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Ci 'n'ommu sgarra, doppu havà pajari;
è giushtu, ma non è cosa ti cqua,
percé nisciunu lu pó giudicari
e, tantu menu, lu pó cunnannà'.
La leggi ti cqua 'bbasciu pó sbagliari
e 'nnucienti 'ngalera pó mannà';
a vvoti no' nci servi pi sanari
ci dilinquenti a vita voli shta'.
No' ni parlamu t'la cunnanna a morti,
cá è la cchiù brutta cosa ca si faci;
'ccitimu 'n'ommu ca no' è shtatu forti
e ti iddu mai nisciunu si tispiaci.
Ci cunnanna no' havà crïà' la sorti,
ma havà cercari ti crïà' la paci.
Nisciunu cqua è capaci.
Cuesht'è surtantu leggi t'lu tagghioni;
cunnanna e no' risorvi situazzioni.
Traduzione
Condanna
Se un uomo sbaglia, dopo pagherà;
è giusto, ma non è cosa di qua,
perché nessuno lo può giudicare
e, tanto meno, lo può condannar.
La legge di quaggiù può sbagliare
e innocenti in galera può mandar;
a volte non serve per sanare
chi delinquente a vita vuol restar.
Non parliamo della condanna a morte,
ché è la più brutta cosa che si possa fare;
uccidiamo un uomo che non è stato forte
e di lui mai nessuno si dispiace.
Chi condanna non deve crear la sorte,
ma deve cercar di crear la pace.
Nessuno qua è capace.
Quest'è soltanto legge del taglione;
condanna e non risolve situazioni. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto caudato in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD, dEE.» |
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