi
chiami,
uomo
mentre dolce
mi osservi gli occhi.
È dolcezza
di contemplarti
mia, e di volerti.
E al suono prezioso
delle
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Spoglia la sera
finché potrai
chiamare le nubi
col loro nome
Mettiti nuda
di fronte
ai vetri colorati
che desideravi
Scindere dal cielo
poco alla volta
mentre la notte
scendeva nera
A portare via
lo sgabello
di paglia affilata
dove i
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 | Non so se tu lo sai che io lo so
che adesso fuori nevica.
E ti sento ancora
nelle poche parole del tuo ultimo abbraccio
quando il tuo sguardo era il mio da lontano.
Ora che sei nel ritmo cadenzato
di una stagione che passa silenziosa.
Nel
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Se qualche volta
ho parlato troppo
mi devi perdonare
in queste sere
Di luna acida
il vento non sa
di essere troppo freddo
per amare il cielo
E anch’io non ho
che queste nuvole
da accarezzare
prima di andare via
Verso una terra
troppo
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