Quella notte Boris non chiuse occhio, il suo respiro era affannoso fremendo interminabili ore ad attendere l’ alba, poi non appena fu giorno, afferrò per l’ ultima volta il guinzaglio e si diresse verso Manuel, pronto per la sua ennesima passeggiata verso il mare.
Boris, un labrador dagli occhi docili e dal cuore di panna era solito passare il tempo nel suo piccolo rifugio a Gradola, un luogo incontaminato e selvaggio dove il suo padrone abitava; desideroso d’ amore ascoltava i rumori del bosco puntando talvolta le orecchie sulle orme dei rari passanti che restavano sbigottiti dalle sue esuberanti effusioni.
Tutto per lui era un gioco, si esibiva in fobici salti non controllandosi quando il padrone appariva sull’ uscio di casa; Manuel l’ unico suo grande affetto era sempre al lavoro, erano pochi i momenti che riuscivano a passare assieme, Boris si faceva invadere da una gelosia ossessiva in presenza di estranei, se ne stava lì accoccolato tra le gambe del suo padrone a difendere i suoi limitati spazi di tempo cercando di scoraggiare qualsiasi conversazione .
Piccolo batuffolo trovato tramortito sui bordi dell’ asfalto, prodigato di cure, riprese il suo corso; Boris cresceva sano, robusto e sempre desideroso d’ amore, di quell’ infinito amore tanto agognato ma la sua inspiegabile esultanza era il mare, lì rannicchiato nella sua cuccia al sapore del vento ogni notte ascoltava il suono fragoroso e rassicurante della sua voce mentre le stelle, specchiandosi dentro i suoi malinconici occhi coi riflessi argentei della luna, gli facevano compagnia. Il padrone amava raccontare che, nei giorni di solitudine intensa, Il Dio del mare soleva apparirgli per consolarlo dalla sua inesauribile angoscia aprendogli l’ ingresso del suo mondo marino; Boris correva per onde sublimi su vortici d’ acqua mentre un coro di delfini lo conduceva negli abissi più profondi ove in un miracolo d’ amore tutto sorrideva ai suoi occhi.
Il mare era la sua vita, infatti Boris si esibiva in salti di immensa felicità quando annusava il suo odore e afferrando il guinzaglio esortava Manuel a raggiungerlo, poi inerpicandosi su irte rocce con una potenza inaudita, quasi sembrasse vincere la forza di gravità, si lanciava con un tuffo irruento nelle sue amate acque; conosceva il mare come le sue tasche, infatti se qualcuno provava a tuffarsi quando era agitato abbaiava oppure gli afferrava il braccio per dissuaderlo, Boris non si stancava mai di correre a mare, nelle sere d’ estate i bambini aspettavano che arrivasse giù a Gradola per fare un tuffo con lui. Boris si sentiva solo, passava talvolta il suo tempo ad ululare alla luna il peso della sua emarginazione ma s’ acquietava soltanto ascoltando il respiro del mare, immenso e sconfinato proprio davanti ai suoi occhi. Ormai adulto non gli bastavano più i limitati spazi della sua prigione dorata, né le esternazioni in salti d’ amore; un dì prese a scavare un’ enorme buca e partì alla conquista della libertà ma la sua forsennata foga alla ricerca di briciole d’ affetto gli costarono però non poche disavventure, fu ritrovato avvelenato e malconcio qualche giorno dopo; amorevoli cure produssero presto benefici effetti e Boris ritornò a saltare nella sua forte fibra; la voglia d‘ avventura ormai prese il sopravvento e qualsiasi stratagemma per trattenerlo si rivelò alla fine inutile, un giorno ritornò con una gamba spezzata. Ristabilito contemplava i giorni aspettando i momenti in cui poteva correre libero ad accarezzare il suo agognato mare ma gli anni passarono in fretta e un giorno non riuscì a ripercorrere quel tedioso pendio che poggiava a picco sulle onde, sembrava invecchiato di colpo tanto che fu necessario prenderlo in braccio. Seguirono momenti tristi per Boris che ormai stanco non poteva più raggiungere il mare, spesso sorrideva nel sonno lì accoccolato nel suo giaciglio con le zampe in aria, sembrava correre per gli argentei prati marini in compagnia dei suoi amici delfini. Manuel per alleviare la sua sofferenza prese a condurlo nelle prime ore dell’ alba giù per una più confortevole radura onde favorire l’ incontro con l’ amico mare, cosicché Boris poté ancora deliziarsi con spericolati tuffi tra le onde.
Ma un tragico evento era ormai designato per lui: quel giorno,” andiamo Boris”,aveva esclamato Manuel e assieme si diressero giù per la radura, Il mare però appariva molto agitato, Boris, come sempre, non vi badò e preso dall’ emozione si tuffò tra le onde senza aspettare. Manuel non poté tuffarsi perché era proibitivo e rimase lì ad aspettarlo ma Boris, anziché ritornare subito a riva, insolitamente si allontanava sempre più,nonostante le grida di richiamo; ad un tratto chinò il capo, facendo tre giri sull’ acqua quasi a voler porgere il suo ultimo saluto, e si diresse verso il largo. Quell'uomo, piccolo e minuto ebbe un sussulto e non ci pensò due volte a tuffarsi nelle pericolosissime onde, tra gli scogli, per recuperare il suo fedele amico, con una forza inaudita: la forza dell’ amore. Lo portò a riva lottando contro il mare in tempesta, ma nulla poté perché Boris si era allontanato in quel mare che amava tanto per restarci per sempre; la favola del piccolo cucciolo era finita ma il suo cuore aveva esultato felice nella carezza del suo amato mare sotto un sole nascente.
Franco Petrone