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Questa è una poesia erotica: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerla.
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Tremava il buio di paura.
Ero velo di una veste
imbavagliata dall'ansia.
Gocce di sudore
scivolavano
come lava infuocata
di desiderio
sulla mia umida pelle,
offuscata
dal manto
di una nebbia adirata.
Aggrappata
al legno di quel portone,
le mie pupille
varcavano
mura screpolate
per addentrarsi
nell'atrio del peccato
e nascondersi
alla vendetta del vicinato.
Spilli come aghi infiammati
erano i miei tacchi.
Incandescenti,
bucavano svelti,
i gradini incrinati
di una scala a chiocciola,
meta di un giaciglio,
urlo di passione.
Non puoi urlava la ragione!
Voglio, scalpitava il cuore!
Cigolava,
la maniglia
di quella porta.
I dubbi attanagliavano
le mie dita, nell'aprirla.
E ti vidi.
La tua ombra nuda,
specchiata sul muro.
La fioca luce
di una lampada imbarazzata,
pennellava
i tumulti
della tua umida carne
imbastita in eccitanti spasimi,
osannati dal rumore del silenzio.
Furono le mie vesti
a fuggire sul pavimento
ed annidarsi tra le piastrelle,
cosparse di petali.
I nostri sguardi
erano schioccanti
scintille infuocate.
I nostri corpi avvinghiati
erano serpenti
accartocciati
ai tumulti
di reti scricchiolanti
su quel letto
senza tempo.
Profumava di pianto
quel segreto
appiccicato al piacere.
Odorava d' infinito
quel bacio bagnato
di un malinconico riso
al saluto d' addio.
Scivolavo via nella pioggia,
bollente della tua pelle,
ghiacciata di vergogna,
ed ancora di te,
con tanta voglia. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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