Ramingo in solitario luogo, là dove la natura mormora i suoi eterni silenzi, raccolgo col sorriso del cielo raggi di sole sulla mia pelle increspata dalla tiepida arsura invernale.
Giorni di pioggia hanno ferito il verde involucro ma già una calda luce illumina il frontespizio.
Raggiungo tra irte rocce una graziosa radura per catturare la calura nel mio posto del cuore ma enormi onde feriscono il mio sguardo, il mare è arrabbiato.
Ricurvo in un angolo non riesco a distendermi, l'acqua alta sembra raggiungere la mia calda alcova dove le capre padrone hanno lasciato insolite impronte, ho voglia di andare via ma lo spettacolo mi affascina e il sole, amico, mi invita a restare, poco importa se l'alta marea mi spingerà lontano.
Immense onde raggiungono le irte vette precipitando giù in enormi flussi d'acqua che come cascate in splendidi giochi di luce inondano la mia anima catturata dal sublime fragore.
Il mare non sembra stancarsi, preoccupato solo di nascondere i suoi segreti fondali blu cobalto che nella bianca schiuma si perdono alla vista.
Centenarie conifere disegnate dal vento sembrano assistere atterrite all'impetuoso spettacolo di prepotenti acque che in un grande fiume inondano l'impervia conca naturale nella roccia.
Inebriato dal livido rumore mi addormento nel caldo abbraccio del sole; domani fosche nuvole abbuieranno di nuovo il mio sguardo ne ardenti raggi potranno riscaldare ancora il mio cuore assetato d'amore.