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O Palatino, colle imperïoso...
Narran i solchi sui tuoi decumani
di carri e di quadrighe dei Romani.
Sul tuo declivio, un tempo frondoso,
la lupa trovò agevole il riposo.
Ivi allattando i due infanti germani,
poté serbar per l’Urbe quel domani
che fece così Romolo grandioso.
O colle Celio, a Claudio gradito,
nel Divo tempio a lui consacrato
serbi memoria del suo passato.
Ai piedi tuoi c’è il teatro che Tito
inaugurò in cento giorni di rito.
Al mondo era così consegnato
il Colosseo: fu il volere del fato ...
O Colle Celio, è felice il tuo sito.
O Esquilino, o colle più esteso,
dove la villa di un grande magnate,
noto ai Romani qual Mecenate,
fu il mal teatro di un gesto incompreso.
Da qui Nerone cantava disteso,
da qui mirava le case incendiate.
Grandi basiliche in te elevate,
però col tempo, la fama ti han reso.
O Aventino, o colle “perdente”,
in te il gran sogno di Remo si spense,
così l’Urbe il suo primo figlio pianse.
Ma eri situato màgnificamente,
e Caracalla ti ha reso ridente.
Dal tuo versante la via Ostïense
schiuse a Roma egemonie immense...
O Aventino, tu or sei “vincente”.
Quirinale, il nome certamente
ti deriva dal forte Dio Quirino;
da te la vista giunge al Palatino.
Nei millenni sei stato saldamente
il fulcro di un impero assai potente.
Da qui Augusto, Adriano e Costantino
han dato all’Urbe l’immortal destino,
che ancor vive col nostro presidente.
Viminal, perché guardi l’Esquilino?
Forse rivivi l’epoca cristiana
nella chiesa di Santa Pudenziana,
che fu martir al tempo di Antonino.
Quella chiesa par guardar l’Esquilino:
lì c’è Prassede, che non è lontana,
sorella e uguale martire romana.
Viminal, perciò guardi l’Esquilino...
O Campidoglio, da Zeus onorato,
sede del massimo tempio pagano,
narra una storia d’un tempo lontano
di un grand’assalto che in te fu sventato
da oche che svelarono l’agguato.
Marco Aurelio, imperator Romano,
mira dall’alto Roma fino al piano;
nelle sue redini c’è il tuo passato. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«La poesia, in quartine con endecasillabi piani e rime incrociate, esalta la gloria dei sette colli di Roma. Inoltre in pochissimi versi mette in risalto alcuni degli eventi e dei personaggi che hanno caratterizzato ciascuno di essi.» |
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