Oggi nel nostro quartiere è una giornata molto triste perché la famiglia Marzià ha preso la drastica decisione di andare altrove e noi tutti siamo molto addolorati.
La famiglia Marzià arrivò nel nostro quartiere intorno agli ultimi anni del secolo scorso.
Un bel mattino ce li trovammo in una piazzetta proprio vicino al negozio del salumiere dove avevano posteggiato la loro vettura.
Uscirono uno ad uno, erano in quattro, papà, mamma e due figli, o almeno così li ritenemmo.
Fin dai primi tempi la gente del quartiere non manifestò particolare simpatia nei loro riguardi quanto una certa diffidenza.
Le ragioni di tutto ciò derivavano principalmente dal loro mezzo di locomozione, alquanto insolito per quei tempi, e in verità anche oggi, trattandosi di una specie, anzi, a tutti gli effetti, trattandosi proprio di un’ astronave, tipo quelle che si vedono nei film di fantascienza, insomma, era un bel disco volante sospeso a circa un metro dal pavimento.
Il secondo motivo di diffidenza nasceva dal loro aspetto. Esibivano innanzi tutto un bel paio di antenne che sporgevano dal loro capo calvo, quindi una pelle verdastra ricoperta di scaglie, tre occhi in luogo di due, il terzo posizionato nella zona posteriore, naso praticamente assente, altezza intorno al metro e venti, sessi ostentatamente esibiti, quanto al maschio di dimensioni assai ridotte, la femmina presentava altresì un seno minimamente accennato. Quanto ai figli supponemmo il genere per l’ altezza attorno agli ottanta centimetri e per l’ abbigliamento che ci sorprese non poco, indossando uno un paio di pantaloncini color crema quanto all’ altra un gonnellino con decorazioni astrali.
Con somma indifferenza di tutta la gente del quartiere che li osservava, chi dalla piazza, chi dalle finestre, incominciarono ad armeggiare con delle strane apparecchiature che avevano trasferito dal loro mezzo di locomozione. Si trattava di cubotti che emettevano saltuariamente bip e luci per poi non manifestare alcun senso di vita. Quello che noi ritenevamo il papà emise un suono che interpretammo come imprecazione, quindi diede un calcio ai cubotti e si avviò con fare deciso verso il negozio del salumiere.
Ne uscì con ogni ben di Dio, prosciutti, salamelle, finocchiona, pecorino e una damigiana di vino.
Rientrarono nell’ astronave e lì rimasero per quattro giorni senza più manifestarsi. Ogni tanto si potevano percepire come esclamazioni di gaudio.
Intanto la vita del quartiere proseguiva come sempre, quanto all’ astronave stazionava lì nell’ indifferenza generale, solo alcuni vigili urbani decisero bene di comminare quattro multe per divieto di sosta. Pare che riscontrarono difficoltà nell’ individuare targa e modello della vettura, ad ogni modo comminarono…
Fin dai primi giorni il capo famiglia usava sedersi sul predellino dell’ astronave, salutava cordialmente i passanti con un gesto della mano e un accenno di riverenza. I più lo ignoravano bellamente, solo alcuni rispondevano al saluto con un “ Uè marzià!” che alla lunga stabilì il nome della famiglia, nella fattispecie, famiglia Marzià.
Con una cadenza di quattro o cinque giorni il signor Marzià abbandonava il suo predellino per dirigersi verso il salumiere al fine di fare scorta di insaccati vari, formaggi stagionati e ridondanti quantitativi di vino, prodotti per i quali andavano assai ghiotti, bimbi compresi.
Inizialmente le transazioni avvenivano mediante la cessione di pietruzze di diamante, berillo e affini, terminate le quali Petronio il salumiere comunicò con disdegno che non avrebbe più concesso salamelle e pecorini.
La ferale comunicazione avrebbe potuto rappresentare il principio di un dramma, quand’ ecco che proprio all’ uscita dal negozio, il signor Marzià s’ imbatté in un imprecante Alfonso, il commercialista del paese, vieppiù disperato per la dipartita del suo computer.
Al nostro eroe occorse meno di niente per dare un’ occhiata all’ oggetto e ripristinarne il funzionamento, a detta del signor Alfonso, con la sola imposizione delle mani.
Da quel giorno condizione e stima nei riguardi della famiglia Marzià mutarono radicalmente.
Il padre si dedicò al ripristino di tutti i computer rotti non solo nel quartiere ma in tutta la provincia. A tempo perso impartiva ripetizioni di fisica e matematica a tutti i più stimati docenti universitari.
Successivamente offrì il proprio dotto sapere anche a caseari, enologhi e fattucchiere.
Quanto alla signora Marzià si dedicò all’ insegnamento delle lingue e dialetti di ogni antro del globo terracqueo nonché di ogni civiltà extraterrestre al momento conosciuta.
Si dà il caso che i nostri coniugi recassero con sé un chip impiantato nel lobo auricolare atto a decodificare tutte le espressioni linguistiche dell’ universo.
