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Durante il mio viandar
in tondo al mondo
di strane cose ne ho vedute,
e chi, come me, in cimiteri trova quella pace
per l'animo suo, turbato,
perlopiù, da terreni malefici
qual terribil è l'amore,
più non prova meraviglie alcune,
di nulla, certamente, di nulla.
In grigio dì d'inverno di anni alcuni fa,
trovavami ad ammirar i defunti a Clermont,
tra celtiche croci
e lapidi d'ogni età,
l'attenzione mi fu carpita
da sommessi lamenti dinanzi i miei incerti passi.
Ad essi diressi il mio interesse,
alle molti genti che presenziavan,
al funerale delle inermi spoglie
d'una giovinetta in nuzial abito,
ahimè defunta.
Mai, in intensa vita,
gli occhi miei poteron ammirare cotanta bellezza,
né in vita, né in morte.
Disperato l'uomo in scuro abbigliamento,
colui che in vita l'amò,
in quell'istante chinossi a sfiorar
le sue rosse labbra che,
per un'ultima volta ancora,
parevan di fuoco.
Intenso, al signore, volse lo sguardo,
l'emozione gelava, nelle vene, il sangue e
le parole, rotte dai singhiozzi,
s'elevaron solenni:
"Una notte, quando finita credevo fosse
la mia solitaria esistenza,
i miei occhi, guidati da te,
oh potente padre,
vidi in lei,
nei giardini fioriti che nascevan in lei
che io solo amai,
tutta la felicità che,
invano, ricercavo da tempo.
Ti ringraziai per il gioiello donatomi,
un'angelo per bellezza,
un'angelo per gentil animo,
un'angelo di purezza che,
ora, rimetto al cospetto tuo, candida,
così come la creasti"
Il breve istante di silenzio si interruppe:
"Caro perché?"
gentil timbro fiatò,
la giovine era lì, ritta nella bara nel suo abito bianco,
dinanzi agl'increduli visi nostri,
rossa d'imbarazzo ma con severo ciglio ripeté:
"Caro, perché in pubblico
riveli delle nozze inconfessabili segreti?
La morte a sé m'ha presa,
e l'ha fatto prima di donarti
l'amore mio immenso
ma tua sai che sempre sincero fu!"
Volse ai presenti sbigottiti,
compreso il consorte,
un'aggrazziato inchino è, con gentili movenze,
si distese nella fiorita bara
riprendendo la sua posizione.
Cos'abbiam veduto? terrore e paura caricaron l'aria,
follia, follia pura!
Qual macabro sollievo provammo
quando la giovane adagiata venne
sull'umido fondale,
qual sollievo quando seppellita venne.
Alla mia umil dimora feci ritorno
ma la mente mia ribolliva e vacillava di follia,
la pazzia tormento' il notturno mio riposo
determinando ciò ch'elaborai:
della defunta esaminare il corpo volevo.
Al mattino tardo m'incamminai
pel lungo ed alberato viale
che d'ingresso fungeva al luogo di eterno riposo.
Sommo fu lo stupore,
grande come solo la follia potea disporre:
le medesime genti del giorno prima
li' ancor erano
ma di fianco alla lapide della bella giovane,
volsi lo sguardo e timoroso pensai:
"beffardo sei destino, e compassionevole,
il consorte solo non potea restare e,
nell'aldilà, anche lui chiamato hai"
In volto lo guardai,
rider sembrava, gioioso era,
felice, forse, di ricongiungersi all'amata.
Al fianco di donna sua seppellito venne
mentre decisione presidi soprassedere
ai miei sacrileghi intenti.
Il tempo volgeva al termine e,
di mia transalpina visita
l'ultima notte era giunta.
I sogni agitati furon,
Morfeo mi riserbò
i visi degli sposi, gioiosi,
ma pur sempre cadaveri.
Tornare volli l'indomani
a consegnar fiori di campo
agli agitatori degli incubi miei
visto che medesima via, il calesse, percorreva.
Arrivato fui appena e spalancar i cancelli
per mano dei custodi vidi e,
lentamente, alle tombe mi diressi.
Alla visione delle bare scoperchiate,
in tumulto, il cuor mi si spaccò,
immediatamente credetti al sacrilego atto
di sciacalli senza scrupoli alcuno ma,
sorpresa, lui non c'era,
la fossa conteneva si' la bara
ma del marito traccia non v'era.
Feci per interpellar i custodi
quando una macabra scoperta
mino' la mia ragione:
eran lì, nudi, abbracciati,
nella tomba di lei,
avvinghiati e dalla felice espressione.
Lo pensai soltanto, lo giuro che pensai:
"Ora, forse, son davvero uniti".
Alle mie spalle una voce gentile
dal dolce timbro sentenzio':
"Uniti davvero son ora,
chiedendo lui l'amore della sua bella alla vita,
tolta l'he stata;
chiedendo lui l'amore della sua bella alla morte,
gli è stata donata,
ora felici son perché,
la morte riunire ha voluto
ciò che la vita ha separato!".
Mi volsi di scatto
ed una meravigliosa creatura
in abito nero luttuoso mi si parava dinanzi,
chiesi: "Come, lei conosce questi accadimenti?
come può lei conoscere i pensieri di quest'uomo?"
"Volga il suo sguardo ai giovin amanti
e comprenderà";
piangevano, Oh Dio, piangevan di gioia
pur essendo defunti!
E la donna svanì nel nulla.
Tornai al calesse, partii,
non ritornai più a Clermont
ma nella mente, nel cuore,
incisi ho i visi, le lacrime,
le gioie dei due amanti
e le parole ultime della donna in nero:
"La morte comprende d'ogni uomo i pensieri,
la morte uccide, distrugge, ma pure la morte
commuoversi al vero amore può" | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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