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Pizzicano i ricordi,
come roventi spilli.
Sfoglia il mio sguardo,
quei tonfi di vocaboli,
sviolinati come rugiada,
su di un letto disfatto.
Una morsa d' acciaio
stritola il mio cuore.
Si fa lento
il respiro
pasticciato di tosse.
Nella nebbia
impizzettata di tormento,
il tuo volto braccato
si confonde
nella fuga di un'ombra.
Scorgo le mie mani
nude di te.
Rimembro quel rifugio
in rotte tasche
di vecchia lana.
Portici sgretolati
in pietre affumicate
di sterco.
Erano tana
per i nostri corpi,
carcerati in un segreto.
Maliardi baci
scivolavano
sulle nostre labbra
arroventate dal desiderio.
Bollente di passione,
era la saliva,
seppur in un ghiacciato inverno.
La gioia di momenti effimeri,
fuggiti alla cattura
da quella rete accecata,
dal vortice
di infuocate sentenze.
Il vuoto ora,
ingabbia la mia mente,
quando il cervello
pugnala il mio cranio,
per ritrovare aria.
Cerco il tuo respiro
nell'impatto
ad ogni viso.
Spezzata è la mia anima,
inginocchiata in preghiera.
Mi dimeno,
leggendo le tue frasi
nel ricordo di ieri.
Sono lacrime,
la pioggia, che innonda
il mio piatto di cibo.
Carne del passato,
abbandonata
nell'attesa
di essere morsa
ed ancora da noi,
assaporata.
La catena ora,
è la gabbia ai tuoi piedi.
Il muro,
il cemento armato
ai nostri abbracci.
Solo in un sogno,
l'amarti ancora. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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