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Da quando l'uomo volle far poesia
ha usato sempre metodi sonori
scegliendo le parole con maestria
come un pittor che sceglie i suoi colori.
Ha scritto versi con precisi accenti,
disposti in strofe e con le giuste rime,
al fin d'aver ancor più apprezzamenti
e per volare sulle più alte cime.
La rima ch'egli ha usato nel sonetto
è il non plus ultra per sonorità;
l'ha fatta con sistema 'sì perfetto
che niente ha quanto lei di nobiltà.
Eppur, col tempo, l'uomo non è stato
fedele a quanto da egli è stato fatto;
a poco a poco lui s'è allontanato
da ritmo e rima ed or più niente è intatto.
Ha maltrattato pure il suo sonetto
rendendolo diverso da com'era:
del vero ha conservato sol l'aspetto
e tutto il resto pare sia chimera.
Purtroppo adesso non è come prima;
ognuno scrive così come vuole,
ormai non c'è più verso e neanche rima
e la poesia con sdegno se ne duole.
Questo, perché or occorre dedizione
per imparar la metrica e la rima,
poiché non basta solo la passione
per scriver come si scriveva prima.
Non è la rima essenza di poesia
e non può aver valore letterario,
ma solo un senso d'alta melodia
che dà al lettor piacer straordinario.
Scrivere senza rima non è bello,
in quanto non s'avverte poesia;
è come se facciamo un gran castello
senza che usiamo l'arte e l'armonia.
"Vuoi tu, poeta, far bella figura?
Fa' come han fatto i tuoi predecessori!
Usa la rima e non aver paura,
ché il tempo ti darà i dovuti onori!". |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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