I bambini, stante la tenera età, assunsero da subito le peculiarità terrestri, il che li portò a cazzeggiare in lungo e in largo alternando scherzi alle vecchiette, comparendogli dinanzi improvvisamente in un tratto di strada poco illuminato emettendo grugniti spettrali o trascorrendo interi pomeriggi al centro commerciale in compagnia dei compagnucci del quartiere bevendo Coca Cola e ingurgitando big burger and fries.
Insomma, finalmente la vita per la famiglia Marzià voltava al meglio, benessere economico, stima degli abitanti del rione nonché rinnovata disponibilità del salumiere signor Petronio che riprese a rimpinzare i nostri eroi di ogni ben di Dio, la cui generosità non dev’ essere affatto sottovalutata chiedendo in cambio solo lauta compensazione di moneta corrente, nient’ altro.
Nel frattempo i vigili urbani, i soliti due, continuarono a comminare con cadenza quotidiana multe per divieto di sosta. Non avevano ancora risolto il quesito circa l’ individuazione della targa e del modello della vettura, sebbene gli abitanti del rione precisavano che trattavasi di astronave extraterrestre, presumibilmente soggetta a concordato interplanetario, ad ogni modo, loro, indefessi comminavano…
Possiamo pertanto affermare senza ombra di smentita, nonostante l’ opprimente attenzione dei due operatori al traffico, che i primi anni del nuovo millennio furono assai benevoli per la famiglia Marzià.
L’ uomo scagliato in verde spargeva cultura tecnologica, culinaria e propiziatoria, nonché supporto manutentivo in tutti gli ambiti informatici. La sua dolce aliena metà si profondeva nel rendere edotta ogni casalinga del quartiere nelle più inimmaginabili vulgate dell’ universo.
Quanto ai bimbi, vuoi per il colorito smeraldo, vuoi per le antenne posizionate sulla testa assieme a tre occhi, vuoi per le orecchie a punta o forse per il solo fatto che trattavasi di inequivocabili teste di cazzo, riscossero un subitaneo successo presso loro simili, nel senso di teste di cazzo e non certo per caratteristiche fisiognomiche, divenendo leaders di una punk band.
Insomma, a parte i due vigili urbani le cose andavano bene, finché…
… SCOPPIO’ LA CRISI!
Per una spiegabile e premeditata congiuntura economica tutto il nostro Paese si trovò con le pezze al culo.
Calarono i consumi e conseguentemente calarono le smanie di riparare computer avariati, di perfezionare il proprio sapere, di selezionare caciotte e salamelle di qualità, di appropriarsi di altri idiomi che non fossero l’ indigena imprecazione, insomma, calò la disponibilità della vile moneta.
Noi tutti fummo coinvolti da questo tragico evento, e la famiglia Marzià con noi.
Disperati per non poter beneficiare delle delizie di Petronio il salumiere il povero signor Marzià e consorte rimanevano giornate intere seduti sul predellino dell’ astronave sgranocchiando chips e circuiti integrati, quanto ai bimbi continuavano a impazzare con la loro punk band e a ingurgitarsi di big burger and fries innaffiati con litri di Coca Cola finché un bel, o meglio sarebbe dire, un brutto giorno, un messo si appropinquò con fare viscido e mellifluo al predellino facendo cadere nelle mani del signor Marzià una cartella esattoriale di Equitalia ove veniva richiesto il pagamento delle contravvenzioni per sosta vietata dell’ astronave per gli ultimi tredici anni. La somma ammontava a 450. 000 euro.
Il messo con fare viscido e mellifluo delucidò il Marzià circa la situazione il quale replicò che doveva esserci un errore trattandosi le cosiddette notifiche di auguri di buona giornata lasciati dai due gentili vigili urbani, il messo ribadì che non andavano intese in quel senso e dopo essersi prostrato in un altrettanto untuoso inchino si accomiatò.
Seguirono tutta un’ altra serie di balzelli. E ci fu …
occupazione di suolo pubblico di mezzo sconosciuto,
occupazione di suolo pubblico di astronave,
tassa per permanenza sulla Terra di individui sconosciuti oltre trenta giorni,
tassa per permanenza di extraterrestri oltre trenta giorni,
tassa per smaltimento di evacuazioni sconosciute,
tassa per diffusione di nozioni scientifiche non ancora coperte da brevetto,
tassa per insegnamento di lingue extraterrestri non incluse nel piano scolastico nazionale,
tasse per eccessivi schiamazzi di una punk band
e altri ancora, il tutto per una sanzione ammontante a quattrocento ottantacinque milioni di euri!
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Oggi nel nostro quartiere è una giornata molto triste perché la famiglia Marzià ha preso la drastica decisione di andare altrove e noi tutti siamo molto addolorati.
La famiglia Marzià arrivò nel nostro quartiere intorno agli ultimi anni del secolo scorso e oggi pomeriggio, dopo aver ripristinato la loro astronave andranno alla ricerca di un altro posto dove poter vivere serenamente visto che qui non gli è più possibile per via della crisi.
Stanno anche arrivando gli operatori del traffico e non credo per i saluti. Oggi hanno fatto un viaggio a vuoto…
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“ UE’, MARZIA’ FAI BUON VIAGGIO!”
“ CIAO AMICI MIEI, BUONA FORTUNA! NE AVETE BISOGNO”